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Report tavolo Cultura e Spettacolo – Inventare l’avvenire!

Sabato 11 maggio 2019 il tavolo Cultura e Spettacolo si è riunito nella due giorni di Potere al Popolo! “Inventare l’avvenire”.

L’appuntamento ha costituito l’occasione per un confronto e un dibattito sulla situazione in cui versa il sistema culturale nel nostro Paese e sulle proposte pratiche da attuare nei prossimi mesi come Potere al Popolo! Cultura e Spettacolo.

Durante la mattinata, abbiamo dato seguito a quanto analizzato e sviluppato a Roma il 14 e 15 di aprile scorsi, quando il tavolo di Potere al Popolo! Cultura e Spettacolo si è riunito per la prima volta nel 2019.

Come già rilevato in quell’occasione, abbiamo nuovamente ribadito che la situazione in cui versa la cultura in Italia è drammatica. Il settore, sotto la spinta delle politiche neoliberiste e delle misure di austerità imposte dall’Europa, continua ad essere caratterizzato da precarietà, disoccupazione, esternalizzazioni, produttivismo, aziendalismo sfrenato, logiche di mercato, con conseguenze nefaste anche sui contenuti culturali. L’assurdo sistema elaborato in questi anni, che vede la convergenza tra Turismo, Spettacolo e Industria culturale ha prodotto una distorsione del concetto stesso di cultura, approdato ad una sorta di “regno dell’effimero”, in cui è il Mercato a dettare le sue leggi. Il comparto, dunque, è ormai sull’orlo del collasso. E questo non è altro che il risultato di scelte volte a promuovere esclusivamente la logica del profitto, unitamente a quella dei tagli sulla cultura, il cui esito si ripercuote sempre più inesorabilmente sui lavoratori del settore.

Si tratta di scelte messe in atto indifferentemente dagli schieramenti di centro-destra e di centro-sinistra, succedutisi alla guida del Paese, e dai loro rispettivi ministri: in particolare Veltroni, Bondi e Franceschini. I decreti e le riforme attuate negli ultimi anni, hanno fatto sì che il Mibac diventasse un ministero con sempre meno fondi; che venisse dismesso e privatizzato il patrimonio pubblico; che si arrivasse a considerare la cultura unicamente come un bene effimero da cui trarre guadagno.

Come gli altri tavoli, anche il tavolo Cultura e Spettacolo assumerà come campo di lotta l’autonomia differenziata. Un progetto di legge che, qualora dovesse essere portato a termine dall’attuale maggioranza di Governo, determinerebbe una ancor più netta sperequazione nella gestione della spesa pubblica tra regioni meridionali e regioni settentrionali. Una sperequazione che produrrebbe un’ulteriore ridimensionamento degli investimenti in cultura al Sud, dove la già esigua spesa complessiva dello 0,7% sul Pil, è oggi pari al 20% nel Mezzogiorno, a fronte dell’80% investito al Nord.

Al tragico scenario appena descritto, si aggiunge la condizione in cui si trovano le lavoratrici e i lavoratori di questo settore, condannati a lavorare a nero o con contratti che non offrono alcun tipo di tutela, e a relazionarsi, quindi, individualmente, col proprio datore di lavoro, perdendo così quei benefici che deriverebbero da una contrattazione collettiva.

Per questi lavoratori non esistono ammortizzatori sociali che tengano conto della specificità del loro impiego “intermittente” e caratterizzato da un’ingente mole di lavoro precedente all’effettiva prestazione artistico/lavorativa. Mole di lavoro di cui studio, ricerca, fase creativa, prove, rappresentano alcuni dei coefficienti determinanti per il conseguimento del risultato finale.

Durante il pomeriggio, grazie alla partecipazione al tavolo di personalità eterogenee, tra le quali alcune appartenenti al panorama dello spettacolo partenopeo (registi, critici, giornalisti, attori, tecnici) si è riusciti a definire una struttura programmatica e delle proposte concrete da attuare nel breve periodo:

  1. Un’azione pubblica attraverso cui proporci alle varie città e ai lavoratori del settore culturale. In concomitanza con la pubblicazione, da parte del nodo napoletano, della lettera contro la rinomina di Luca De Fusco come direttore artistico del teatro stabile di Napoli, verrà proposto ai vari nodi di rafforzare tale iniziativa, con massicci volantinaggi fuori ai vari stabili e teatri d’Italia, con l’intento ulteriore di condurre una critica severa all’attuale sistema normativo che regola l’attività dei Teatri Nazionali su tutto il territorio italiano
  2. La creazione di quattro gruppi di lavoro:
    a) Proposta di legge sul lavoro intermittente;
    b) Proposta di regolamentazione degli insegnanti di teatro che lavorano nelle scuole;
    c) Studio e valutazione del contratto collettivo nazionale dei lavoratori dello spettacolo;
    d) Analisi della situazione del mondo della ricerca.
  3. Sostenere l’organizzazione di una manifestazione nazionale del mondo della cultura, presumibilmente nel mese di Novembre 2019.
  4. La creazione di un database che raccolga tutti i dati e i curricula dei lavoratori dello spettacolo.
  5. Il rafforzamento del già esistente osservatorio sul mondo dello spettacolo: come azione pratica, si è proposto di rafforzare il già funzionante sportello, il quale ha il compito di interfacciarsi con e consigliare chi, nello svolgimento del proprio lavoro, si trovi ad affrontare situazioni complesse: questioni vertenziali, violazione dei diritti, mancati pagamenti, disoccupazione, trattamento pensionistico ecc. Questo è un primo passaggio essenziale per la sindacalizzazione successiva dei lavoratori e delle lavoratrici di questo settore.
  6. L’assunzione del Festival dei teatri e della cultura popolari (28 – 30 giugno) come prossimo momento di confronto collettivo nazionale

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