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[RIMINI] BASTA ATTACCHI E POLEMICHE SUL CEIS. IL CEIS DEVE RESTARE NELLA SUA SEDE

Nei giorni scorsi si è tornati a parlare della riqualificazione dell’Anfiteatro romano e inevitabilmente si è di nuovo discusso di un eventuale spostamento del Centro Educativo Italo Svizzero dalla sua sede.

L’estrema destra riminese nei mesi scorsi ha ottenuto dall’Amministrazione nuovi monitoraggi per verificare lo stato del sottosuolo dell’area circostante l’anfiteatro romano e conseguentemente è tornata ad attaccare l’istituto scolastico.

Come Potere al Popolo vogliamo affrontare questa discussione senza preconcetti e senza retorica, ma in modo serio, partendo dai problemi reali del Ceis.

I monitoraggi nell’area dell’Anfiteatro romano e nell’area della scuola sono già stati più volte eseguiti negli ultimi 20 anni, come dimostra l’ampia documentazione ingegneristica riguardante l’area e ancora una volta stabiliranno che nell’area interessata non esistono che pochi resti dell’anfiteatro romano e delle mura medievali e non un nuovo Colosseo, come ci vorrebbe far credere la propaganda della destra.

Invece di cedere alle richieste del reazionario di turno un’Amministrazione che dice di avere ideali di sinistra dovrebbe replicare alla destra con i fatti, valorizzando l’importanza formativa della scuola, migliorando le condizioni economiche di chi opera all’interno della struttura, dando valore alla storia del Ceis e garantendo strutture efficienti e spese scolastiche alla portata della maggioranza delle famiglie.

Il Ceis è stato per decenni un centro di sperimentazioni e riflessioni pedagogiche riconosciuto a livello nazionale, meta di pellegrinaggio di pedagogisti e accademici, di attiviste come Gianni Rodari o Mario Lodi, intellettuali come Goffredo Fofi e anche da architetti, da Ludovico Quaroni a Giancarlo De Carlo. Il Movimento di cooperazione educativa (Mce) ha preso le mosse da via Vezia; i seminari dei Centri di educazione ai metodi dell’educazione attiva (Cemea) sono stati inaugurati dalle prolusioni di Margherita Zoebeli.

Il Ceis da anni però non vive una situazione economica positiva. Negli ultimi anni il Cda della scuola, di cui fanno parte anche esponenti del centro-sinistra locale, ha aumentato le spese scolastiche e ha eliminato alcuni servizi, come il centro estivo per i bambini che frequentano la scuola primaria. Gli stipendi delle lavoratrici e dei lavoratori dell’istituto negli anni sono diminuiti in maniera considerevole negli ultimi anni, mentre le difficoltà e le responsabilità sono aumentate.

Non va poi trascurata la storia del Ceis, che sorse alla fine del secondo conflitto mondiale in una Rimini semidistrutta, grazie all’ausilio del Soccorso operaio svizzero e all’intervento della pedagogista Margherita Zoebli. L’organizzazione elvetica dava riscontro alla richiesta di aiuto del Sindaco socialista di allora, Arturo Clari, rientrato nella sua carica nel 1946 dopo essere stato costretto alle dimissioni dagli squadristi fascisti nel 1922, che doveva fronteggiare le tragiche condizioni in cui versava Rimini. Per noi rappresenta una testimonianza imprescindibile dei principi di solidarietà internazionalista e di mutuo soccorso tra classi sociali subalterne.

Per queste ragioni crediamo sia fondamentale che il Comune e il pubblico ritornino con forza ad occuparsi del Ceis.

Chiediamo alla Giunta Comunale Sadegholvaad di smettere di occuparsi solo di interessarsi soltanto di accrescere l’offerta turistica, ma di valorizzare questa esperienza unica ripristinando risorse significative tramite una convenzione con il Ceis, che preveda migliori condizioni per chi lavora all’interno della scuola, equiparando gli stipendi delle lavoratrici e dei lavoratori a quelli che operano nel pubblico, che garantisca la manutenzione ordinaria delle infrastrutture, che diminuisca le spese scolastiche alle famiglie, per far ritornare il Ceis una scuola popolare e non esclusiva.

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