Come membri dell’assemblea regionale di Potere al Popolo Estero abbiamo deciso di creare uno spazio online per dare voce a formazioni politiche geograficamente lontane dall’Italia ma vicine in termini di ideali, lotte e aspirazioni. Come recita il documento politico di Potere al Popolo!, in quanto emigranti stiamo lavorando, con spirito internazionalista, a costruire legami con le altre organizzazioni socialiste e comuniste nel mondo. In questo spazio troverete le nostre conversazioni (in formato testo, audio o video), con alcuni degli esponenti di queste organizzazioni nel mondo. Questa rubrica d’informazione, inevitabilmente incompleta ma in costante divenire, vuole essere un contributo per analizzare l’incredibile quantità di aspetti in comune (e le differenze) fra la nostra esperienza e quelle a livello internazionale.
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#5 Potere al Popolo! Intervista a John Molyneux di People Before Profit (PBP) (Irlanda)
*Giulio Di Basilio
1. Ci può raccontare come People Before Profit è arrivato sulla scena politica irlandese e come si posizioni all’interno della storia della sinistra in Irlanda?
A causa del predominio del nazionalismo e della tradizione repubblicana, la sinistra irlandese è sempre stata debole. Ciò ha cominciato a cambiare a partire dalla crisi finanziaria del 2008. People Before Profit (PBP) è nato nel 2005 come un’alleanza tra socialisti (in particolare del Socialist Workers’ Party–ora Socialist Workers’ Network) e attivisti radicati sul territorio, ma è diventato solo gradualmente un partito politico a tutto tondo. Dopo aver ottenuto i suoi primi successi elettorali in un paio di elezioni comunali, la portata del partito è aumentata proprio dopo la crisi finanziaria del 2008 e il regime di austerità che ne seguì. Nel 2011 PBP guadagnò il suo primo seggio nel Dáil [il parlamento irlandese] con l’elezione di Richard Boyd Barrett. A questo evento seguì una campagna massiccia contro una proposta di tasse sulla casa, e poi soprattutto contro le tasse sull’acqua, quest’ultimo un vero e proprio movimento di massa della classe lavoratrice, che costrinse il governo a fare marcia indietro sulla proposta d’imposta. Sull’onda di queste importanti proteste popolari PBP vinse 14 posti alle elezioni comunali del 2014, e 3 posti in parlamento nel 2016. PBP ha inoltre avuto un ruolo importante nella campagna referendaria Repeal the 8th che ha portato a vincere il diritto all’aborto in Irlanda. Tutto ciò ha aiutato a imporre il partito come principale forza politica della sinistra radicale sulla scena irlandese. Nelle elezioni nazionali del 2020 PBP ha mantenuto i suoi 3 seggi nel Dáil, che nel 2021 sono diventati 4 con l’aggiunta di Paul Murphy (precedentemente alla guida di Rise, movimento recentemente confluito in PBP). Nello stesso periodo PBP ha avuto un importante risultato nel Nord dell’Irlanda ottenendo dapprima un seggio comunale a Belfast Ovest e poi, con Gerry Carroll, un seggio nella Legislative Assembly [il parlamento dell’Irlanda del Nord], mantenuto nelle recenti elezioni politiche del 2022. Negli ultimi anni PBP è cresciuto sostanzialmente per numero di membri; conta ad oggi più di 3000 iscritti.
