Più di una testata giornalistica in questi giorni riportava la preoccupazione del sindaco di Torino e la sua volontà di interloquire con il prefetto e il questore di Torino dopo le violente cariche delle forze dell’ordine sugli studenti che hanno manifestato contro l’alternanza scuola-lavoro in piazza Arbarello. Davanti ai media Lo Russo ha dichiarato di volere “una città dove non volino i manganelli”: richiesta curiosa, oltre che ipocrita, dal momento che qualcuno, a coloro che impugnano quei manganelli, deve aver dato degli ordini ben precisi.
Nella manifestazione di venerdì scorso oltre 200 studenti delle scuole superiori sono scesi in piazza dopo la morte di Lorenzo Parelli: la risposta di fronte alla rabbia e al dolore degli studenti per la morte di un loro coetaneo, ucciso dall’alternanza scuola-lavoro, è stata quella di una militarizzazione completa della piazza e della repressione più cruda, provocando tra i manifestanti oltre 20 feriti, di cui due gravi.
Quello che salta agli occhi però è l’ipocrisia del sindaco, il quale, da un lato sostiene a parole la legittimità della manifestazione dei ragazzi, dall’altra, nei fatti, ha già dato prova di come questa giunta intende affrontare i momenti di piazza che vedono il protagonismo dei giovani: nemmeno due settimane fa, infatti, le forze dell’ordine hanno caricato con violenza la passeggiata informativa contro la speculazione e la cementificazione dell’area verde intorno all’aula studio Comala. Anche in quell’occasione c’erano stati diversi feriti e Lo Russo non aveva tardato ad arrampicarsi sugli specchi dichiarandosi equidistante sia dalle forze dell’ordine “insultate”, sia dai manifestanti con le teste aperte.
Scene simili si sono viste nelle piazze di diverse città come Milano, Napoli, Roma, per altro tutte amministrate dal centro-sinistra. Più che un’anomalia della questura di Torino sembra invece che il PD abbia ben chiaro come gestire il dissenso che proviene dalle piazze e che sta vedendo protagonista il mondo studentesco. D’altra parte, questo modus operandi di gestire problemi sociali e politici (come l’emergenza abitativa o la sicurezza sul lavoro), come problemi di ordine pubblico lo vediamo da tempo già applicato con i numerosi sfratti e gli sgomberi che vengono portati avanti con il pugno di ferro indipendentemente dal colore di chi governa questa città.
Gli studenti però non hanno la memoria corta e inchiodano alle proprie responsabilità i mandanti della devastazione della scuola pubblica: si ricordano che la Buona scuola e l’alternanza scuola lavoro (oggi PCTO) portano la firma di Renzi ma che sono state sostenute da tutte le forze politiche che governano in questo momento; sanno che da anni i privati penetrano il sistema scolastico, assorbono i fondi che dovrebbero andare all’edilizia, alla didattica, trasformano pezzo per pezzo la scuola pubblica in un’azienda e obbligano gli studenti a lavorare gratis anche a costo di rimetterci la vita. Sentono quotidianamente le forze politiche dire che la scuola “deve preparare al mondo del lavoro” fatto di skills e competenze e vedono che i fondi che arriveranno dall’Europa andranno a implementare una scuola che non farà minimamente i loro interessi. L’ultima presa in giro riguarda forse la decisione del ministro Bianchi in tema di maturità con cui, dopo due anni di didattica a distanza e aperture a singhiozzo, si pretende dagli studenti lo svolgimento degli esami scritti come se nulla fosse successo, oltre che la produzione di una relazione proprio sull’alternanza scuola lavoro.
Avranno anche ridotto le ore di storia e aumentato quelle di stage, ma gli studenti hanno ancora una buona memoria, visto che a poche ore dalla morte di Lorenzo, più di una sede del Partito Democratico è stata sanzionata e riportava la scritta “L’ALTERNANZA UCCIDE, PD ASSASSINI”, con buona pace anche di quelle forze “a sinistra” che parlavano di riformare e migliorare un progetto che, come dimostra quanto successo a Udine, porta solo ad abbassare ancora di più l’età anagrafica degli omicidi sul lavoro.
Non possiamo quindi che esprimere ancora una volta la nostra solidarietà agli studenti e alle studentesse colpiti dalla repressione e il nostro sostegno sia alle occupazioni delle scuole che (dalle periferie al centro) in questi mesi sono nate in questa città, sia al corteo di venerdì 4 febbraio, ribadendo la necessità, ora più che mai di abolire l’alternanza scuola lavoro.
Ci vediamo venerdì alle 10:00 in piazza Arbarello.