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Report di discussione dei tavoli tematici

Di seguito i report di discussione dei tavoli tematici di lavoro che abbiamo affrontato sabato 21 ottobre al CSA Intifada!

Tavolo 1. Ambiente e territorio

Con questo incontro si è formalizzato la costituzione di un tavolo di lavoro nazionale permanente su ambiente, territorio e modello di sviluppo e se ne sono definiti gli obiettivi, l’approccio e i primi passi da intraprendere per renderlo operativo. Le decisioni qui riassunte emergono non solo dalla partecipazione al tavolo di alcune decine di persone, ma anche dalle raccomandazioni scaturite dai precedenti tavoli di lavoro di Napoli (Maggio 2018) e di Marina di Grosseto (agosto 2018)  e dai materiali che in questi mesi si sono prodotti.

Gli obiettivi individuati si basano su un approccio che vuole tenere insieme una visione del futuro, il cui raggiungimento richiede un lavoro di lungo termine, e una strategia immediata per opporsi alle misure di questo governo e di quelli che l’hanno preceduto a danno dell’ambiente, della salute, delle città e dei territori, perché è indispensabile salvaguardare le nostre risorse fondamentali: aria, acqua, suolo e energia.

Confermando la volontà espressa dal programma elettorale e dall’appello “Il diritto di cambiare: un habitat sano e vivibile”, si è ribadito che Potere al Popolo! aspira a un modello di sviluppo economico e sociale alternativo a quello capitalistico. La sottomissione di tutti gli aspetti della vita all’accrescimento del profitto, che sta devastando il pianeta terra e ulteriormente minando le popolazioni più fragili e impoverite, rende evidente la fondamentale contraddizione tra ambiente e capitalismo. Non c’è e non può esserci una visione ambientalista interna al sistema capitalistico, così non si può ambire a una società anticapitalista senza ripensare al rapporto tra essere umano e natura. C’è l’imperante necessità di riconvertire tutta la filiera della produzione e del consumo; modificare i sistemi di trasporto; ridurre drasticamente la produzione di merci e di rifiuti e riprogettare i sistemi di smaltimento rifiuti; mettere fine al consumo di suolo, ridurre il consumo energetico e le emissioni di CO2 e fermare la dipendenza dai fossili se si vuole continuare ad avere la speranza di affrontare le ripercussioni ambientali dei cambiamenti climatici. Occorre mettere i bisogni umani e il valore d’uso alla base delle scelte urbanistiche, sottraendole alla logica del mercato, alla speculazione immobiliare e agli interessi dell’appropriazione privata delle rendite, ridando importanza al diritto alla città, garantendo a tutti l’accesso a un’abitazione dignitosa, ai servizi e a un ambiente sano.

Per fare questo bisogna lavorare alla costruzione di una visione, capace di esprimere un immaginario, anche fisico, del futuro che vogliamo e comprendere come organizzare le nostre città, paesi, insediamenti, come muoversi, come abitare. In questa costruzione il ruolo dei territori e il loro rapporto diretto con la vita quotidiana e le pratiche virtuose che stanno emergendo, saranno fondamentali. Dobbiamo costruire un laboratorio che necessità di molti saperi, conoscenze, creatività, sperimentazione e continua contaminazione con tutti gli altri tavoli tematici, a partire da quelli del lavoro e dei diritti.

Tutti i governi di questi ultimi decenni, compreso quello attuale, hanno delegittimato la pianificazione pubblica per lasciare campo libero alle singole iniziative immobiliari, alle “grandi opere”, all’urbanizzazione selvaggia. Tutto in funzione di un modello di sviluppo incentrato sugli interessi del cemento, dell’automobile e delle potenti industrie, che è sostenuto da un’ideologia dove la crescita infinita è sinonimo di progresso. E questo “governo del cambiamento” anche in materia di grandi opere, ambiente e territorio non esprime nessuna politica alternativa rispetto a quelle perseguite dai suoi predecessori, benché durante la campagna elettorale i 5 stelle abbiano non solo opportunisticamente promesso una svolta ambientalista ma preso l’impegno di fermare la Tav, il Terzo Valico, le Navi in laguna, le trivellazioni e in generale le grandi opere. In queste ultime settimane il governo con le sue scelte sull’Ilva, le Trivelle, la Pedemontana, il perseguimento dello Sblocca Italia si è rimangiato le sue parole e confermato di voler cavalcare il neoliberalismo più sfrenato e non opporsi ai poteri forti annidati nelle grandi opere.

