Oggi portiamo la nostra solidarietà e il nostro appoggio ai lavoratori part-time ciclici di Toscana Aeroporti, organizzati a Usb Aeroporto Di Firenze e attivatisi in presidio sotto al Consiglio Regionale
Chi sono i part-time ciclici?
Si tratta di circa 130 lavoratori e lavoratrici dipendenti di Toscana Aeroporti che hanno formalmente un contratto a tempo indeterminato, ma che in realtà sono assunti solo per i periodi di picco della stagione estiva e invernale, mentre nel resto dell’anno non ricevono alcuno stipendio. In realtà nel periodo pre-pandemico, in virtù dell’aumento del traffico aereo, Toscana Aeroporti utilizzava questi lavoratori anche nei periodi di fermo, assumendoli con contratti a tempo determinato.
Cosa è successo con l’insorgere della pandemia?
Con la pandemia e la drastica riduzione del traffico aereo questi lavoratori sono stati messi in Cassa Integrazione esattamente come tutti gli altri. Il problema è che nel periodo in cui formalmente non ricevono stipendio alcuno, come questo in cui ci troviamo, non hanno ricevuto nemmeno la Cassa integrazione. Stiamo parlando di lavoratori e lavoratrici con famiglie a carico e una certa anzianità di servizio.
Cosa chiedono i lavoratori?
Almeno dal 2010 i lavoratori chiedono la STABILIZZAZIONE dei part time involontari. Toscana Aeroporti ha invece preferito assumere nuovi lavoratori part-time, di fatto precari, piuttosto che operare il passaggio a full time degli assunti, in questo modo garantendosi una più ampia flessibilità e ricattabilità dei propri dipendenti. I lavoratori chiedono dunque di essere stabilizzati.
Nel breve periodo, vista l’assoluta assenza di reddito, i lavoratori chiedono che la Regione Toscana preveda un ammortizzatore una tantum per questi lavoratori. Quando infatti si è trattato di ammortizzare le perdite dell’azienda dovute alla pandemia la Regione si è aggiunta ai ristori statali conferendo ben 10 milioni di euro – senza chiedere alcuna garanzia in cambio – ai padroni di Toscana Aeroporti.
Si continuano a distribuire fondi pubblici alle aziende mentre i lavoratori e le lavoratrici, in un periodo di aumento sproporzionato delle bollette, sono lasciati alla fame. Un reddito di emergenza adeguato – più alto di quelle quattro briciole concesse dal Governo Conte 2 – avrebbe certamente aiutato a superare più agevolmente questa fase difficile, senza lasciare zone d’ombra come quella denunciata da questi lavoratori e lavoratrici.