Traduciamo e ripubblichiamo l’appello del Worker-Communist Party of Iraq (WCPI) a sostenere la lotta dei lavoratori interinali dell’azienda elettrica di Bassora.
Da mesi in Iraq è in corso un’imponente mobilitazione popolare, che punta ad abbattere il sistema settario e confessionale che è stato imposto al paese dopo l’invasione americana del 2003 e che regola la distribuzione della ricchezza del paese tra i partiti politici sempre più corrotti e le milizie dei vari gruppi religiosi.
Il movimento ha messo con forza al centro del discorso pubblico non le differenze tra sciiti e sunniti, tra arabi e curdi, ma le condizioni di vita e di lavoro delle persone.
Il prezzo pagato è stato fin qui durissimo, con più di 700 morti e 30.000 feriti, però l’occupazione delle piazze non è stata fermata neanche dalla pandemia, e ora le manifestazioni stanno riprendendo in tutto il paese, per protestare contro il “nuovo” primo ministro Al-Khadimi – in realtà espressione dello stesso, vecchio sistema di potere contro cui si protesta da ottobre.
La contrazione subita dal prezzo del petrolio negli ultimi mesi non ha fatto che aggravare la situazione, in un paese in cui il 92% del budget statale dipende da questa fonte e il 40% dei lavoratori è occupato nel settore pubblico.
Questa situazione si ripercuote ora sui lavoratori interinali dell’azienda elettrica di Bassora, senza stipendio da mesi, senza diritti da anni, e costretti ad affrontare una violenta repressione.
A loro va tutta la nostra solidarietà, e tutto il nostro sostegno al WCPI, che in questi mesi ha lottato dentro al movimento e per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici del paese.
Difendiamo lo sciopero generale dei lavoratori interinali dell’azienda elettrica di Bassora!
Il Comitato centrale dei lavoratori interinali nell’azienda elettrica ha chiamato uno sciopero generale in tutti i settori della regione meridionale gestiti dal loro ministero. Lo sciopero è cominciato il 19 maggio e attualmente sta ancora andando avanti. Questo sciopero è iniziato per protestare contro le politiche del ministero, che rifiuta di stabilizzare i lavoratori interinali e riconoscere loro delle posizioni permanenti, benché in molti abbiano superato la data di scadenza del loro contratto da quasi 14 anni.
Lo sciopero generale protesta inoltre contro la posticipazione e il fallimento del ministero nel pagamento dei salari dei lavoratori interinali degli ultimi tre mesi. Sullo sfondo delle politiche neo-liberiste delle autorità governative e sotto il dettato di istituzioni internazionali come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca mondiale, il governo continua nelle sue politiche borghesi: rifiuta, per quanto può, di riconoscere i diritti dei lavoratori, si sottrae alle sue responsabilità nei confronti della società ed esercita la pressione maggiore che gli riesce verso lavoratori e dipendenti.
Questa politica, condotta ai danni dei lavoratori, li priva di posizioni lavorative stabili per evitare la responsabilità di riconoscergli benefici, risarcimenti, ecc. Il lavoratore interinale è privo di qualsiasi diritto e non può accedere alle consuete garanzie sociali, come i fondi pensione.
Nei fatti questi lavoratori possono perdere il loro lavoro in ogni momento, senza alcun diritto o risarcimento.
Questo è particolarmente importante perché questi lavoratori affrontano condizioni di lavoro dure e pericolose, che hanno portato molti di loro a perdere la vita lasciando così le loro famiglie senza protezione, senza una pensione o un risarcimento.
Per questo dovremmo tutti comprendere come quella esercitata nei confronti dei lavoratori sia una politica brutale.
Al contrario, in aggiunta alle politiche repressive delle autorità corrotte delle milizie, e anziché ascoltare le giuste rivendicazioni dei lavoratori e incontrarli, due giorni dopo la proclamazione dello sciopero il ministro ha rimosso e trasferito nelle regioni più meridionali del paese il leader del Comitato centrale dei lavoratori, Waek Shaker Al-Asadi, nel tentativo di spezzare la protesta dei lavoratori che stanno partecipando allo sciopero.
Ciò è stato fatto per isolare Al-Asadi dalla lotta e dai suoi colleghi in sciopero, e al fine di punirlo per il ruolo di primo piano che ha avuto nell’organizzazione dei lavoratori e nell’avanzamento della loro protesta e delle loro lotte.
Di nuovo viene rivelata la verità: oggi nella società ci sono due classi che si oppongono l’una all’altra.
Una classe è disumana, e incoraggia e persegue il profitto senza alcuna considerazione per le situazioni, gli status, i destini e l’esistenza di chi all’interno della società produce beni e servizi, né per il futuro dei figli di costoro.
Per più di quindici anni questa classe corrotta ha saccheggiato la ricchezza della nostra società per centinaia di miliardi, mentre privava i lavoratori anche dei più umili mezzi di sostentamento.
Questa classe non considera i produttori di beni e servizi nella nostra società, che sono i lavoratori e le lavoratrici, come persone che hanno delle vite, delle esistenze concrete, e il diritto di godere di quella vita di cui sono loro a produrre la ricchezza.
Questa classe non riconosce che queste persone vivono nel XXI secolo, né realizza che hanno sogni, speranze e il desiderio di godere del benessere della società e di vivere in un mondo migliore. Li vede solo come schiavi, per raccogliere profitti e accumulare ricchezza con cui gonfiare le tasche degli avidi capitalisti – niente di più.
Nel momento in cui il Workers Communist Party dell’Iraq (WCPI) sta chiedendo al corrotto Ministero dell’Elettricità di riconoscere i diritti dei lavoratori più basilari e ovvi e di garantirgli posizioni lavorative stabili, condanna anche tutte le pratiche repressive ai danni degli attivisti e dei leader dei lavoratori.
Inoltre il WCPI chiede al Ministero dell’Elettricità di fermare le politiche con cui reprime, silenzia e si appropria del diritto e della libertà di sciopero dei lavoratori. Inoltre il WCPI chiede al Ministero dell’Elettricità di ripristinare la posizione di Al-Asadi, dirigente del Comitato centrale dei lavoratori interinali, e di permettergli di fare immediatamente ritorno al suo posto di lavoro.
Il WCPI chiama tutti i lavoratori e le lavoratrici, tutte le organizzazioni internazionali presenti in Iraq e all’estero, tutte le organizzazioni, associazioni e partiti che difendono i diritti umani e le libertà, ad esprimere la loro solidarietà con i lavoratori in sciopero e ad esercitare ogni forma di pressione sul governo delle milizie, che è ancora presente, per fare sì che i diritti dei lavoratori siano riconosciuti, che si smetta di isolare i lavoratori militanti e di punirli per il fatto che chiedono il rispetto dei loro diritti.