SABATO 15 LUGLIO H 9:30 DAVANTI AL MUSEO EGIZIO: PER UN SALARIO MINIMO A 10 EURO L’ORA
Nelle ultime settimane, con l’arrivo di folle di turisti, l’aumento del costo dei biglietti di alcuni fra i più famosi musei e monumenti italiani, come il MANN di Napoli, Gli Uffizi e il Pantheon, ha riportato all’attenzione il tema dell’accessibilità della cultura e del turismo culturale. Fra le città colpite dall’effetto “carovita cultura” figura anche Torino dove i costi delle visite culturali sono aumentati in media del 10 %, mentre il Museo Egizio, da solo, è arrivato a aumento del 20%, nonostante sia un museo che non conosce “crisi” e in cui l’afflusso di turisti si mantiene sempre altissimo.
Chi guadagna quindi da questo aumento? Sicuramente non i lavoratori della cultura, che invece rientrano a pieno titolo fra i lavoratori poveri di questo Paese. “mangiare” con la cultura sono principalmente le fondazioni che fanno affari grazie a una Giunta a guida PD che spinge sul turismo culturale: il meccanismo è quello di una commistione fra pubblico e privato in cui, grazie alle scelte politiche di chi governa la città, il pubblico ha tutto da perdere, mentre il privato tutto da guadagnare, sia dai Grandi Eventi che dai Musei.
Torino è sede di numerosi musei, beni archeologici e collezioni, ma la gestione di quello che dovrebbe essere un patrimonio di tutti è gestito in larghissima parte da grandi fondazioni che vedono al proprio interno potenti gruppi bancari, capi di imprese e comitati d’affari. Un esempio su tutti, lo stesso Museo Egizio, gestito da una fondazione che vede al suo interno CRT, Compagnia di San Paolo con a capo Evelina Christallin, “miracolata” del mondo Agnelli, ex presidentessa del Comitato promotore Torino 2006 per quel buco nero delle finanze pubbliche che sono state le Olimpiadi invernali. Proprio le fondazioni, seguendo la fantomatica “cultura d’impresa” hanno trasformato sempre di più l’accesso ai luoghi della cultura in qualcosa di elitario, con un aumento vertiginoso dei prezzi dei biglietti che arrivano a toccare 15, 18 o 20 euro.
Ma quali sono le condizioni di chi lavora dentro il mondo della cultura? Anche di fronte a un alto livello di specializzazione degli addetti alla cultura, dopo anni di studi universitari, corsi di specializzazione e tirocini gratuiti, la prospettiva è quella di un lavoro sottopagato, esternalizzato e soggetto a continui cambi appalto, il più delle volte vinti al ribasso che non danno alcuna garanzia ai lavoratori.
Dall’altra parte vengono applicati contratti che non hanno nulla a che fare con il settore e le mansioni svolte, con livelli retributivi bassi come quelle offerte dal Ccnl multiservizi, paghe dichiarate incostituzionali come quelle offerte dal Ccnl servizi fiduciari. In altri casi ancora troviamo partite IVA coatte per personale che a tutti gli effetti lavora come guide per i prestigiosi musei della città.
I biglietti quindi sono aumentati, ma le condizioni di chi lavora sono solo peggiorate: i lavoratori della cultura rientrano a pieno titolo nei tanti lavoratori sottopagati che di fronte a una precarietà lavorativa sempre crescente, a un carovita e un’inflazione in aumento si vedono negata la possibilità di vivere una vita dignitosa. Dell’importanza di questi lavoratori ci si accorge solo quando scioperano per protestare contro queste infami condizioni di lavoro. Improvvisamente la loro attività diventa un servizio essenziale, che non si può fermare nemmeno un giorno per non arrecare danno a chi fa enormi profitti sul turismo culturale.
Per questo ci stiamo organizzando in tutta Italia per presentare in una legge di iniziativa popolare che istituisca un salario minimo di 10 € l’ora e che si rivaluti ogni anno di fronte all’inflazione: in occasione della mobilitazione lanciata da Unione Popolare di questo weekend per denunciare il lavoro sottopagato nel settore del Turismo, saremo davanti al Museo Egizio.
Giù i biglietti, su i salari!
Firma la nostra legge di iniziativa popolare!