Presidio sotto la direzione GTT a Torino
>Potere al Popolo dopo le elezioni ha dimostrato di voler proseguire sulla strada che ha tracciato e ha chiarito bene i punti da affrontare in seguito all’assemblea del 25 Marzo (vedi qui). Uno di questi punti è il lancio della campagna per la modifica dell’articolo 81 della Costituzione, articolo con cui si è recepito il dispositivo dell’Unione Europea del pareggio di bilancio. Questa non è una rivendicazione astratta ma si sviluppa in quanto incide sulla vita dei lavoratori e dei cittadini italiani più di quanto si possa pensare. Gli effetti del pareggio di bilancio sono sempre più chiari e lo sanno bene i lavoratori GTT di Torino, a breve anche i cittadini. I problemi di questa azienda sono essenzialmente legati al debito e il nuovo piano industriale è pensato esclusivamente in funzione di questo. Per legge un’azienda di trasporto non può ricavare più del 35% dai biglietti, la restante parte deve essere sostenuta da Regione e Comune, peccato che secondo l’Agenzia della mobilità piemontese il Comune deve a GTT 116 milioni di euro (di cui 71 contestati), questo ha fatto si che l’azienda cercasse finanziamenti presso le banche private per le quali è arrivato il tempo di riscuotere. Il risvolto pratico è 500 esuberi tra i lavoratori, 260 licenziamenti soprattutto tra manutentori e dipendenti del settore parcheggi e servizi centrali. Si risparmierebbero così 20 milioni di euro di cui 13 derivanti dai licenziamenti (vedi qui). Non saranno solo i lavoratori a subire le conseguenze del pareggio di bilancio, gli utenti saranno colpiti da un inevitabile peggioramento del servizio. Al di là di quello che dice la sindaca Appendino ci sarà una forte riduzione delle corse dei bus circolanti in città, a dire il vero non proprio in città ma nelle periferie perché se c’è da tagliare lo si fa sempre nei confronti di coloro che hanno meno. Non è solo un accanimento contro i più poveri, è anche il risultato della definizione urbanistica di una metropoli capitalista nel mondo moderno. In centro ci sono i turisti che non hanno voglia di aspettare, nelle periferie si accumulano i lavoratori e i disoccupati i quali sono costretti a prendere i mezzi pubblici e dovranno accontentarsi di ciò che c’è. Tutto ciò non basta perché molte linee saranno gestite non più dal pubblico ma da privati, si tratta di un milione di km all’anno regalati a compagnie che potranno mettere le loro mani sul trasporto di periferia della città. La sindaca, che è smart e green, acquisterà nuovi bus tanto belli quanto ecologici ma si è preoccupata di acquistare anche il servizio di manutenzione (ben consapevole che sta mandando a casa i manutentori). Ragioniamo per comparazione, il servizio di manutenzione è incluso nel costo degli autobus per dieci anni, nelle altre città in cui è stato acquistato non si è rivelato conveniente. I privati che gestiranno la manutenzione dei mezzi lo faranno seguendo la logica del profitto e quindi anche della riduzione dei costi, il risultato sarà una manutenzione molto risicata e volta a tenere in funzione più al limite possibile i mezzi torinesi. Mezzi al limite si fermano spesso, la conseguenza è che i torinesi si troveranno a scendere giù da un tram o da un autobus in avaria più di quanto oggi possa succedere. Non solo, fra dieci anni i mezzi dovranno essere riparati da GTT che nel frattempo ha perso i manutentori, ha perso le conoscenze e si trova a dover gestire un parco di mezzi vecchi e malamente manutenuti.
Il capolavoro dell’amministrazione comunale 5 stelle è avvenuto con l’aumento del biglietto, ovviamente quando sono al governo si tengono ben lontani dal linguaggio populista e così lo chiamano aumento delle tariffe. Una vera e propria rivoluzione che maschera a chi è rivolto questo aumento; infatti l’aumento è di 20 centesimi per chi circola in città e di 40 per chi circola nella cintura. S’introduce però il biglietto giornaliero a 3€ che equivale ad un’andata e un ritorno ai prezzi odierni. All’utenza sembrerà che tutto sommato le cose rimarranno come prima, tuttavia i lavoratori che usano i mezzi per andare e tornare dal posto di lavoro in periferia spenderanno 40 cent in più al giorno. Ecco sulle spalle di chi pesa il pareggio di bilancio!
C’è da dire che l’Appendino non si è inventata niente e che tutto ciò è in perfetta continuità con la giunta Fassino, anzi i 5 stelle riescono in un’accelerazione di questo processo. Potere al Popolo a differenza del Movimento 5 stelle sa bene da che parte stare, è la parte dei lavoratori strozzati dal neoliberismo sul posto di lavoro ma anche nella quotidianità della vita. La questione GTT a Torino mostra in maniera chiara che c’è un soggetto sociale all’interno delle città che è uniformemente sottoposto ad un peggioramento delle condizioni di vita che siano i 5 stelle, il PD o la Lega a governare la sostanza non cambia.
È con questo spirito che l’11 aprile, giornata di sciopero per i lavoratori GTT, alle 15 Potere al Popolo sarà davanti gli uffici centrali dell’azienda in corso Turati insieme ai lavoratori e ai cittadini.