Il 22 dicembre del 1975 nel discorso di chiusura del primo congresso del Partito Comunista di Cuba Fidel Castro Ruz pronunciava queste parole: “Alcuni imperialisti si domandano perché aiutiamo gli angolani, che interessi abbiamo noi lì. Loro sono abituati a pensare che quando un paese fa qualcosa è perché è alla ricerca di petrolio, o rame, o diamanti o qualche risorsa naturale. No! Noi non inseguiamo nessun interesse materiale, ed è logico che gli imperialisti non lo comprendano, perché sono guidati da interessi sciovinisti, nazionalisti, egoisti. Stiamo compiendo un elementare dovere internazionalista quando aiutiamo gli angolani”. Se il popolo Sudafricano ha potuto sconfiggere l’apartheid, se l’Angola e la Namibia hanno conquistato la loro indipendenza, molto si deve a quell’“elementare dovere internazionalista” menzionato da Fidel, come dichiarò Nelson Mandela, fraternamente riconoscente, abbracciando Fidel. Una guerra durata più di dieci anni, mezzo milione di cubani vi hanno partecipato, 2300 di essi caddero combattendo uno degli eserciti più potenti del mondo, quello del Sudafrica bianco, segregazionista e fascista, affiancato dalle forze mercenarie dell’UNITA, armate e finanziate dagli USA attraverso la CIA. Tutti loro, le forze oscure dell’apartheid, i loro padrini e i loro alleati risultarono sconfitti. Come ieri gli imperialisti, i governi e i mezzi di informazione a loro compiacenti non capivano le vere ragioni, insinuando reconditi interessi come motivazione all’intervento cubano in Angola; cosi oggi si ripete il copione, e gli stessi soggetti di ieri – variano solo i nomi – spargono menzogne e intenti di denigrazione contro il personale medico cubano impegnato nella lotta contro la Covid-19, con 24 brigate in 22 paesi.
Gli ideali internazionalisti dei combattenti cubani, in Angola e in vari altri luoghi del terzo mondo, accorsi alla richiesta di aiuto di loro fratelli che lottavano per la propria liberazione, sono gli stessi dei medici e infermieri cubani impegnati, in una diversa battaglia, nel soccorso ad altri loro fratelli. Uno di questi medici giunto in Italia ha detto: “non siamo supereroi, la paura la mettiamo da parte per compiere il nostro dovere; non siamo supereroi, siamo medici rivoluzionari”. Ma cosa significa questo, gli imperialisti non lo capiranno mai.
Buona visione.