Ieri mattina, 25 giugno, ci siamo riuniti in presidio fuori la Chiesa di Sant’Antonio a Tarsia per attendere l’arrivo dei tecnici e degli ufficiali della Procura che avrebbero dovuto eseguire delle verifiche predisposte dal magistrato sulla sicurezza del posto, così come ci era stato comunicato la settimana scorsa. Forse dissuasi dal presidio, non si è presentato nessuno.
La sorpresa l’abbiamo avuta stamattina,26 giugno, alle ore 8.15, quando si sono palesati tecnici ed ufficiali accompagnati dalla polizia municipale e hanno circondato l’edificio bloccando le vie d’accesso. Di fronte alle osservazioni degli ospiti del dormitorio che hanno chiesto come mai non fossero venuti nel giorno concordato, le autorità non hanno risposto ma semplicemente hanno detto che sarebbero entrate con la forza se necessario. Successivamente hanno proceduto ad effettuare le verifiche in un silenzio tombale, senza dare nessuna informazione e lasciando occupanti e solidali ignari di quello che stava accadendo, identificando- fra l’altro- uno degli occupanti.
Troviamo assurdo che in una città come Napoli, piena di edifici pubblici pericolanti – in primis le scuole – l’attenzione delle autorità sia riservata improvvisamente e in tempi record proprio a questa Chiesa, abbandonata da anni all’incuria e al saccheggio!
Troviamo assurdo che si mobiliti l’intero apparato statale contro la nostra esperienza di mutualismo e solidarietà, che costituisce una ricchezza e un’opportunità per tutti: per i senza tetto che ci dormono e che stanno riprendendo in mano le loro vite un po’ alla volta, ma anche per gli abitanti del quartiere che hanno visto la Chiesa aperta, riqualificata, che cucinano per le cene solidali e che partecipano e sostengono questa esperienza.
Troviamo assurdo che di fronte alla crisi delle politiche sociali in città si risponda con la forza dell’ordine pubblico, usato per tutelare soltanto le esigenze dei privati. Privati che vogliono speculare e fare profitti, non garantiscono nessuna accessibilità ai luoghi che gestiscono, né tanto meno una loro utilità sociale
Ma noi continueremo a costruire solidarietà e a mobilitarci, per difendere questa esperienza ed il progetto, affinché si possa finalmente costruire un dialogo che tuteli le persone ed i loro bisogni e non i profitti e i soldi di pochi.
La nostra arma è la solidarietà!
DIVISI SIAMO NIENTE, UNITI SIAMO TUTTO.