Nell’immediato c’è bisogno quindi di sostenere la battaglia, sociale e civile, per la giustizia ambientale a fianco dei comitati e movimenti ambientalisti che in questi mesi si stanno riorganizzando in assemblee nazionali e programmano di scendere in piazza con mobilitazioni localizzate sui territori, ma anche con una marcia nazionale unitaria. Le loro lotte, contro le grandi opere inutili, l’inquinamento, la privatizzazione dei beni comuni come l’acqua, il consumo di suolo, gli inceneritori come soluzione allo smaltimento dei rifiuti, la dipendenza energetica dal fossile e il trivellamento dei nostri sottosuoli sono anche le nostre lotte.Occorre anche lanciare e sostenere alcune campagne nazionali di ampio spettro, che toccano più aspetti ambientali, come la campagna contro lo “Sblocca Italia” nella quale si annidano misure che se applicate avranno conseguenze dannose sull’ambiente e la salute; la campagna contro l’inquinamento, per cambiare i parametri che definisco l’inquinamento stesso e per obbligare ad attivare misure preventive.

Per raggiungere questi obiettivi metteremo a rete sia le conoscenze che le lotte, creando un data base delle competenze esistenti nel nostro movimento e delle vertenze in atto in Italia. Ma bisogna andare oltre, approfondire alcune questioni centrali per poter sostenere le lotte, argomentare e formulare politiche e misure alternative, così come alimentare concretamente il laboratorio sull’immaginario del futuro. Per questo istituiamo dei gruppi di lavoro divisi per macro aree tematiche cominciando con questioni come: trasformazioni urbane e meccanismi della rendita; mobilità e trasporti; agricoltura e cibo; conversione ecologica dell’economia; salute e inquinamento; energia e cambiamenti climatici.

Per concludere, riteniamo che sia indispensabile riflettere e reagire sui modi in cui sono trasmesse le informazioni sull’argomento, bisogna attrezzarsi per informare ed educare, per alzare il livello di consapevolezza sull’importanza della dimensione ecologica nella vita. Non solo a parole, ma anche attraverso pratiche virtuose da mettere in campo nei nostri territori, nelle nostre assemblee, nel modo di fare le cose insieme. Mutualismo significa anche questo: inglobare pratiche ecologiste nei gesti di tutti i giorni.

 

Tavolo 2. Mutualismo, accoglienza, immigrazione e sicurezza

Al tavolo di lavoro hanno partecipato una cinquantina di persone, e innanzitutto si è voluto ribadire che il mutualismo è la base, la spina dorsale di Potere al Popolo!, è dentro questa cornice infatti che si sviluppa la sua azione. Attraverso l’attività mutualistica infatti, oltre ad andare a sopperire alle sempre peggiori ed escludenti politiche dello stato, possiamo innescare una dinamica rivendicativa che permetta di costruire nuove lotte, risvegliare le coscienze e soprattutto ci permette di far vedere che un altro tipo di società, più umana e solidale, è possibile.

Da queste premesse sabato è uscita l’esigenza di mettere in rete tutte le esperienze di questo tipo, favorendo incontri e confronti costanti e facendo una mappatura di tutte le iniziative e attività sperse sul nostro territorio. Il primo incontro dovrebbe essere fissato verso la fine di novembre, inizio dicembre.

