Patuanelli ripete la solita frase trita e ritrita del “ripartiamo da…” Noi sappiamo solo una cosa: non potranno essere di nuovo i soliti a pagare questa crisi.
Il “modello Genova” è sulla bocca di tutta la classe politica italiana, a partire dal Sindaco Bucci e dal Premier Conte dopo l’inaugurazione dell’ultima campata del
ponte, che sarà pronto a fine Luglio.
E anche il Ministro Patuanelli intervistato dal Secolo XIX l’ha rievocato apertamente come esempio da seguire per tutte le opere pubbliche.
Nonostante in apparenza questo nuovo “modello” non si traduca in nulla di replicabile, la narrazione ad esso collegata e gli assetti politici attuali ci fanno intuire alcune cose.
Il più onesto sul tema è il Sindaco Bucci, che in una recente intervista ha chiarito genericamente in cosa dovrebbe consistere il modello Genova dicendo: “non è altro che il modello in uso nelle aziende private”.
Per intravedere i meccanismi in gioco, basta guardare alla sua figura, quella di “commissario straordinario con poteri speciali” che ha la possibilità di agire in deroga rispetto al codice degli appalti.
A questo vanno unite le dichiarazioni del PresidentE Toti che invoca la sospensione del codice antimafia e di tutti i regolamenti legati agli appalti.
La ricostruzione del ponte fino ad oggi si è caratterizzata per questo: lavoro senza sosta e affidamento dei lavori senza gara pubblica. È veramente questo che ci stanno proponendo?
Così facendo si entra in un circolo vizioso in cui, nel nome della rapidità e di una presunta crescita, si mettono a rischio la salute, i diritti e la sicurezza dei lavoratori.
Oltre a tutto ciò va fatto notare che, l’azienda Salini (impegnata nella costruzione del ponte) è già stata indagata per turbativa d’asta rispetto ai lavori del Terzo Valico.
Priorità ai privati dunque, soprattutto relativamente ai lavori legati alle grandi opere, sulle quali c è un dibattito che va avanti da molti anni, a partire dalla decennale lotta del Movimento No Tav che qualcosa dovrebbe aver insegnato a tutti.
Il “modello Genova”, sfruttato mediaticamente dalla giunta e dal governo, non è che fumo negli occhi, considerando la crisi economica che stiamo vivendo.
Inoltre, questo fantomatico modello punta su un rilancio dell’economia senza sapere se si realizzerà. Non ci sono analisi né programmi per poter dire che funzioni. Soprattutto dopo i dati forniti dal Fmi, che vedono un meno 10% del pil per tutti i prossimi mesi.
La pianificazione deve essere l’elemento principale nella gestione pubblica e nell’economia!
Questo sistema ha dimostrato di non reggere e di entrare in crisi appena si presenta un’emergenza: lo abbiamo visto con il ponte e lo vediamo con l’emergenza sanitaria.
Allo stesso tempo si gioca la partita dei nostri governatori locali che, in sintonia con il progetto lombardo, puntano sull’autonomia differenziata e quindi hanno tutti gli interessi a promuovere la politica dei “poteri speciali” favorendo gli interessi dei privati nella regione provando a mettere le mani sulla sanità pubblica.
Non possiamo più permetterci che in nome dell’emergenza e della crisi si ripetano le stesse politiche per l’interesse di pochi.
Oggi le priorità sono quelle dei lavoratori e delle fasce popolari, del potenziamento del welfare e delle garanzie su salario e occupazione, della tutela dei territori, di una sanità funzionante che i privati non sono in grado di garantire.