È arrivata qualche giorno fa la notizia delle condanne comminate alle compagne e ai compagni del Vittoria e del S.I.Cobas, per fatti inerenti ai picchetti durante uno sciopero alla DHL di Settala nel 2015. Da parte nostra c’è tutta la solidarietà e il sostegno nei loro confronti. Riprendiamo qui di seguito il comunicato pubblicato dal CSA Vittoria.
Si tratta di condanne (veloci e severe) che colpiscono sindacalisti e attivisti che da più di un decennio sono promotori di un forte movimento di rivendicazioni lavorative nel campo della logistica che ha portato a ottenere miglioramenti significativi nelle condizioni di lavoro, nella limitazione dello sfruttamento e nelle condizioni salariali. Un movimento di lotta che, in tutt’Italia, ha partecipato significativamente a mantenere vivo il fuoco della lotta sociale nei posti di lavoro.
Quest’attacco a chi lotta non deve passare sotto silenzio. È figlio della costante erosione dei diritti, delle tutele, della sicurezza e della dignità di chi lavora che stiamo subendo da decenni a colpi di riforme, come quella del recentissimo “dl Sicurezza” che, al posto di segnare una discontinuità con il passato ha piuttosto accelerato il processo. Sì, perché quando i bocconi amari non vengono più ingoiati passivamente, quando si vuole alzare la testa e rivendicare i propri diritti e una società diversa, quando ci si vuole organizzare per uscire dall’isolamento che rende più deboli di fronte ai ricatti, ecco che allora, anche secondo questo governo, bisogna solo reprimere. Reprimere i lavoratori in quanto tali e reprimere tutti quei soggetti che “turbano la quiete” del normale sfruttamento quotidiano; quindi, via libera a daspo urbano, alla penalizzazione per blocco stradale (condanne da 1 a 6 anni!); alle pene per occupazione di immobili abbandonati; alle armi taser in dotazione alle “forze dell’ordine”; al reato di accattonaggio…
In questo quadro la condanna di ieri ha un vero e proprio valore esemplare di dissuasione. Non deve quindi stupire che queste condanne arrivino nonostante la richiesta di assoluzione del PM e l’evidenza, durante tutto l’iter processuale, che non ci fosse stata alcuna situazione critica. Né deve stupire che risponda invece alla richiesta della Dhl stessa.
La nostra arma è fare fronte comune e mostrare anzitutto una solidarietà forte e una ferma opposizione davanti a questi atti che sono del tutto politici.
Solidarizziamo e diamo tutto il nostro sostegno alle compagne e ai compagni del Vittoria e del S.I.Cobas.
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Inviamo alcune riflessioni a caldo, che invitiamo a far girare, sulla pesante condanna per lo sciopero della logistica alla DHL di Settala (MI)
La sentenza di ieri 8 gennaio per lo sciopero davanti ai cancelli della DHL di Settala del marzo 2015 parla da sola:
1 anno e 8 mesi al Coordinatore nazionale del S.i.Cobas e ad altri compagni del S.i.Cobas e del C.s.a Vittoria
2 anni 3 mesi e 15 giorni ad una compagna del C.s.a Vittoria
2 anni 6 mesi e 5 giorni ad un compagno del C.s.a Vittoria
Una sentenza che rappresenta un atto repressivo inaudito per la sua gravità perché scientificamente comminata quale atto intimidatorio e segnale politico ad un’opposizione di classe che sta trovando una sua strada nella concretezza nelle lotte provando a indicare una prospettiva più complessiva di trasformazione dei rapporti di produzione.
Non ci sentiamo certo vittime e sarebbe quasi ridicola la formulazione di questa sentenza per una giornata di mobilitazione dove non si è registrato alcun benché minimo atto di tensione, come dimostrato da tutto l’iter processuale e dalla stessa richiesta d’assoluzione da parte del PM, se non fosse che proprio questo dato è quello che segnala la portata di questo attacco repressivo così grave e sopra le righe persino da un punto di vista giuridico.
