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PABLO IGLESIAS: DIECI TESI SULLE ELEZIONI SPAGNOLE DEL 23 LUGLIO IN SPAGNA

DIECI TESI SULLE ELEZIONI SPAGNOLE DEL 23 LUGLIO

Di Pablo Iglesias

Il blocco reazionario, che si è radicalizzato all’estrema destra, è in crescita dal punto di vista elettorale e continua a esercitare il proprio potere nei media e nel sistema giudiziario. Per loro il risultato è solo un rinvio. Lavoreranno per nuove elezioni e hanno i mezzi per farlo.

  1. Non ci sarà un governo PP- Vox e non ci sarà un governo del PP da solo. La prima opzione non avrebbe l’appoggio del PNV[1] e la seconda non avrebbe l’appoggio del PSOE. Questa è la notizia migliore.
  1. Un governo guidato dal PSOE è difficile ma possibile. Per renderlo reale, tutti i partiti della coalizione Sumar (possiamo darlo per scontato anche nel caso in cui il PSOE proponesse un governo a partito unico), di ERC[2], di EH Bildu[3], del PNV, del BNG[4] (difficile ma probabile) e l’astensione di Junts[5] (molto difficile, ma non impossibile). Nella negoziazione dell’Uffico di Presidenza de lcongresso, inizieremo a vedere come si muoveranno i molteplici attori del blocco plurinazionale. La presidenza del Congresso andrà a un membro del PSOE? Non dovrebbe essere necessario.
  1. Se Sánchez formerà un governo, non sarà un governo stabile perché avrà bisogno che tutti i partiti della coalizione Sumar (che non sono uguali e che, sicuramente, non saranno tutti nell’ipotetico governo di Sánchez) insieme a ERC, Bildu, PNV e BNG votino a favore di ogni legge e che Junts non voti contro. È estremamente difficile.
  1. Non appena i media di destra usciranno dallo shock in cui si sono ritrovati ieri, inizieranno a esercitare una pressione ancora più violenta di quella che abbiamo visto finora. Le pressioni influiranno sulle possibilità di investitura di Sánchez e, se questo dovesse formare un governo, lavoreranno per farlo cadere facendo leva sulla sua debolezza parlamentare.
  1. Anche il contesto europeo, segnato dalla guerra in Ucraina e dall’ascesa della destra reazionaria in Europa, non faciliterà le cose. Un governo senza stabilità parlamentare e con alleati indipendentisti e di sinistra non avrà il favore dei poteri europei.
  1. Quello che Iván Redondo ed Enric Juliana chiamano il “PSOE Mogano”, come metafora dello spostamento a destra del partito a partire dal 2021, comanda in Calle Ferraz[6] e alla Moncloa[7], ma resta da vedere se questa squadra sarà in grado di esercitare la leadership di un blocco plurinazionale così complesso. Una cosa è lasciare che Zapatero faccia gol a sinistra in campagna elettorale; un’altra è cantare “No pasarán!” per festeggiare i risultati, e un’altra ben distinta è portare l’antifascismo nei patti e nelle leggi. Se le licenze televisive e il CGPJ[8] non verranno ripuliti da elementi reazionari e antidemocratici, possiamo già immaginare cosa ci aspetta.
