Storia di un vetro rotto che blocca da 5 mesi il diritto allo studio delle mamme nella Torino di Rosatelli e Salerno
L’esperienza dello Spazio Non-Solo Mamme di via Carlo Poma a Torino, nel contesto del Centro per l’istruzione per gli adulti che insiste nella zona sud della nostra città, per diversi anni ha garantito il diritto allo studio delle donne impegnate a tempo pieno nel lavoro di cura dei figli in erà prescolare. Aperta nei locali di un’ex scuola dell’infanzia comunale, garantiva alle donne iscritte al CPIA la possibilità di frequentare i corsi supportandole concretamente nel lavoro di cura potendo lasciare i propri figli a personale qualificato.
Per nessuna donna è facile riuscire a conciliare le difficoltà di essere madre con l’accesso ai propri diritti, da quello al lavoro a quello alla salute passando per quello allo studio. E gli ostacoli diventano spesso ancor più feroci quando – come nel caso della maggior parte delle studentesse dei CPIA – si è una donna migrante o di origine straniera.
È dall’inizio dello scorso anno che stiamo monitorando la situazione dei CPIA torinesi, denunciandone eventuali abusi, storture e violazioni. Siamo sempre pronti a battagliare quando vediamo i bisogni e le necessità di tutte e tutti scontrarsi contro i muri e gli impedimenti che – sempre più grandi e invalicabili – si frappongono alla vita delle donne; ma nel caso della chiusura dello Spazio Non-Solo Mamme, si aggiunge l’incredulità, dal momento che a rappresentare un ostacolo presuntamente “insormontabile” sembrano essere giusto il vetro di una finestra rotto e qualche parete imbrattata!
Infatti, all’interno dei locali che ospitano lo Spazio Non-Solo Mamme lo scorso settembre è avvenuto un atto vandalico di lieve entità (qualche vetro rotto, escrementi in giro, oggetti sottosopra). È bastato così poco perché si bloccasse la possibilità delle studentesse madri di fruire di questo servizio essenziale e poter così frequentare le lezioni nonostante le incombenze della maternità; è stato sufficiente per impedire ai loro figli di frequentare uno spazio bimbi 0-6 attrezzato e funzionante. A distanza di mesi il risultato è che le studentesse si trovano ancora oggi costrette a rinunciare al proprio diritto alla studio non avendo più la possibilità di portare i piccoli in via Poma durante le lezioni. Il fatto sembra ancora più paradossale se si considera che i CPIA della Città Metropolitana soffrono storicamente della mancanza di spazi, mancanza che ha impedito sistematicamente a molte donne e a molti uomini di frequentare percorsi di Istruzione. In via Poma 14 c’è una scuola intera a rimanere chiusa, aule che potrebbero ospitare donne e bambini lungo tutto il corso della giornata! In via Poma è stata sperimentata con successo l’unica esperienza in Torino che, parallelamente a lezioni con insegnanti della scuola di Stato per le mamme, prevede un servizio educativo per i bambini con personale qualificato.
Il fatto che un diritto fondamentale sia negato a seguito di un’inezia costituita da qualche vetro rotto rende ancor più odiosa l’ingiustizia subita da queste donne. Compito delle istituzioni dovrebbe essere quello di rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono l’esercizio dei diritti per tutte e tutti. Ma evidentemente così non è per chi – dal Sindaco Lo Russo all’assessore Rosatelli, all’assessora Salerno – presiede le istituzioni competenti della nostra città. Se non abbiamo mai accettato che l’istruzione fosse negata per vincoli di bilancio, tagli dei fondi ministeriali, riforme scolastiche e altre sciagure non possiamo che esprimere tutta la nostra rabbia quando viene negata per una bagattella come l’intrusione in una scuola e qualche atto di teppismo.
Mesi di istruzione negata sono un’emergenza e così andrebbe trattata! Come possono essere passati mesi senza che si ponesse in campo una – ci permettiamo di dire, relativamente facile – soluzione?!?
Il dramma è che evidentemente per il Comune, per l’assessora alla scuola e all’edilizia scolastica Salerno e per l’assessore alle politiche sociali Rosatelli non si vede il motivo per “correre”. Evidentemente non è una loro priorità dare una risposta a queste studentesse e ai loro figli. Evidentemente il fatto che la quasi totalità delle madri coinvolte – non essendo cittadine italiane – non abbiano diritto al voto (prossime regionali incluse, ci viene malignamente da pensare) rende l’ingiustizia da loro subita meno bruciante agli occhi del sindaco e delle forze politiche che amministrano la città.
La situazione dello Spazio Non-Solo Mamme è talmente indecente da aver prodotto anche un’interpellanza (ai primi di ottobre 2023) e, a metà novembre, una successiva mozione sul tema, che dovrà, prima o poi, essere discussa e votata in Consiglio comunale se i “nostri” assessori si degneranno di presentarsi in Commissione per i previsti approfondimenti. Coerentemente con l’indifferenza e la flemma dimostrate fino ad oggi di fronte a questo tema, il Comune non ha ancora calendarizzato la discussione (!!!) almeno fino agli inizi di febbraio, puntando così ormai a superare i 5 mesi di inerzia dal giorno della chiusura di via Poma.
Se intorno all’istruzione per gli adulti si sommano drammaticamente le contraddizioni subite dal diritto all’istruzione nella scuola italiana e delle politiche sull’immigrazione degli ultimi anni sembra che, coerentemente, si addensino nell’operato (e in questo caso, nell’assenza di operato) della giunta torinese anche le ambiguità che i rappresentanti di PD & simili hanno sempre mostrato su tali temi.
Pretendiamo che venga calendarizzata il prima possibile la mozione che impegna il Comune a risolvere la situazione di via Poma!
Esigiamo che il prima possibile possa riaprire lo Spazio Non-Solo Mamme e che tale esperienza possa avere in futuro una estensione e consolidamento su tutto il territorio cittadino!
Casa del Popolo – Estella