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NICOLETTA DOSIO. OGGI SONO 300 GIORNI DI DETENZIONE

Per la “nostra” Nicoletta Dosio quella odierna è la trecentesima giornata di detenzione che sta vivendo. Dallo scorso lunedi 30 dicembre, giorno del suo arresto, ha trascorso 92 notti nel carcere torinese Lorusso e Cutugno, le altre fra le mura di casa, usufruendo della possibilità di detenzione domiciliare dettata dall’emergenza covid-19, per il suo essere soggetto fragile dal punto di vista medico, e per le precarie condizioni igieniche e sanitarie del carcere.

Se da un lato, pochi giorni fa, ha ricevuto una nuova denuncia, dovuta alla sua evasione per salutare Dana Lauriola mentre la Polizia la stava trasferendo dalla sua abitazione al carcere, dall’altro sappiamo che prima di questo episodio le era stata applicata la riduzione di pena di quarantacinque giorni che usualmente spetta ai detenuti ogni sei mesi di detenzione. Questo vuol dire che salvo nuovi provvedimenti Nicoletta potrebbe essere libera fra circa tre settimane.
Mancano pochi giorni, ormai, finalmente!

Al di là della sua scelta di non richiedere misure alternative alla prigione, definiamo ancora una volta la sua carcerazione, e quindi la condanna che ha ricevuto (lei e altre undici persone) assurda e vigliacca, figlia di una vera e propria guerra che la procura torinese sta portando avanti da diversi anni ormai, nei confronti del Movimento No Tav (uomini e donne, valligiani e non, giovani, adulti ed anziani, nessuno ne resta esente), fatta di detenzioni, spesso preventive, di intimidazioni, di pene definitive spropositate rispetto ai fatti accaduti, di richiami orali, di sospensione della patente di guida, di divieti di dimora e di transito, di fogli di via da determinati comuni, di richieste economiche dettate da multe, di espropri di terreni. Tutto questo oltre alle violenze fisiche, e purtroppo non solo quelle, inflitte dalle forze dell’ordine, purtroppo non solo nei momenti magari più conflittuali ma anche in situazioni molto tranquille e serene. Come si è ben visto un mese fa nel deflusso del presidio dei solidali per l’arresto di Dana Lauriola.

La pena subita da Nicoletta si riferisce ad una giornata di mobilitazione del Movimento No Tav di oltre otto anni fa (3 marzo 2012), in un periodo molto intenso per le attiviste e gli attivisti, che seguiva il ferimento di Luca Abbà, caduto pochi giorni prima da un traliccio dell’alta tensione inseguito da un carabiniere. Il pomeriggio di sabato 3 marzo, in risposta alle dichiarazioni dell’allora premier Monti di riconferma della volontà nel procedere coi lavori per un nuovo tracciato ferroviario Torino-Lyon, fu indetta una manifestazione di protesta, denominata “Oggi paga Monti”, che vide l’apertura delle sbarre del casello autostradale di Avigliana, sulla tratta Torino-Bardonecchia. Una protesta pacifica, di decine e decine di persone che determinarono piccoli rallentamenti distribuendo volantini informativi agli automobilisti in transito, causando alla società gestore Sitaf un danno economico per mancato pedaggio delle vetture transitate di neanche 800 €.
Il lavoro scientifico della Digos torinese portò all’identificazione di dodici persone, condannate chi ad uno e chi a due anni, per un totale di 18 anni!! Di queste, lo scorso anno soltanto Nicoletta non aveva fatto richiesta di misura alternativa al carcere, e così, ormai trecento giorni fa, fu tradotta in prigione. Gli altri undici imputati però si, ma fra questi sono state respinte quelle di Dana Lauriola, altra militante No Tav di primo piano, incarcerata la mattina dello scorso 17 settembre, condannata a ben due anni (la pena minima prevista sono 15 giorni).

