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[Milano] Perchè la condanna di Sala ci riguarda tutti

Il sindaco di Milano, Beppe Sala, è stato condannato alla pena di sei mesi di detenzione (commutati in pena pecuniaria) per la nota vicenda delle retrodatazione dell’atto di nomina di due membri della commissione che doveva decidere a chi affidare l’appalto più importante di Expo 2015. La notizia non stupisce chi, sin da prima dell’apertura di Expo 2015, ne aveva denunciato i metodi “manageriali” di gestione al limite e talvolta oltre la legalità. Il sindaco è rimasto impigliato in una vicenda che può apparire secondaria ma che testimonia la poca attenzione al rispetto delle regole di conduzione di un evento pubblico, realizzato con la spregiudicatezza affarista che ha convinto il Partito Democratico a sceglierlo come proprio candidato.

Non siamo stupiti dalle dichiarazioni di Sala nè dal fatto che il sindaco ha dichiarato che continuerà comunque a guidare il Comune per i prossimi due anni, che come noto saranno quelli in cui si avvierà la realizzazione dell’ennesima “grande opera” del nostro paese, le Olimpiadi invernali di Milano e Cortina del 2026. Nè siamo stupiti dal fatto che la sentenza del tribunale non contesti il modello di città portato avanti dal sindaco ma solo dei vizi di procedura formali. Il sindaco Sala ha infatti sicuramente un grande pregio agli occhi del Partito democratico e di tutte la classe dirigente di questa città, che per noi è però un grande difetto. Beppe Sala ha infatti agito e continua ad agire come il manager di una azienda. E come tale ha un solo obiettivo, ovvero quello di fare profitti e staccare dividendi agli azionisti della azienda. Per realizzare tale obiettivo un bravo manager non si fa scrupolo di andare in sfregio alla stesse regole democratiche di cui si fa vanto. Per realizzare tale obiettivo un bravo manager non si preoccupa di sfruttare un esercito di volontari a discapito dei lavoratori e dei loro diritti, se questo gli permette di risparmiare sui costi. Per realizzare tale obiettivo un bravo manager non si preoccupa delle colate di cemento che ricopriranno intere aree, anzi è decisamente favorevole in vista della vendita di queste aree al miglior offerente. E infine per realizzare tale obiettivo un bravo manager non si preoccupa di tagliare servizi fondamentali, perché li considera alla stregua di asset aziendali non utili ai profitti. Beppe Sala ha quindi tutte le qualità del bravo manager, ma non per questo quelle di un bravo sindaco. Perché ha una visione della città, del suo sviluppo, dei diritti dei suoi cittadini e dei lavoratori che poco ha a che fare con il benessere e molto con il profitto, una visione della città che è opposta a quella che ha il nostro movimento.

Infine non possiamo non notare, oltre alla scontata solidarietà del PD, che immagina per Sala anche un possibile ruolo nazionale, il commento misurato di Matteo Salvini. Il ministro degli interni si è infatti dichiarato orgoglioso, da milanese, di come è stato gestito Expo 2015 e ha precisato di “non essere abituato a festeggiare” le condanne altrui (dichiarazione che fa sorridere se si pensa a tutto quanto accaduto da quando è ministro).
Evidentemente, tanta prudenza da parte di Salvini risponde alla volontà di non mettere in discussione l’alleanza tra PD e Lega che si è saldata sull’affare delle Olimpiadi, che vede in Sala un personaggio di riferimento, e che ha nell’europeismo sbandierato o meno (come nel caso dellq Lega) un altro cardine. L’alleanza tra PD e Lega a proposito delle grandi opere è già stata sperimentata a proposito di Expo 2015, della TAV in Val di Susa e ha nelle Olimpiadi invernali 2026 un altro gioiello di pregio che Salvini non vuole certo rovinare.

La condanna del sindaco Sala offre una ragione ulteriore a noi per cominciare a ripensare l’alternativa, a un modello di sviluppo della città alternativo a quello che sindaco e Partito Democratico hanno imposto come unico possibile, spesso interiorizzato anche da chi ne subisce le volute ricadute negative, ma non per questo assolutamente da contrastare e ribaltare!

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