  1. I numeri di Sumar sono lontani dalle aspettative create da una leadership che aspirava a competere con ciò che Podemos ha rappresentato nelle elezioni del 2015 e del 2016 e persino a superare il PSOE. Sumar perde più di 700.000 voti e perde anche sette deputati rispetto ai risultati dei partiti della sua coalizione nel 2019. Nemmeno con i partiti di Errejón e Baldoví e altre formazioni regionaliste, Sumar raggiunge il peggior risultato di UP (12,9%) nel 2019 e rimane al 12,3%. I 10 deputati nominati da Yolanda Díaz, così come i cinque di Podemos, i cinque di Comunes, i cinque di Izquierda Unida, i due di Más Madrid, i due di Compromís e uno di Chunta aragonesista sono molto importanti, ma forse un po’ più di autocritica e meno compiacimento sarebbero d’obbligo. Se il mancato accordo tra Junts e PSOE imporrà la ripetizione delle elezioni, Sumar non avrà scuse per non convocare le primarie e non potrà porre veti su nessuno.
  1. Il veto su Irene Montero e su alcuni dei leader più combattivi di Podemos, così come le umiliazioni imposte al partito, avevano come obiettivo che Podemos rimanesse da solo. Nacho Escolar ha spiegato sulla SER le sue conversazioni con i leader di Más País e Sumar che hanno confermato che, per loro, era più importante escludere Podemos che riconfermare il governo. La risposta di Podemos alle umiliazioni non è stata compresa da alcuni militanti, ma oggi si sta dimostrando corretta. Podemos aveva detto che competere contro Sumar avrebbe reso impossibile evitare una maggioranza assoluta per la destra, e ieri abbiamo visto che era vero. Oggi Podemos è un partito modesto, con cinque deputati; lo stesso di Izquierda Unida o dei Comunes di Ada Colau. È un numero di deputati inferiore al suo peso elettorale, ma i suoi parlamentari sono fondamentali quanto quelli di Bildu, ERC o del PNV, e nessuna forza di sinistra al di fuori della Catalogna e dei Paesi Baschi (i territori che sono stati protagonisti nel fermare il fascismo) ha così tanti militanti. Nemmeno questa volta sono riusciti a uccidere Podemos.
  1. Sebbene il peso dei vecchi partiti del bipartitismo contemporaneo (PSOE-PP) aumenti, passando dal 48% dei voti e 209 seggi al 64,7% e 258 seggi, siamo lontani da un sistema bipartitico imperfetto, come sottolineano alcuni politologi. Al contrario, la dinamica dei blocchi si rafforza. Il blocco plurinazionale passa dal 50,8% e 188 seggi al 48,4% e 171 seggi, ma è più cruciale che mai.
  1. Il blocco reazionario, sebbene lontano dalle aspettative, passa dai 10,4 milioni di voti, 43,1% e 153 seggi del 2019 agli 11,2 milioni, 45,6% e 170 seggi di ieri. Il blocco reazionario, che si è radicalizzato all’estrema destra, anche se non sarà in grado di formare un governo, cresce elettoralmente e continua a governare i media e il sistema giudiziario. Per loro questo risultato è solo un rinvio della partita.  Lavoreranno per nuove elezioni e hanno molte risorse per riuscirci.