Sabato inoltre ci siamo posti il problema di trovare un modo per sostenere economicamente questo tipo di attività, anche considerando l’ormai perpetuo e sempre più mirato attacco che questo governo, in sintonia col precedente, sta portando avanti contro i soggetti più deboli e contro tutte le forme di resistenza.

Uno dei precipitati pratici della politica razzista, escludente e repressiva del governo giallo-verde è il decreto sicurezza che entro fine novembre dovrebbe essere convertito in legge. Rispetto a questo, innanzitutto è necessario avviare una campagna di informazione e controinformazione, dotandoci anche di strumenti legali che mettano in luce i caratteri di incostituzionalità.

Per Potere al Popolo! è inoltre necessario supportare sia le esperienze di lotta che vedono e vedranno coinvolta la componente migrante, sia cercare di dotare quest’ultima di strumenti pratici e concreti, necessari a rendere la loro quotidianità più vivibile.

Noi infatti rifiutiamo sia la differenza fra migrante economico e richiedente, che la partecipazione al business dell’accoglienza, perché crediamo di doverci porre come una forza più conflittuale, con lo scopo di supportare i migranti nelle rivendicazioni di diritti che poi sono anche i nostri.

Per noi inoltre non è possibile scendere a compromessi con forze politiche come il PD, che ha aperto la strada al governo attuale, ma anche con quei partiti e associazioni che in qualche odo sono stati complici delle politiche migratorie degli ultimi anni.

Ci siamo invece trovati concordi nell’inserire tra le rivendicazioni la concessione del permesso di soggiorno a tutti e tutte e l’utilizzo di denaro pubblico per supportare direttamente le persone, e non finanziare cooperative o altre società private.

Abbiamo voluto infine porre l’attenzione anche all’altra fora di migrazione: quella degli italiani all’estero. Questo fenomeno mostra infatti come le politiche migratorie in Europa siano molto più omogenee di quanti si dica e che a libertà e l’autodeterminazione delle persone vengano costantemente messe in crisi da un’Unione Europea che somiglia sempre di più ad una fortezza.

Potere al Popolo! deve ripartire dai bisogni delle persone: è su questo terreno infatti che ogni distinzione di razza può essere definitivamente superata.  

 

Tavolo 3. Lavoro e redistribuzione della ricchezza

Assunto il documento di convocazione, gli interventi al tavolo lavoro hanno raccontato l’attività d’inchiesta, sostegno legale e organizzazione delle vertenze e delle lette su molti territori. A Napoli la camera del lavoro ha fatto emergere la vertenza di Napoli Sotterranea e ottenuto la delibera n. 100 sul lavoro nero che pone l’assenza di sanzioni come precondizione per l’occupazione di suolo da parte degli esercizi commerciali. Un modello che si può esportare in altre città.

 

Propongono di aprire una contraddizione nei 5 Stelle, nelle città che amministrano, invitandoli ad applicare il vecchio articolo 18 nelle gare d’appalto.

 

La camera del lavoro di Roma suggerisce di monitorare e denunciare le condizioni di sfruttamento nel settore pubblico e esternalizzato, soprattutto nelle scuole, e attuare un controllo popolare degli ispettorati del lavoro. Vertenze che a Roma segue Usb, denunciando che ci sono circa 100 ispettori del lavoro per oltre 500mila aziende.

Molti interventi hanno evidenziato come è centrale organizzare il conflitto e innovare i suoi strumenti. Per questo Mauro Casadio ha lanciato l’idea di creare un gruppo che faccia inchiesta sul lavoro e raccolto già molte adesioni.

Il lavoro di inchiesta è del resto già presente su molti territori. Il gruppo lavoro Roma nord Bracciano ha fatto un sondaggio telematico-inchiesta sul lavoro giovanile con survio, piattaforma online, 10 domande spalmate su fb, raccogliendo dati su 123 persone dell’area geografica in questione. Più del 50% afferma di non avere contributi o condizioni contrattuali adeguati alle ore lavorate e di percepire meno di 5 euro l’ora. Hanno speso 20-30 euro per assemblea, un modello riproducibile.

