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No alla guerra, sì alla solidarietà e all’internazionalismo!

Le immagini dell’isola di Lesbo e della frontiera greco-turca hanno fatto il giro del mondo: centinaia di migliaia di rifugiati in arrivo dalla Turchia da alcuni giorni tentano di varcare il confine greco ed entrare in Europa. Si tratta di persone in fuga da guerre e crisi che hanno colpito il Medio Oriente negli ultimi 10 anni.

Una parziale stabilità la avevano trovata in Turchia, dove il regime di Erdogan – in cambio di finanziamenti monstre del valore di 6 miliardi di euro da parte dell’Unione Europea – aveva “trattenuto” i rifugiati. Ma Erdogan ha deciso di giocarsi la carta e utilizzare i 3.7 milioni di siriani fuggiti dalla guerra come arma di ricatto per perseguire tre obiettivi di Erdogan: 1. distrarre la popolazione che vive entro i confini della Turchia dalla crisi economica e politica “in casa”, che sta mettendo in discussione l’egemonia del suo partito AKP; 2. sfruttare l’instabilità e i mutamenti profondi nel Medio Oriente – in particolare in Libia e appunto in Siria – per espandere gli interessi geopolitici nella regione; 3. attaccare l’esperienza del “confederalismo democratico” del movimento curdo, per impedire che si estenda sul territorio turco.  Già l’estate scorsa le retate contro i rifugiati siriani erano state intensificate e i primi migranti espulsi in zona di guerra. Il Sultano di Ankara negli ultimi giorni ha deciso di andare oltre, aprire le frontiere con la Grecia e la Bulgaria per “lasciarli passare” e garantire, con la presenza di soldati dell’esercito turco ai confini greci, che i rifugiati non ritornassero in Turchia.

 

E l’Unione Europea?

L’UE, invece, dimostra ancora una volta di non voler rispondere alle reali esigenze dei popoli: nel 2016 conclude il patto con il diavolo sultano; quando il diavolo sultano poi decide di rompere il patto, l’UE grida allo scandalo. Verrebbe da ridere se questa ipocrisia non producesse sofferenze, respingimenti e morte. Il blocco dei rifugiati con una presenza massiccia della guarda costiera a Lesbo e delle forze di sicurezza sulla terraferma con l’utilizzo di armi da fuoco la si sta facendo in nome della “difesa delle frontiere europee”. Per bloccare queste donne e questi uomini il governo greco non esita neanche ad utilizzare gruppi neofascisti organizzati, giunti da tutta la Grecia – e a quanto pare anche da altri paesi europei – in sostegno alle forze dell’ordine, attaccando violentemente rifugiati, attivisti solidali e giornalisti.

Si tratta della stessa logica di blocco e respingimento di migranti istituzionalizzata nel Memorandum tra il governo italiano e il governo internazionalmente riconosciuto di al-Sarraj in Libia: L’accordo firmato nel 2017 dall’allora Ministro degli Interni Marco Minniti (PD), rinnovato sotto la ministra Luciana Lamorgese (sempre PD), prevede aiuti economici e logistici alla criminale Guarda Costiera Libica in cambio del trattenimento di rifugiati libici e sub-sahariani nei “lager” in Libia. Lo stesso è avvenuto anche in Sudan dove l’UE ha fornito finanziamenti a una milizia (Rapid Support Forces) del governo al-Bashir per effettuare controlli sulle frontiere, la stessa milizia che è stata responsabile per crimini di guerra e migliaia di morti durante le rivolte in Darfur, usando armi anche contro i migranti. 

L’esternalizzazione delle frontiere europee rimane quindi un processo profondamente legato all’integrazione europea dal quale nessun singolo Stato si sottrae. Anzi, la collaborazione tra l’Unione Europea e l’agenzia di management delle frontiere europee Frontex dimostra che proprio durante le cosiddette “crisi dei rifugiati” questo processo d’esternalizzazione delle frontiere viene accelerato.

 

Che fare?

Governo greco e Unione Europea martedì 3 marzo, in una conferenza stampa congiunta, avevano accusato Erdogan di utilizzare i rifugiati come merce e di scatenare, tramite agenti provocatori, scontri e violenze al confine greco-turco. La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha subito confermato supporto politico, economico e logistico alla Grecia, descrivendola lo “scudo” dell’Europa: nelle prossime ore arriveranno 1.500 agenti di sicurezza dell’agenzia Frontex a bloccare il confine e aiuti finanziari di 700 milioni di Euro. 

Oggi non ci troviamo più di fronte a una “crisi dei rifugiati” come l’abbiamo vissuta nel 2015, bensì a una “guerra contro i migranti” alla quale l’UE partecipa pienamente. L’Unione Europea non riesce ad essere in alcun modo una possibile soluzione della crisi.

Di fronte a questi sviluppi, chiediamo:

Noi come Potere al Popolo ci impegneremo al massimo affinché il governo italiano agisca per implementare queste misure. Chiediamo a tutte le organizzazioni e ai singoli cittadini che sono solidali ai valori dei diritti umani, della pace e dell’internazionalismo di fare lo stesso, in Italia, in Europa e ovunque possibile. In un mondo con un futuro sempre più incerto, dove gli equilibri di potere stanno mutando rapidamente, dobbiamo saper reagire per difendere i nostri interessi e valori. Dobbiamo saper resistere all’imperialismo in tutte le sue forme per porre fine alla guerra, perché è un dovere difendere chi soffre, indipendentemente dalle origini.

La giustizia e i diritti umani non possono essere selettivi – restiamo umani!

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