Chi non vive in zone di guerra o in Paesi soffocati è costretto a vivere come se non ci fosse nulla di strano in ciò che accade intorno a noi. Quando leggiamo di guerra, è qualcosa di estraneo alla nostra vita e molti di noi vogliono smettere di ascoltare qualsiasi cosa riguardi la miseria umana causata da armi o sanzioni. La scolastica degli accademici e i toni sommessi dei diplomatici sono messi a tacere mentre le bombe e le banche fanno la guerra al pianeta. Dopo aver autorizzato il lancio della bomba atomica su Hiroshima (Giappone) il 6 agosto 1945, il presidente degli Stati Uniti Harry S. Truman annunciò alla radio: “Se [i giapponesi] non accettano le nostre condizioni ora, si devono aspettare una pioggia di rovina dall’alto, come non si è mai vista sulla terra”.
Truman giustificò l’uso di quell’arma orribile sostenendo falsamente che Hiroshima era una base militare. Tuttavia, omise di menzionare che la sua bomba, nota come “Little Boy”, uccise un gran numero di civili. Secondo la città di Hiroshima, “il numero esatto dei morti a causa del bombardamento atomico è ancora sconosciuto. Le stime indicano che alla fine di dicembre 1945, quando gli effetti acuti dell’avvelenamento da radiazioni erano in gran parte scomparsi, il numero dei morti era di circa 140.000”. La popolazione totale di Hiroshima all’epoca era di 350.000 abitanti, il che significa che il 40% della popolazione della città morì entro cinque mesi dall’esplosione. Una “pioggia di rovina” si era già abbattuta su di loro.
Secondo il Global Sanctions Database, gli Stati Uniti, l’Unione Europea e l’ONU hanno sanzionato il 25% dei Paesi del mondo. Gli Stati Uniti da soli invece hanno sanzionato il 40% di questi Paesi, con sanzioni unilaterali perché non approvate da una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Negli anni ’60, solo l’8% dei paesi del mondo era soggetto a sanzioni. Questo aumento delle sanzioni dimostra che è diventato normale per i potenti Stati del Nord Atlantico fare la guerra senza sparare un colpo. Come disse il presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson nel 1919 alla fondazione della Società delle Nazioni, le sanzioni sono “qualcosa di più terribile della guerra”.
In altre parole, valeva la pena uccidere mezzo milione di bambini per destabilizzare il governo iracheno guidato da Saddam Hussein. Naturalmente, quel governo non è stato rovesciato dalle sanzioni. Invece, il popolo ha sofferto per altri sette anni, per i quali non è stato fatto nessuno studio comparabile sulle morti in eccesso. Ci è voluta una massiccia invasione illegale degli Stati Uniti per rovesciare il governo iracheno (illegale perché non c’era una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU). Per essere onesti con Albright, in seguito ha detto: “Ho detto 5.000 volte che me ne pento. È stata una dichiarazione stupida. Non avrei mai dovuto farla”. Ma l’ha fatta. E ha lasciato il segno.
Cosa mostra quindi il nuovo studio di The Lancet sulle sanzioni internazionali?
1. Dal 1971 al 2021, le sanzioni unilaterali sono state la causa della morte di 564.258 persone all’anno.
2. Il numero di persone che muoiono a causa delle sanzioni è superiore al numero delle vittime di guerra (106.000 morti all’anno) “e simile ad alcune stime del numero totale di morti in guerra, comprese le vittime civili (circa mezzo milione di morti all’anno)”.
3. I gruppi di popolazione più vulnerabili, come ci si potrebbe aspettare, sono i bambini sotto i cinque anni e gli anziani. I decessi di bambini sotto i cinque anni “rappresentano il 51% del totale dei decessi causati dalle sanzioni nel periodo 1970-2021”.
4. Le sanzioni unilaterali degli Stati Uniti e dell’Unione europea sono più letali di quelle dell’ONU, con “le sanzioni statunitensi che sembrano essere la causa principale degli effetti negativi sulla mortalità”. Ciò è dovuto al fatto che “le sanzioni unilaterali imposte dagli Stati Uniti o dall’UE potrebbero essere concepite in modo tale da avere un effetto negativo maggiore sulle popolazioni bersaglio”.
5. Il motivo per cui le sanzioni statunitensi, affiancate da quelle dell’UE, hanno effetti così negativi è dovuto “all’uso diffuso del dollaro statunitense e dell’euro nelle transazioni bancarie internazionali e come valute di riserva globali, nonché all’applicazione extraterritoriale delle sanzioni, in particolare da parte degli Stati Uniti”.
6. L’analisi mostra che “gli effetti delle sanzioni sulla mortalità aumentano generalmente nel tempo, con episodi di sanzioni più lunghi che comportano un numero maggiore di vittime”.
Sulla base di questi risultati, lo studio conclude che “da una prospettiva che mette al centro i diritti delle persone, la prova del fatto che le sanzioni causano perdite di vite umane dovrebbe essere ragione sufficiente per chiedere la sospensione del loro utilizzo”.
Nel 1995, mentre gli USA applicavano le sanzioni contro l’Iraq e prima dell’invasione illegale nel 2003, Saadi Youssef (1934-2021) scrisse una poesia miracolosa intitolata “America, America”. Ecco l’ultima strofa:
Non siamo ostaggi, America,
e i tuoi soldati non sono soldati di Dio…
Noi siamo i poveri, nostra è la terra degli Dei annegati,
degli Dei dei tori,
degli Dei del fuoco,
degli Dei dei dolori che intrecciano in un canto argilla e sangue…
Noi siamo i poveri, nostro è il Dio dei poveri,
che emerge dalle costole dei contadini,
affamato
e luminoso,
e alza alta la testa…
America, noi siamo i morti.
Lascia che vengano i tuoi soldati.
Chiunque uccida un uomo, lascia che risusciti.
Noi siamo gli annegati, cara signora.
Noi siamo gli annegati.
Lascia che l’acqua venga.
Con affetto,
Vijay
*Traduzione della trentunesima newsletter (2025) di Tricontinental: Institute for Social Research.
Come Potere al Popolo traduciamo la newsletter prodotta da Tricontinental: Institute for Social Research perché pensiamo affronti temi spesso dimenticati da media e organizzazioni nostrane e perché offre sempre un punto di vista interessante e inusuale per ciò che si legge solitamente in Italia. Questo non significa che le opinioni espresse rispecchino necessariamente le posizioni di Potere al Popolo. A volte accade, altre volte no. Ma crediamo sia comunque importante offrire un punto di vista che spesso manca nel panorama italiano.