2. Può presentare brevemente l’identità politica del partito?
PBP si presenta apertamente come un partito critico del capitalismo e delle sue dinamiche, sostenendo un’alternativa socialista democratica centrata sui lavoratori e sull’ambiente: in calce al simbolo del partito si legge ‘fighting for workers and ecosocialism’. Tuttavia, PBP è al tempo stesso critico nei confronti delle esperienze storiche del cosiddetto socialismo reale, che hanno similmente fallito nel compito di difendere la classe lavoratrice, le risorse naturali, e la biodiversità del pianeta: un altro slogan del partito recita quindi ‘socialism for the 21th century’. Il fulcro dell’azione politica di PBP consiste nella difesa della classe lavoratrice contro qualsiasi forma di oppressione, che si tratti di oppressione di classe, di genere, o di razza. Il partito assume inoltre posizioni progressiste in materia di diritto all’aborto, di difesa dei diritti LGBTQ+ e delle comunità nomadi presenti sull’isola, così come di qualunque minoranza emarginata lasciata alla mercé del libero mercato. Sul piano internazionale, PBP è un partito schiettamente internazionalista e antimperialista, impegnato regolarmente a difendere popolazioni oppresse (vedi su tutte la Palestina) e a sostenere movimenti indipendentisti e rivoluzionari dal basso. Nell’immediato, le proposte politiche avanzate da PBP nel parlamento mirano spesso a promuovere misure redistributive e di investimento in istruzione, sanità, ed edilizia pubbliche. Tuttavia, il canale parlamentare e più in generale qualunque iniziativa riformista sono concepiti (almeno dalla maggior parte dei suoi membri) come un mezzo e non un fine: il fine ultimo di qualunque iniziativa politica consiste nella mobilitazione popolare e nell’organizzazione politica dal basso per trasformare alla radice la società.
3. Come organizza i suoi membri PBP?
Lo stile politico di PBP è schiettamente non-settario nella misura in cui il partito cerca di agire da contenitore per differenti tendenze politiche. Innanzitutto PBP cerca di offrire un ambiente accogliente nei confronti di lavoratori di differente estrazione e di differenti livelli di coscienza di classe. Nella fattispecie ciò significa che PBP s’impegna a sostenere attivamente le rivendicazioni dei lavoratori, per esempio inviando regolarmente contingenti politici a picchetti di scioperanti; dando voce in parlamento, attraverso i suoi rappresentati istituzionali, alle loro rimostranze; e formando i suoi membri mediante seminari di educazione politica. Quest’ultimo punto è molto importante per PBP: si tratta di fornire ai lavoratori una visione d’insieme critica del sistema capitalista in cui si trovano a operare, così da fornire un fondamento teorico alle loro lamentele. A tale riguardo è molto importante sottolineare la funzione di paradiso fiscale che l’Irlanda ricopre su scala internazionale. Tale analisi, apparentemente astratta, permette ai membri del partito, così come ai suoi simpatizzanti, di comprendere perché i passati governi irlandesi siano stati particolarmente accondiscendenti nei confronti delle compagnie internazionali, soprattutto tecnologiche o farmaceutiche, così come dei fondi di investimento o dei grandi gruppi finanziari. Recentemente PBP ha iniziato una campagna di formazione di quadri di partito per far sì che i suoi membri attivi possano diventare più coinvolti nella sua organizzazione e direzione. In termini di politica interna, PBP opera secondo i principi del centralismo democratico: libera discussione democratica e trasparente in fase decisionale, il cui esito è considerato vincolante per tutti i membri del partito.
Si consideri un esempio di urgente attualità, ovverosia l’attuale crisi immobiliare in cui versa la Repubblica Irlandese (e la città di Dublino in particolare): PBP dà voce regolarmente al malcontento dei lavoratori, che si trovano costretti a trasferire una parte consistenze del loro salario, in certi casi la metà del loro reddito, a proprietari immobiliari; questo sia a livello locale che nazionale. L’attuale crisi inflattiva sta ovviamente aggravando la situazione in maniera esponenziale. Un esempio concreto di iniziativa politica attualmente in corso, indicativo del metodo politico di PBP, è stata la creazione di una coalizione di fronte unito sulla crisi del costo della vita. Tale iniziativa, che mira all’organizzazione di una manifestazione nazionale da tenersi il 24 Settembre 2022, coinvolge altri partiti politici, Sinn Féin tra tutti (su cui si dirà di più nel seguito di quest’intervista), insieme a sindacati, associazioni studentesche, e altri movimenti (per esempio rappresentati delle comunità nomadi dell’isola).
4. Quali sono i più importanti risultati politici di PBP in Irlanda?
In un certo senso ho già fornito una risposta a questa domanda. Riassumerei i punti essenziali nei termini seguenti: PBP ha a) coinvolto un certo numero di comunità e compagini della classe lavoratrice sia nella Repubblica del Sud che nel Nord; b) PBP ha donato una voce (specialmente attraverso i suoi rappresentanti eletti) a idee socialiste radicali nel dibattito politico dominante; c) PBP è diventato voce di spicco nell’area della sinistra radicale irlandese.
