La sovradeterminazione della destra piemontese sulle donne, l’ipocrisia del centro-sinistra.
L’attacco al diritto di aborto nella nostra regione segna una nuova tappa con il finanziamento per un milione di euro di corsi sostenuti da “esperti” anti-abortisti per mamme ai primi mesi di gravidanza, finanziati attraverso il fondo “Vita nascente” su iniziativa dell’assessore alle Politiche sociali Maurizio Marrone di Fratelli d’Italia.
Questa è la strategia operata finora dalla destra postfascista meloniana per quanto riguarda l’aborto nelle regioni: non un attacco diretto sul piano formale delle leggi, ma un continuo, progressivo svuotamento del diritto nella pratica, attraverso il finanziamento di fondi antiabortiste, e il dirottamento di fondi non alle “potenziali neomamme” (solo se disposte a non abortire), sostenute economicamente solo al momento della decisione e immediatamente dopo.
Ovviamente, non c’è traccia di maggiori finanziamenti dedicati ai centri antiviolenza, per ridurre le diseguaglianze di genere, a favore di corsi di educazione affettiva e sessuale nelle scuole, né a livello regionale né nazionale (e certo, le attività extra-curricolari e facoltative proposte da Valditara servono poco allo scopo, soprattutto se diventano un’altra porta di accesso per gli antiabortisti nella scuola.
Le dichiarazioni di gennaio al convegno anti-abortista nella sala conferenza della Camera, dove si è sentito parlare di “aborto ingiusto dopo lo stupro” chiudono il cerchio sulla visione della donna “angelo del focolare” propria della destra.
Ci teniamo a precisare che non giungiamo a questa situazione solo per colpa dell’attuale governo.
Non si arriva per caso a una media nazionale di obiezione di coscienza tra i ginecologi del 64,6%, con l’aborto farmacologico reso sistematicamente difficile da effettuare sia per l’alto tasso di medici obiettori di coscienza che per le leggi che lo restringono e alcuni territori dove l’aborto non si può proprio effettuare per l’assenza di medici obiettori.
E’ una scelta politica, portata avanti da governi di centrodestra come di centrosinistra: quei governi che oggi vorrebbero farsi paladini dei diritti femminili dopo aver tolto fondi per decenni alla sanità pubblica, ponendo le condizioni per l’attuale svuotamento del diritto di aborto, quelli che hanno precarizzato drammaticamente il lavoro, eliminando gli orizzonti di occupazione delle donne, sistematicamente discriminate dal mercato del lavoro.
Ci opponiamo quindi alle politiche che attaccano il diritto all’aborto, alla laicità delle istituzioni e all’autodeterminazione delle donne.
Sosteniamo politiche che rafforzino il nostro servizio sanitario nazionale. Più fondi alla sanità pubblica, ai consultori e ai centri antiviolenza!