Dall’inchiesta sugli studenti lavoratori a Parma parte il bisogno di lottare per adeguare le agevolazioni per gli studenti lavoratori al tipo di lavoro che oggi svolgono gli studenti: un lavoro precario e spesso a nero, che di fatto nega l’accesso alle agevolazioni.

Sempre a Roma parte l’inchiesta sul lavoro culturale, un settore basato sul finto volontariato. flagellato dalle privatizzazioni e dalle esternalizzazioni. Il gruppo vuole creare una rete nazionale per inchiesta su caporalato e precariato alla quale aderire (poterealpopolo.spett. cult@gmail.com), e che si coordinerà con l’intera attività di Inchiesta di Pap.

Da Firenze il racconto della vertenza Bekaert e degli incontri di autoformazione rivolti ai lavoratori per capire le buste paga e conoscere i diritti.

Lo sportello lavoro di Bologna suggerisce di organizzare momenti di incontro e discussione politica anche il pomeriggio, associati a quelli di consulenza legale, per venire incontro alle esigenze dei lavoratori che non partecipano all’attività politica.

Dagli autoconvocati della scuola e da altri interventi è emerso il bisogno di organizzare i lavoratori  a prescindere dallo loro appartenenza sindacale, dotandosi di strumenti conflittuali in parallelo all’intervento riformista del sindacato confederale, anche in vista dello sciopero dei sindacati di base il 27 ottobre. Potere al Popolo non può rimanere sordo e deve cercare dialogo con la minoranza Cgil, hanno evidenziati gli interventi, in appoggio all’idea di creare consigli trasversali di lavoratori che prescindano dalle appartenenze sindacali.

È stata avanzata la proposta di costruire coordinamenti tematici all’interno di Pap  avere una loro rappresentanza nel coordinamento e rilanciato l’appuntamento, l’11 a Torino, dell’assemblea unitaria di Pap sulla scuola. Sempre in quella data, a Roma, c’è il referendum Atac. Pap ha dato vita con altri al comitato lavoratori utenti. Bisogna attivarsi su tutti i territori sulla rimunicipalizzazione delle municipalizzate che impatta su tutte le questioni come il blocco degli investimenti e del turn over e sostenere gli scioperi attaccando manifesti che spieghino le ragioni della mobilitazione agli utenti come è stato fatto a Roma.

Il tavolo ha infine espresso la volontà di rilanciare con forza la battaglia per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario accanto a quella per il lavoro pubblico, partendo dalla considerazione che in Italia ci sono meno dipendenti pubblici che in tutto il resto d’Europa. E una terza campagna per il salario minimo di legge: 10 euro. per dare una risposta al reddito di cittadinanza che è lavoro gratuito sfruttato.

Da ultimo, la proposta di prepararsi e organizzarsi per attivare sportelli di controllo popolare sul reddito di cittadinanza.

 

Tavolo 4. Unione Europea, guerra e internazionalismo

 Il tavolo è stato partecipato da circa 65 compagne e compagni provenienti da assemblee territoriali distribuite lungo tutta la penisola e anche oltre confine. Vi erano infatti anche rappresentanti di alcune assemblee di Potere al Popolo! in Europa. Gli interventi sono stati 25 e la discussione è stata densa e sfaccettata. Nell’impossibilità di restituire nel dettaglio tale ricchezza di spunti e considerazioni, il presente report intende delinearne l’impostazione complessiva e i punti su cui si è registrata una sostanziale condivisione.

La discussione, che ha preso le mosse dalla constatazione che in Italia il dibattito sull’Europa, la guerra e gli scenari internazionali sconta i limiti di un generale provincialismo e di uno scarso approfondimento (anche nel campo delle forze di sinistra radicale e di alternativa), si è posta in ideale continuità con quella condotta al tavolo di lavoro su “Europa, migrazioni, internazionalismo, pace” dell’assemblea nazionale di fine maggio a Napoli. L’intento era quello di riaprire ed approfondire quella discussione e i risultati cui era giunta, alla luce dei mutamenti del quadro politico e del percorso costituente di Potere al Popolo!.

