Di fronte a un video che inchioda i Carabinieri alle loro responsabilità, di fronte ai tentativi di occultamento delle prove e al tentativo di accusare Fares e Ramy della morte di quest’ultimo, noi abbiamo chiesto conto alle istituzioni di quanto avvenuto, senza usare mezzi termini. Lo abbiamo fatto anche ieri sera, su Rete 4, con la nostra portavoce Marta Collot.
Perché se c’è una cosa che è chiara in questa vicenda, è che sono i Carabinieri ad aver ucciso Ramy.
Il fatto che lo scooter non si sia fermato all’alt, non giustifica assolutamente l’inseguimento e lo speronamento del mezzo. Sarebbe bastata la foto della targa e del veicolo, non siamo noi a dirlo, ma l’ex capo della polizia Gabrielli.
Non ci venite a dire che siamo pericolosi.
Pericoloso è chi, dagli scranni del Governo, non ha ancora chiesto scusa alla famiglia di Ramy per quanto accaduto.
Pericoloso è chi vuole introdurre uno scudo penale (di fatto una immunità) per gli agenti che commettono reati.
Pericoloso è chi fa passare l’idea che la vita di un ragazzo di periferia, un giovane elettricista come Ramy, sia una vita di serie B per cui lo stato di diritto non vale.
La mente corre alla morte di Davide Bifolco o a quella di Ugo Russo.
E – cambiano le circostanze, ma non la sostanza profonda – anche a quella di Patrizio Spasiano, giovane lavoratore di Secondigliano, morto diciannovenne venerdì scorso nella fabbrica in cui stava lavorando come manutentore, assunto sottocosto con un tirocinio di 500 euro al mese, contro ogni norma di sicurezza sul lavoro.
Che sia a Milano o a Napoli, nelle periferie sociali e urbane del nostro paese nascono vite che valgono di meno, che creano la ricchezza di cui godiamo tutti, ma che si possono sfruttare, sottopagare, persino togliere.
Pericoloso è chi, come Fratelli d’Italia, è al Governo e non fa nulla per cambiare questo stato di cose, ma anzi si impegna a preservarlo. Non ci stancheremo mai di ripeterlo.
Giustizia e verità per Ramy, figlio della nostra gente.