A Napoli la situazione economica e sociale era già complessa in partenza. La chiusura delle attività legata alla pandemia ha alzato l’asticella della crisi gettando una grande fetta della città nella miseria: lavoratori a nero hanno perso l’impiego, altri sono ancora senza cassaintegrazione, vari lavoratori atipici rimasti senza nessuna forma di indennità, piccoli commercianti costretti alla chiusura rimasti senza nessuna forma di introito.
In questo contesto abbiamo ricevuto centinaia di richieste di aiuto e ci siamo immediatamente mobilitati per distribuire pacchi alimentari e assistenza ai bonus a chiunque ne avesse bisogno.
A Soccavo, nella periferie flegrea della città, abbiamo conosciuto tantissime famiglie in emergenza abitativa. Nonostante la casa sia un diritto richiamato in costituzione, sono tantissime persone a vivere in case popolari fatiscenti, dove ci piove dentro, logorate dal tempo, abbandonate a se stesse; persone che per avere un tetto sono state costrette ad occupare vecchi stabili abbandonati o case popolari rimaste vuote.
Tutta questa fetta di popolazione – non avendo la residenza – viene esclusa da qualsiasi diritto e da qualsiasi sostegno pubblico, vivendo come dei fantasmi, nella più totale indifferenza delle istituzioni.
Negli ultimi 10 anni l’iscrizione anagrafica e la residenza sono state al centro delle politiche di esclusione e di “guerra ai poveri” operate dai governi di centrodestra e centrosinistra. In particolare stranieri, senza fissa dimora e occupanti case hanno sperimentato sulla propria pelle prassi illegittime e discriminatorie che hanno accompagnato l’evoluzione delle politiche di residenza: dal cosiddetto “Pacchetto Sicurezza” del 2009, passando per le ordinanze dei sindaci e il “Piano Casa” del 2015 fino all’ultima “Legge Salvini” approvata nel settembre del 2018.
Il Comune di Napoli, grazie alle lotte e alle spinte dal basso, ha provato negli ultimi anni a dotarsi di strumenti normativi per garantire questi diritti ma purtroppo molte cose sono rimaste su carta, le procedure non risultano essere agevoli e di fatto in troppi restano ancora esclusi dall’accesso ai diritti di base.
Oggi incontreremo gli assessori competenti e insieme alle associazioni accreditate porteremo alcune richieste sul tavolo del Comune: omogeneizzare e agevolare le procedure negli uffici territoriali delle municipalità, estendere il diritto alla residenza al fine di garantire diritti di base e dignità a tutte e tutti!