Il tema delle prossime elezioni europee è stato presente, ma non onnipresente nella discussione. Tutti gli interventi che l’hanno affrontato hanno ribadito che la decisione sull’opportunità e le forme della partecipazione all’appuntamento elettorale di fine maggio 2019 – rispetto a cui non è da escludere in via preliminare alcuna opzione – spetta esclusivamente al corpo delle/degli aderenti a Potere al Popolo!.

Fin dall’intervento introduttivo si è rilevato come lo scenario politico sia attualmente dominato dallo scontro tra due blocchi contrapposti che, pur competendo sul piano elettorale, non sono in contrapposizione sostanziale e risultano anzi del tutto complementari nel quadro della difesa degli interessi di banche, multinazionali e mercati e dell’attacco alle classi popolari e dell’erosione dei diritti sociali. Si tratta del blocco del liberismo europeista, ovvero dei liberal di destra e di sinistra, da un lato, e di quello del cosiddetto fronte “sovranista”, tendenzialmente xenofobo e populista, dall’altro: si tratta dei Macron e degli Orbàn, dei Renzi e dei Salvini.

Il compito di Potere al Popolo! è stato unanimemente individuato nel rifiuto di questa falsa contrapposizione e nella costruzione di un’alternativa politica e sociale che permetta alle classi popolari d’Italia e d’Europa di acquistare protagonismo e non rimanere schiacciate in questa fatale tenaglia.

Del resto in Europa, oltre a quello della reazione, soffiano anche venti di riscatto e trasformazione sociale realmente progressiva. Nel corso della discussione si è sottolineato più volte quanto gli scenari nazionali ed internazionali impongano la necessità di confronto, scambio e solidarietà con forze politiche di altri Paesi. Quale contesto privilegiato di tale confronto a livello continentale, non riducibile ad un orizzonte meramente elettorale, il tavolo ha individuato in particolar modo lo spazio aperto dall’“Appello di Lisbona” firmato ad aprile da Podemos (Spagna), La France Insoumise (Francia) e Bloco de Esquerda (Portogallo), rispetto al quale Potere al Popolo! ha subito espresso condivisione e sostegno e che nel corso degli ultimi mesi si è allargato anche ad altre forze politiche di alternativa, quali ad esempio l’Alleanza Rosso-Verde (Danimarca), il Partito della Sinistra (Svezia) e l’Alleanza di Sinistra (Finlandia). Sempre nell’ambito di tale appello e dello spazio politico che esso ha aperto, chiamato E ora il Popolo!, è stato recentissimamente pubblicato un documento dedicato all’Unione Europea e alle politiche migratorie.

Quanto alla natura dell’Unione Europea, la discussione ha confermato il giudizio che ne veniva concordemente dato all’assemblea di Napoli. L’UE è da intendere infatti come dispositivo non riformabile di difesa degli interessi del neoliberismo – del capitale multinazionale e finanziario globale, dunque – impermeabile al voto popolare in tutti i Paesi che ne fanno parte”. Essa è un’istituzione di carattere fortemente antidemocratico ed antipopolare, che mediante vincoli e ricatti costituisce un blocco oggettivo per ogni politica sociale progressista e redistributiva, e a maggior ragione per ogni ipotesi di trasformazione radicale dei rapporti sociali dati. La sua funzione è tale in ogni ambito della vita politica dei Paesi membri – dal welfare al lavoro, dalle finanze alle politiche in tema di migrazioni – e pertanto essa costituisce un nodo cruciale all’interno del programma e dell’azione di un soggetto politico come Potere al Popolo!.