[1] Partito Nazionalista Basco
[2] Sinistra Repubblicana Catalana
[3] Paesi Baschi Uniti, è il Partito comunista indipendentista basco
[4] Blocco Nazionalista Galiziano
[5] Uniti per la Catalogna, è il partito di Puidgemont, centro-destra indipendentista catalano
[6] Sede del PSOE
[7] Sede del Governo spagnolo
[8] Consiglio generale del potere giudiziario.

 

DIEZ TESIS SOBRE EL 23J

Pablo Iglesias 24/07/2023

El ultraderechizado bloque reaccionario crece electoralmente y sigue mandando en los medios y la judicatura. Para ellos el resultado es sólo una prórroga. Van a trabajar para una repetición electoral y tienen bazas para lograrla.

  1. No habrá gobierno PP-VOX y No habrá gobierno del PP en solitario. La primera opción no contará con el apoyo del PNV y la segunda no contará con el apoyo del PSOE. Es la mejor noticia.
  1. Es difícil pero posible un gobierno encabezado por el PSOE. Para hacerlo real hace falta el sí de todos los partidos de la coalición Sumar (lo podemos dar por descontado incluso si el PSOE propone un gobierno de partido único) de ERC, de EH Bildu, del PNV, del BNG (difíciles pero probables) y la abstención de Junts (muy difícil, pero no imposible). En la negociación de la mesa del Congreso empezaremos a ver cómo se mueven los múltiples actores del bloque plurinacional ¿La presidencia del Congreso será de un/a miembro del PSOE? No tendría por qué.
  1. Si Sánchez forma gobierno no será un gobierno estable porque necesitará que todos los partidos de la coalición Sumar (que no son iguales y que, seguramente, no estarán todos en el hipotético gobierno de Sánchez) junto a ERC, Bildu, PNV y BNG voten a favor de cada ley y que Junts no vote en contra. Es enormemente difícil.
  1. En cuanto la derecha mediática salga del shocken el que quedó instalada ayer, comenzará una presión todavía más violenta respecto a lo que hemos visto hasta ahora. La presión afectará las posibilidades de la investidura de Sánchez y, si forma gobierno, trabajarán para hacerlo caer apoyándose en su debilidad parlamentaria.
  1. El contexto europeo, marcado por la guerra de Ucrania y el auge de las derechas reaccionarias en Europa, tampoco facilitará las cosas. Un gobierno sin estabilidad parlamentaria y con socios independentistas y de izquierdas no tendrá el favor de los poderes europeos.
  1. Lo que Iván Redondo y Enric Juliana llaman “PSOE caoba” como metáfora de la derechización del partido a partir de 2021, manda en Ferraz y Moncloa, pero está por ver que ese equipo pueda ejercer el liderazgo de un bloque plurinacional tan complejo. Una cosa es dejar a Zapatero meter goles por la izquierda en la campaña; otra cosa es corear el ‘¡No pasarán!’ en la celebración de los resultados, y otra bien distinta llevar el antifascismo a los pactos y a las leyes. Si no se limpian las licencias de televisión y el CGPJ de elementos reaccionarios y antidemocráticos, ya podemos imaginar lo que vendrá.
  1. Los números de Sumar están lejos de las expectativas creadas por un liderazgo que aspiraba a competir con lo que representó Podemos en las elecciones de 2015 y 2016 e incluso superar al PSOE. Sumar pierde más de 700.000 votos y pierde también siete diputados respecto a los resultados de los partidos de su coalición en 2019. Ni siquiera con los partidos de Errejón y Baldoví y con otras formaciones regionalistas, Sumar llega al peor resultado de UP (12,9%) en 2019 y se queda en el 12,3%. Los 10 diputados nombrados por Yolanda Díaz, así como los cinco de Podemos, cinco de Comunes, cinco de IU, dos de Más Madrid, dos de Compromís y uno de la Chunta aragonesista son muy importantes, pero quizá algo más de autocrítica y menos autocomplacencia serían convenientes. Si la falta de un acuerdo entre Junts y el PSOE impone una repetición electoral, Sumar no tendrá excusa para no convocar primarias y no podrá vetar a nadie.
  1. El veto a Irene Montero y a algunos de los dirigentes más combativos de Podemos, así como las humillaciones al partido, iban dirigidas a que Podemos se presentara en solitario. Nacho Escolar explicó en la SER sus conversaciones con dirigentes de Más País y Sumar que le confirmaban que, para ellos, era más importante excluir a Podemos que revalidar el gobierno. La respuesta de Podemos a las humillaciones no fue entendida por algunos militantes, pero hoy se revela acertada. Podemos dijo que competir contra Sumar haría imposible evitar una mayoría absoluta de las derechas y ayer comprobamos que eso era cierto. Hoy Podemos es un partido modesto con cinco diputados; los mismos que IU o que los Comunes de Ada Colau. Es un número de diputados menor a su peso electoral, pero sus diputados son tan cruciales como los de Bildu, ERC o el PNV y ninguna fuerza de la izquierda fuera de Catalunya y el País Vasco (los territorios que han protagonizado el frenazo al fascismo) cuenta con tantos militantes. Tampoco esta vez han matado a Podemos.
  1. A pesar de que aumenta el peso de los viejos partidos del turno bipartidista contemporáneo (PSOE-PP), que pasan del 48% de los votos y 209 escaños al 64,7% y 258 escaños, estamos lejos de un sistema de bipartidismo imperfecto como señalan algunos politólogos. Por el contrario, la dinámica de bloques se refuerza. El bloque plurinacional pasa del 50,8% y 188 escaños al 48.4% y 171 escaños, pero es más crucial que nunca.
  1. El bloque reaccionario, aunque lejos de las expectativas, avanza de 10,4 millones de votos, el 43,1% y 153 escaños en 2019 a 11,2 millones, el 45,6% y 170 escaños ayer. El ultraderechizado bloque reaccionario, aunque no podrá formar gobierno, crece electoralmente y sigue mandando en los medios y la judicatura. Para ellos este resultado es sólo una prórroga del partido. Van a trabajar para una repetición electoral y tienen muchas bazas para lograrla.
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