5. PBP è attivo sia nella Repubblica del Sud che nell’Irlanda del Nord. Qual è la sua posizione nei confronti della partizione dell’isola e sulle prospettive di riunificazione?
Forse occorre richiamare alla mente il contesto storico dell’Irlanda per i lettori internazionali, che potrebbero non conoscere nel dettaglio il passato travagliato dell’isola: in seguito alla guerra d’indipendenza (1919-1921), l’isola d’Irlanda è stata divisa nella Repubblica del Sud e nel Nord Irlanda, quest’ultimo rimasto a far parte del Regno Unito e dipendente perciò da Westminster. La partizione dell’isola fu tanto controversa che alla guerra d’indipendenza irlandese seguì una guerra civile (1922-1923), che ruotò attorno alla questione se si dovesse accettare l’accordo che sanciva la divisione dell’isola; i sostenitori dell’accordo ebbero alla fine la meglio. In seguito alla partizione dell’isola la politica di Belfast è stata da allora organizzata su base settaria, dividendo la comunità cattolica e quella protestante, e rendendo difficile qualunque azione politica unificata in favore della classe lavoratrice di entrambe le comunità.
PBP è contro la partizione dell’isola e a favore di un’Irlanda unita. Vogliamo che venga indetto un referendum congiuntamente nel sud e nel nord dell’isola (Border Poll) e ci impegniamo a fare campagna per il sì in risposta a tale quesito referendario. Una riunificazione immediata dell’isola non è ancora un obiettivo immediatamente realizzabile, ma è probabile che lo diverrà nei prossimi dieci anni. Ciò è dovuto alla crisi cronica in cui versa l’Unionismo (l’ideologia secondo la quale l’Irlanda del Nord faccia parte saldamente del Regno Unito), l’arrivo di una nuova generazione non più interessata a divisioni settarie, e cambiamenti demografici in corso–il declino della maggioranza protestante e l’accresciuta immigrazione multiculturale. Tuttavia è importante notare che in PBP ci battiamo perché la riunificazione dell’isola porti a un’Irlanda unita socialista, e non, per esempio, in un’estensione del modello economico di paradiso fiscale della Repubblica del Sud al Nord e all’intero territorio riunificato.
6. Come si rapporta PBP alla crescente popolarità in Irlanda del partito repubblicano di sinistra Sinn Féin?
La situazione è leggermente diversa nel sud e nel nord. Nel nord Sinn Féin ha fatto parte del governo di condivisione per 23 anni: in seguito alla firma del Good Friday Agreement (1998), che ha posto fine al conflitto nordirlandese, il parlamento del Nord dell’Irlanda prevede infatti che vi sia un governo di coalizione formato da rappresentati politici sia della comunità cattolica che di quella protestante. Sinn Féin è stato il portavoce istituzionale della comunità cattolica dalla firma dell’accordo fino ad oggi. Ora, se, da una parte, al governo di coalizione dell’Irlanda del Nord Sinn Féin ha implementato tagli e austerità ordinati da Westminster, nella Repubblica del Sud Sinn Féin non è mai stato al governo; perciò nella Repubblica le sue credenziali appaiono molto meno compromesse. La recente crescita di Sinn Féin nella sud dell’isola (36% negli ultimi sondaggi sulle intenzioni di voto) è in parte il risultato del considerevole declino di popolarità dei due storici partiti borghesi, Fianna Fail e Fine Gael, cominciato nel 2008 e proseguito, a singhiozzo, da allora a oggi. In passato questi due partiti ottenevano congiuntamente quasi l’80% dei voti, ora ne ottengono meno del 40%. Dopo le ultime elezioni sono solo stati capaci di governare in coalizione (per la prima volta nella loro storia) insieme con i Verdi. D’altra parte, la crescente popolarità di Sinn Féin è dovuta ad alcune loro proposte politiche, soprattutto in materia di casa e sanità.