Così come sulla necessità di rompere la gabbia costruita dall’Unione Europea, il tavolo ha sostanzialmente confermato l’esito dell’assemblea nazionale di Napoli anche in relazione al fatto che al momento manca ancora a Potere al Popolo! una strategia pienamente condivisa sul come agire, nel lungo come nel breve periodo, in vista di questa rottura. L’esigenza di una proposta chiara e coerente a riguardo ha imposto come non più procrastinabile una riflessione ampia ed articolata all’interno del corpo militante su questi temi. Una strategia ed una tattica di rottura degli assetti politico-economici di cui l’Unione Europea è massima espressione deve infatti emergere da un’elaborazione approfondita condotta a livello nazionale e territoriale. Di tale dibattito interno c’è in Potere al Popolo! tanto bisogno quanta voglia e disponibilità. Si tratta ora di mettersi nelle condizioni di poterlo effettuare nel migliore dei modi. Esso è inoltre essenziale per non venire schiacciati su posizioni che non ci appartengono all’interno di un “dibattito” pubblico che opera secondo schemi e categorie funzionali a neutralizzare ogni opzione di alternativa radicale, per definizione complessa e non riducibile a slogan o etichette.

Va da sé che l’elaborazione di una propria strategia dev’essere condotta in stretto e costante confronto con le esperienze e le forze politiche estere che più si ritenga possano fornire elementi di riflessione e proposta, sia pratica che discorsiva. Una particolare attenzione è stata richiamata ad esempio sulla strategia del piano A/piano B che in relazione all’Unione Europea ha sviluppato La France Insoumise, la quale consiste nel rivendicare in prima istanza una ridiscussione dei trattati europei insieme a quanti più Paesi condividano quest’esigenza e nel saper eventualmente ricorrere ad una disdetta unilaterale di essi nel caso in cui la prima strada non risultasse percorribile. Nel corso della discussione si è però sottolineato più volte come un simile modello non possa essere in alcun modo assunto acriticamente, bensì innanzitutto vagliato e sottoposto ad esame rigoroso. 

Infine, vari interventi hanno sottolineato come anche in relazione ai temi del tavolo Potere al Popolo! non possa limitarsi ad una discussione teorica, bensì debba declinarli ed elaborarli costantemente all’interno delle proprie pratiche. A tale scopo sono stati individuati tre punti più immediatamente pratici, tra cui due appuntamenti di mobilitazione:

 

Si è auspicato che Potere al Popolo! si faccia carico e/o promuova una risposta collettiva ad una domanda che al momento rimane elusa: come è possibile che, a fronte di tutti i venti di guerra e le spinte militaristiche, non vi sia in Italia un movimento pacifista e antimilitarista all’altezza?

Il 3 novembre a Trieste Potere al Popolo! sarà in piazza contro le celebrazioni della fine della Prima Guerra Mondiale, contestando tanto il corteo nazionale di CasaPound che intende sfilare in città in quella data, quanto le cerimonie ufficiali in presenza del Presidente della Repubblica Mattarella che si terranno il giorno seguente.

Il 12/13 novembre a Palermo, in occasione della Conferenza sulla Libia, Potere al Popolo! manifesterà la propria contrarietà alle politiche italiane ed europee in tema di migrazioni, frontiere e accordi con governi e Paesi a sud del Mediterraneo.

Tavolo 5. Questioni di genere, laicità e diritti

Al tavolo di lavoro su genere, diritti e laicità erano presenti circa 35 persone. Si era tutti e tutte concordi sulla necessità di coordinarsi a livello nazionale visto che queste tematiche sono gestite a livello nazionale e le risposte locali sono molto spesso insufficienti. Si era concordi che per essere incisivi c’è la necessità di ricostruire un’analisi politica generale che comprenda in un’unica cornice tutti gli attacchi che il governo attuale sta facendo nei confronti di tutte le fasce più deboli della popolazione. Questo è fondamentale per costruire un fronte unico di lotta che sia effettivamente intersezionale. Un esempio in questa direzione è quanto è successo nella manifestazione del 12/10 a Napoli in cui il movimento dei migranti e quello degli studenti e delle studentesse sono scesi insieme in piazza contro il Governo.

