Dalla prossima settimana a Barriera di Milano saranno operativi servizi interforze con pattuglie della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e persino dell’Esercito: lo ha deciso il Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica.
Senza alcuna vergogna, il sindaco PD Lo Russo rivendica che la decisione risponde ad una richiesta da lui avanzata, ed esprime l’auspicio di un allargamento di tali provvedimenti ad altri quartieri “pericolosi” della città, da Aurora a Borgo Vittoria.
Del tutto analoghi i concetti espressi dal presidente della Regione Cirio, di centrodestra, che esalta l’arrivo dell’esercito a Barriera.
Non può sorprendere questa ennesima consonanza di vedute fra due soggetti che non perdono occasione per farsi vedere insieme e collaborare, facendo ricordare i bei tempi delle comunali, e degli appelli al “voto utile” a Lo Russo per “fermare le destre”, dipinte come un avversario irriducibile.
Ma nemmeno sorprende il fatto che questa vicinanza si manifesti ora sul tema repressivo, su cui effettivamente è arduo trovare alcuna differenza sostanziale tra il PD e la destra.
Del resto il manganello ormai rappresenta l’unico strumento nelle mani della nostra classe politica al fine di gestire le contraddizioni e il conflitto sociale che scaturisce dalle loro stesse politiche.
Infatti, sia i fascisti al governo che la finta opposizione hanno da tempo dimostrato la volontà di scaricare sulle classi popolari il peso della crisi economica scaturita dall’economia di guerra, portata avanti al solo scopo di favorire gli interessi imperialisti della Nato.
In questo contesto, il disagio sociale provocato dall’aumento delle disuguaglianze amplificate dalle politiche governative e locali viene trattato esclusivamente come un problema di ordine pubblico, portando avanti una politica securitaria che oltre ad offrire una scappatoia dall’immaginare soluzioni strutturali e di lungo termine ai diversi problemi sociali, forniscono un ulteriore strumento nelle mani dei nostri governanti da adoperare contro chi si oppone a queste politiche antisociali.
A Torino, territorio da sempre all’avanguardia come laboratorio di pratiche repressive (si pensi alla storia del movimento No Tav), assistiamo negli ultimi mesi ad un ulteriore salto di qualità, con una gestione dell’ordine pubblico improntata al manganello: basti pensare alle cariche agli studenti a inizio ottobre, agli antifascisti che protestavano contro la presenza dei fascisti in università a dicembre, e alle incredibili cariche alla stazione di Porta Nuova l’8 dicembre.
L’Occidente euroatlantico soffia sul fuoco della guerra, dall’Ucraina a Israele: all’interno cerca di compattarsi e la chiusura repressiva ne è un chiaro segnale, in cui si inseriscono anche decisioni come questa. E’ un sistema bloccato, in una spirale decadente senza fine, che non ha alcuna prospettiva da mettere sul piatto per affrontare le macerie sociali che produce, se non mandare l’esercito nei quartieri popolari.
Lo Russo e il PD, alleati di Sinistra Ecologista compresi, ci ricordano una volta di più che tutte queste dinamiche li vedono protagonisti, con confini sempre più sottili con la famigerata destra, da nemici degli interessi delle classi lavoratrici e popolari.