Si potrebbe dibattere a lungo su quanto siano realmente radicali le proposte politiche di Sinn Féin. Negli ultimi anni i vertici di Sinn Féin si sono chiaramente impegnati a presentare un’immagine benigna e politicamente affidabile, per così dire, del loro partito, smussando le loro proposte più radicali. Ad ogni modo, Sinn Féin è chiaramente percepito come di sinistra, non solo dall’establishment che lo denuncia costantemente, ma anche da larghe sezioni della classe lavoratrice e dai giovani; ciò va tenuto in considerazione. Noi cerchiamo di lavorare con Sinn Féin il più possibile sul campo e di coinvolgerli in campagne di fronte unito. Richiediamo inoltre che Sinn Féin respinga fermamente qualunque ipotesi di coalizione con Fianna Fail o Fine Gael (cosa che non hanno ancora fatto apertamente). Ma soprattutto, in questa fase di crisi dei vecchi partiti politici irlandesi invochiamo la formazione di un governo di sinistra assieme a Sinn Féin, governo che saremmo disposti a sostenere a condizione che si impegni a sfidare il sistema capitalista dominante. In generale, il nostro obiettivo è di posizionarci coerentemente alla sinistra di Sinn Féin e di fare pressione su di loro perché sostengano proposte radicali in favore dei lavoratori, possibilmente catturando l’interesse dei loro sostenitori e membri ordinari. Un esempio in tal senso è dato dalla summenzionata coalizione contro la crisi del costo della vita: PBP opera al fianco di Sinn Féin all’interno di questa iniziativa, mantenendo tuttavia la propria identità politica radicale.
7. PBP ha 4 rappresentati nel Dáil. Come utilizza questo appoggio parlamentare PBP per promuovere azioni popolari dal basso?
Si tratta di un aspetto molto importante per PBP. Ci aspettiamo dai nostri TD (e dai nostri MLA [membri della Legislative Assembly] nel nord) che agiscano come tribuni della plebe, sostenendo regolarmente e costantemente campagne in difesa della classe lavoratrice. Il loro ruolo istituzionale è di dare voce a tali campagne nel Dáil e in televisione, e incoraggiando al contempo l’organizzazione indipendente e la mobilitazione del potere popolare dal basso. Le proposte di legge che proponiamo in parlamento sono sempre mirate ad assistere o sviluppare campagne al di fuori del parlamento, soprattutto in vista di mobilitazioni di massa. In tal senso l’esempio delle manifestazioni contro la tassa sull’acqua del 2014 rimane un paradigma di azione politica per PBP. Penso che sia corretto dire che in questo senso i nostri rappresentati siano stati molto bravi finora, che si sia trattato di sostenere i lavoratori in sciopero, di organizzare manifestazioni e raduni, oppure di portare delegazioni di lavoratori in parlamento.
8. Qual è la posizione di PBP sulla questione dell’appartenenza dell’Irlanda all’EU? Qual è la sua posizione in materia della neutralità militare irlandese?
Nel referendum per la Brexit nell’Irlanda del Nord, PBP ha votato in favore dell’abbandono dell’EU per motivi anticapitalisti. Ci opponiamo all’EU come a un’organizzazione neoliberale imperialista e sosteniamo un’Europa socialista unita. L’appartenenza dell’Irlanda del Sud all’EU non è per ora questione dibattuta al sud dell’isola (gode infatti di ampio sostegno popolare) e non rappresenta una questione urgente per l’azione politica di PBP. Tuttavia, soprattutto nel contesto della guerra in Ucraina ci siamo impegnati in campagne contro la militarizzazione dell’Europa, contro PESCO (che è una mossa verso la formazione di un esercito Europeo), e abbiamo difeso la neutralità militare irlandese, al momento sotto attacco da parte del governo e delle élites dominanti. Ci opponiamo fermamente a qualunque mossa che porti la Repubblica del Sud a diventare membro della NATO.
A tale riguardo è bene notare come PBP dia grande importanza al movimento internazionale contro la guerra: molti dei suoi membri, Richard Boyd Barrett in primis, fanno parte dello Irish Anti-War Movement (IAWM), un movimento contro la guerra e in favore della neutralità militare irlandese. Negli ultimi mesi PBP e l’IAWM hanno organizzato una serie di iniziative popolari per difendere la neutralità di Dublino, recentemente messa in questione in seguito all’invasione dell’Ucraina dalla parte della Russia. A questo proposito, PBP si fregia di aver accolto al suo interno un dissidente saudita che, dall’interno di PBP e insieme con l’IAWM, da anni porta avanti una campagna di sensibilizzazione e condanna della guerra in Yemen, perpetrata dall’Arabia Saudita con l’appoggio degli Stati Uniti e della NATO.