Un altro episodio questo – perché la lista, purtroppo, è lunga – che ha chiaramente messo in luce l’atteggiamento che assume la procura torinese ma anche il Governo in carica (che conferma in pieno il trend repressivo e speculativo dei precedenti), difronte all’espressione di dissenso che riceve. Anche davanti ad una protesta simbolica e pacifica, com’è stata quella mezz’ora di quel sabato pomeriggio di otto anni fa. La storia di Dana evidenzia inoltre come queste condanne siano in realtà anche veri e propri atti politici. Fra le motivazioni del rifiuto alla sua richiesta di misure alternative, il magistrato Elena Bonu la incolpa del fatto che col tempo è diventata una figura di riferimento del Movimento No Tav, di essere una militante convinta che non solo non si è mai dissociata dagli episodi che di volta in volta l’hanno vista protagonista anche in altri processi, tra l’altro terminati tutti sempre con l’assoluzione totale, ma che anzi, in un eventuale affido in prova o al limite in una carcerazione domiciliare, continuerebbe a divulgare le ragioni del no al Tav e a vedere e comunicare con altre ed altri militanti. Soprattutto abitando a Bussoleno, considerato dal magistrato paese cuore della protesta No Tav. E un altro problema sarebbe continuare a farla lavorare dove ha fatto fin ora, in una cooperativa sociale di reinserimento di senza fissa dimora (!!!).
Delle motivazioni che sembrano andare a ricercare ancora quell’impianto accusatorio presente a cavallo degli anni ’70 ed ’80, adottato nei processi per terrorismo, dove nelle aule di tribunale ti salvavi da dure condanne solo se ti dissociavi o facevi l’infame verso altri compagni di lotta. Già sbugiardato più di una volta l’accostamento fra terrorismo e Movimento No Tav, se non altro abbiamo la certezza che questa pratica giudiziaria non troverà sponde favorevoli in Val di Susa, dove tutto ciò che è stato fatto contro la grande opera e la distruzione che purtroppo già si sta portando con se, è sempre stato ragionato prima e rivendicato poi.

Oltre alle storie di Nicoletta e Dana, o a quella di Stefano (arrestato anche lui lo scorso 17 settembre, cinque mesi di domiciliari per resistenza a pubblico ufficiale), o a quella di Luca Abbà (per dirne un altro cui hanno negato le misure alternative, ha finito tre mesi fa un anno di semilibertà), negli ultimi periodi è evidente come siano numerose le attiviste e gli attivisti che, seppur in modo diverso, hanno subito o stanno subendo forti restrizioni delle proprie libertà. Fra carcere, fogli di via e identificazioni continue, che in questi giorni sappiamo si stanno traducendo in nuove denunce per chi comunque ha violato e continua a violare i divieti. E si tratta di persone che magari hanno già anche altre pendenze o stanno già affrontando processi. Quindi dal punto di vista giudiziario sarà un periodo difficile, anzi, lo è già da un po’. La cosa che ci consola però è che in trent’anni di attivismo il Movimento No Tav ne ha vissuti di momenti più duri, neanche pochi in realtà, ma ha sempre trovato comunque una continuità di voleri e di intenti, che ha creato poi le condizioni per superarli. E la risposta migliore in questo senso non poteva che essere una grande estate di lotta e partecipazione, come quella appena passata, iniziata a metà giugno col presidio permanente dei Mulini, che alle tante e ai tanti giovani che ci son passati ha dato modo di vivere e partecipare in prima persona l’esperienza No Tav, a pochi metri dal mostro, o con i vari campeggi ambientalisti o studenteschi, nell’area del presidio di Venaus. Momenti importanti, che sicuramente fanno paura al nemico, politico o forza dell’ordine che sia, che non può che rispondere con manganellate e arresti, non avendo altri argomenti reali e validi da contrapporre. Le esperienze che si intrecciano, le soluzioni che si trovano, i rapporti che si creano, i propositi che diventano realtà, sono cose che ci fanno ben sperare, soprattutto se arrivano da quei giovani tanto demonizzati in questi giorni.
Come ci da un gran senso di serenità iniziare a vedere davvero il traguardo della liberazione di Nicoletta.

Attendiamo con ansia questo prossimo 17 novembre, quando potrà di nuovo essere libera di muoversi, parlare e frequentare le persone ed i luoghi che vuole lei.

Con l’occasione rinnoviamo l’invito a scrivere a Dana, per farle sentire la nostra vicinanza e darle il nostro supporto. La vogliamo libera, subito!! (per ricevere una sua risposta nella busta metti un’altra busta ed un francobollo).
Dana Lauriola
Casa Circondariale Lorusso e Cutugno
Via Maria Adelaide Aglietta, 35

10151 Torino

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