Si è ribadita con forza l’importanza della laicità dello stato per ci possa essere un reale esercizio dei diritti umani, civili e sociali. A questo proposito il problema de diritto alla salute ed all’educazione sono esemplari. Sono state riportate esperienze di attivismo sulla sanità da parte di Napoli (ambulatorio popolare dell’ex opg) e di Roma dove esiste un gruppo di lavoro che si occupa di sanità sia dal punto di vista dei cittadini e delle cittadine che da quello dei lavoratori e delle lavoratrici.

Dato che in diverse città non è presente alcun dibattito su queste tematiche, si è posta la necessità di fare autoformazione interna anche per poter elaborare come Potere al Popolo proposte alternative alla situazione attuale e non limitarci alla resistenza. Sono stati ad esempio accennati i limiti della legge 194 che già prevede l’obiezione di coscienza, o di alcune proposte attualmente presenti in Italia sull’educazione sessuale. Si è proposto di arrivare alla prossima assemblea nazionale con del materiale condiviso per poter fare anche confronti ed autoformazione nei singoli territori.

C’è stata un’interessante discussione sulle origini dell’attacco ai diritti civili a cui stiamo assistendo nel nostro paese e che rappresenta la risposta dall’alto di spinte presenti nella società. Vista l’attualità del dibattito sul DDL Pillon, molte persone sono intervenute per chiarire alcuni aspetti del ddl, fare domande e per proporre iniziative di sensibilizzazione comune. In particolare sono stati fatti presenti alcuni dati sull’occupazione femminile e sua violenza: attualmente in Italia abbiamo il 50% di disoccupazione femminile, il 28% delle donne riescono ad avere un reddito oltre il 20.000 euro. Delle donne che si separano, il 65% ha prole. L’8-9% delle donne che si separano sono vittime di violenza.

Dai vari territori si è data disponibilità a mettere in condivisione le proprie competenze per fare campagne comuni.

Infine si è posto il problema del coinvolgimento attivo delle donne lavoratrici (es. vertenza di Grazia e Napoli Sotterranea) in vista dello sciopero dell’8 marzo.

Si è deciso di creare un gruppo facebook nazionale su queste tematiche per scambiarsi materiali e coordinarsi in vista delle numerose scadenze già previste. Una volta prodotto del materiale comune si utilizzerà la sezione “materiali utili” del sito di potere al popolo per permettere a tutti i territori di accedervi ed utilizzarli. In generale dobbiamo trovare dei metodi semplici e chiari per le campagne di sensibilizzazione e di lotta utilizzando una comunicazione che non sia isolata e diretta esclusivamente alle categorie di persone (es. parlare di scuola solo agli studenti), ma bisogna usare una comunicazione universale.

Queste le scadenze a cui si è pensato di partecipare come potere al popolo:

-10/11: volantinaggio di sensibilizzazione sul ddl Pillon in tutte le città.

-24/11: manifestazione nazionale, trovare il modo di stare in piazza in maniera caratterizzante visto che non sarà possibile fare uno spezzone.

-25/11: costruire campagna coordinata sulla violenza in vista della manifestazione. Si è proposto di fare delle interviste anche agli uomini riguardo la violenza ma bisogna capire come farle evitando di dare troppo spazio agli uomini anche su questo tema. Inoltre si faranno delle infografiche per i social e delle striscionate in luoghi simbolici con uno slogan comune da decidere.

-01/12: giornata internazionale per la prevenzione e la cura dell’HIV. Promuoverla come giornata nazionale sul diritto alla salute e alla prevenzione attraverso iniziative comuni disclocate in tutte le città.

Sull’esempio di quanto è stato fatto Palermo, si è anche discusso dell’importanza dei prides nell’unire i fronti delle differenze e far passare il concetto che bisogna unire la lotta per i diritti civili a quella per i diritti sociali. Ci adopereremo per partecipare attivamente alla stagione dei prides che sarà a giugno e luglio 2019.

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