Il dato sostanziale che però ci interessa sottolineare è come questa condanna rappresenti una chiara rappresaglia e monito preventivo contro chi prova ad essere realmente opposizione di classe, lottando giorno dopo giorno per condizioni di vita e di lavoro migliori, in una prospettiva che è però quella di trasformazione radicale di una società basata sullo sfruttamento di classe.
Un’opposizione di classe che non si pone su un piano di compatibilità generale, tenendosi ben al di fuori dal teatrino della politica istituzionale, che prova a dare organizzazione ad un immaginario che renda possibile e praticabile l’idea di una società senza più classi né sfruttamento
Questa è anche una sentenza che dichiaratamente si pone quale ulteriore elemento di un’escalation repressiva di ciò che si rappresenta come una guerra a bassa intensità che ha visto dei compagni e delle compagne del Vittoria ricevere a fine dicembre 2018 una condanna a diversi mesi per la loro partecipazione alla lunga ed eccezionale lotta all’Esselunga di Pioltello (che record 2 condanne in venti giorni …..), che ha visto un pesante attacco a militanti del movimento per il diritto all’abitare a Milano come a Cosenza come in altre città d’Italia, con l’accusa (anche questa ridicola se non fosse gravissima) di organizzazione a delinquere …… con la finalità di occupare le case e dare un tetto a chi non se lo potrebbe altrimenti permettere.
E citiamo solo gli ultimi atti che da un punto di vista qualitativo ci sembra vadano oltre la “normalità” repressiva scusandoci per eventuali dimenticanze.
Questa sentenza che, anticipandolo, si colloca inoltre nel solco delle scelte repressive del razzista e xenofobo decreto “sicurezza”, arriva dopo un susseguirsi di denunce, fermi, cariche poliziesche, intimidazioni ai delegati e ai lavoratori del S.i.Cobas, fino ad arrivare alla denuncia per “estorsione” al coordinatore nazionale colpevole unicamente di essere quadro dirigente di un sindacato che ha sconquassato i tavoli del potere e del comando dei padroni della logistica collusi con organizzazioni malavitose e mafiose e sostenuti dai diversi potentati politici ed economici locali su tutto il territorio nazionale.
Vogliono colpire le lotte, vogliono ridurre al silenzio i militanti che più si espongono, vogliono dare un segnale evidente di scontro senza più mediazioni per una società sempre più autoritaria chepropone disvalori sempre più dichiaratamente fascisti, razzisti, sessisti e xenofobi.
Una società dove la crisi del modo di produzione capitalistico taglia progressivamente ogni tipo di mediazione dal punto di vista economico, politico e istituzionale, in un contesto di lenta ma continua fascistizzazione culturale.
Questa sentenza è inoltre un’ulteriore conferma esplicita della caduta delle illusioni legalitarie. La conferma che lo stato di diritto è un illusione borghese.
Quando un diritto sostanziale come il diritto di sciopero è così duramente e chiaramente colpito sia normativamente che a livello repressivo, con sentenze condanne e arresti, vuol dire che il passaggio verso un sistema autoritario avanza a passi sempre più marcati.
In questo quadro la nostra risposta è e sarà quella di sempre e cioè di non retrocedere di un passo dal sostenere ogni fiammata di lotta di classe come anche ogni piccolo tassello di ricomposizione, unità e organizzazione dal basso che la possa sostenere, sviluppare e valorizzare.
E continueremo ugualmente a sostenere e praticare lo sciopero, e le altre lotte sociali, ricordando che è lo strumento principe e arma potente della lotta di classe.
Sappiamo benissimo che questo entrerà sempre più in collisione con un sistema economico, politico e sociale fondato su interessi inconciliabili in rapporto a quelli delle classi subalterne, ma sappiamo anche che non ci sarà giustizia sociale senza un mondo di liberi e uguali che abolirà lo sfruttamento e tutti i mezzi che lo mettono in atto.
Contro la repressione, il fascismo, il razzismo, il sessismo, la xenofobia.
Contro una società basata sullo sfruttamento di classe.
I compagni e le compagne del C.s.a Vittoria