Calabria. Profondo Sud. Terra difficile. Alle cronache sempre per la ‘ndrangheta, la disoccupazione, le carenze infrastrutturali, l’emigrazione. Ma, oltre uno sguardo superficiale, c’è anche tanto altro. Persone che si sostengono l’un l’altra, costruiscono solidarietà, non si arrendono. E riescono anche a far funzionare le cose.
Come a Riace, paesino di 2 mila anime che da 10 anni è all’avanguardia nell’accoglienza dei migranti. Mimmo Lucano, il sindaco, ne è anche un po’ il simbolo: ha messo in piedi un sistema che ha permesso di accogliere migliaia di migranti, di decine di nazionalità diverse, dando loro opportunità di formazione, con la creazione di laboratori artigianali. Allo stesso tempo ha permesso di creare decine di posti di lavoro per maestre, mediatori culturali. Mimmo Lucano ha creato cioè un circolo virtuoso, in cui tutti vincono. Rompendo la narrazione per cui “bianchi” e “neri” avrebbero interessi contrapposti.
Pare proprio, però, che a qualcuno non vada proprio a genio che possa funzionare qualcosa. E così è cominciato un attacco a quest’esperienza, che si rivela nelle parole di Salvini (Mimmo Lucano è “uno 0”), ma, già all’epoca di Minniti, nella chiusura dei rubinetti dei fondi che lo Stato dovrebbe erogare. L’esperimento di Riace è sotto assedio. Ma lo siamo noi tutte e tutti. Perché l’obiettivo “profondo” dell’attacco non sono solo Mimmo e la bella Riace. Sono le nostre pratiche. Riace va affossata perché funziona. Perché manda in corto circuito la logica della guerra tra poveri. È questo il peccato che va cancellato con la violenza dello strozzamento a mezzo finanziario.
Noi però non ci arrendiamo. E sosteniamo la campagna di crowfunding, per costruire un altro tassello della solidarietà popolare. Perché di fronte all’arroganza dello Stato, il popolo può organizzarsi e reagire. Potere popolare è proprio questo: una comunità che si organizza e comincia a costruire e difendere le proprie istituzioni.
Come a Riace, paesino di 2 mila anime che da 10 anni è all’avanguardia nell’accoglienza dei migranti. Mimmo Lucano, il sindaco, ne è anche un po’ il simbolo: ha messo in piedi un sistema che ha permesso di accogliere migliaia di migranti, di decine di nazionalità diverse, dando loro opportunità di formazione, con la creazione di laboratori artigianali. Allo stesso tempo ha permesso di creare decine di posti di lavoro per maestre, mediatori culturali. Mimmo Lucano ha creato cioè un circolo virtuoso, in cui tutti vincono. Rompendo la narrazione per cui “bianchi” e “neri” avrebbero interessi contrapposti.
Pare proprio, però, che a qualcuno non vada proprio a genio che possa funzionare qualcosa. E così è cominciato un attacco a quest’esperienza, che si rivela nelle parole di Salvini (Mimmo Lucano è “uno 0”), ma, già all’epoca di Minniti, nella chiusura dei rubinetti dei fondi che lo Stato dovrebbe erogare. L’esperimento di Riace è sotto assedio. Ma lo siamo noi tutte e tutti. Perché l’obiettivo “profondo” dell’attacco non sono solo Mimmo e la bella Riace. Sono le nostre pratiche. Riace va affossata perché funziona. Perché manda in corto circuito la logica della guerra tra poveri. È questo il peccato che va cancellato con la violenza dello strozzamento a mezzo finanziario.
Noi però non ci arrendiamo. E sosteniamo la campagna di crowfunding, per costruire un altro tassello della solidarietà popolare. Perché di fronte all’arroganza dello Stato, il popolo può organizzarsi e reagire. Potere popolare è proprio questo: una comunità che si organizza e comincia a costruire e difendere le proprie istituzioni.
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