Site icon Potere al Popolo

IL MOMENTO DI CAMBIARE TUTTO. APPELLO ALLA COSTRUZIONE DI UN BLOCCO POLITICO E SOCIALE INDIPENDENTE VERSO IL 2027

Oggi che milioni di persone in tutto il mondo rialzano la testa.
Oggi che il sostegno alla Palestina e il ripudio del genocidio israeliano mobilitano una massa sempre più vasta, che attorno alla Global Sumud Flotilla si realizza una solidarietà senza precedenti che vede in prima linea i lavoratori dei porti.
Oggi che scioperare, manifestare, bloccare, diventano di nuovo pratiche per migliaia di lavoratrici e lavoratori, per cittadini a cui è stato raccontato che “tanto non serve a nulla”.
Oggi che una nuova generazione prende consapevolezza dei rischi globali, della catastrofe ecologica, delle guerre, dello sfruttamento – ma anche delle potenzialità dello sviluppo, della forza della cooperazione sociale…
Oggi che si fa avanti il bisogno e il desiderio di ribellarsi, non possiamo permettere che questi movimenti siano sconfitti o assorbiti dal sistema. Dobbiamo svilupparli e costruire una vera alternativa.

Negli ultimi trent’anni in Europa abbiamo visto allargarsi la separazione tra popolo e istituzioni. Governi di destra e di centrosinistra hanno applicato sostanzialmente la stessa politica economica: privatizzazioni, austerità di bilancio, smantellamento dei diritti del lavoro e dello stato sociale, contenimento salariale, attacco alle pensioni, priorità assoluta al mercato e ai profitti delle imprese.
Hanno portato avanti la stessa politica migratoria, erigendo una fortezza intorno all’Europa, finanziando Libia e Turchia, lasciando i migranti morire in mare, rinchiudendoli in veri e propri lager, ricattandoli sui documenti per sfruttarli meglio, deportandoli.
Destra e centrosinistra hanno realizzato la stessa politica sociale, tagliando su istruzione, sanità, ricerca, edilizia pubblica. E hanno poi represso le manifestazioni popolari, restringendo ovunque gli spazi di democrazia e partecipazione… Il risultato è stata la passivizzazione della popolazione e il ritorno sulla scena, a 80 anni dalla sconfitta del nazifascismo, dell’estrema destra in Europa.

In Italia abbiamo visto tutto questo e anche di più, perché le politiche neoliberiste sono state imposte in maniera ancor più forte. I principali sindacati CGIL, CISL, UIL hanno accettato le ragioni del mercato e si sono resi sostanzialmente complici tramite la concertazione e il moderatismo, arrivando all’attiva collaborazione, come nel caso della dirigenza CISL direttamente cooptata nel governo… Con il risultato che nel nostro paese i salari – caso unico in Europa – in trent’anni hanno perso potere d’acquisto, le tutele per i giovani sono minori che altrove, dilagano il lavoro nero, gli stage, gli apprendistati, spingendo centinaia di migliaia di italiani a emigrare.
In questa confusione, in questa guerra tra poveri, in questa stanchezza, il governo Meloni è arrivato per fare quello che sempre fa la destra: comprimere ulteriormente i diritti delle classi popolari, dare più soldi ai ricchi, additare falsi nemici che distolgano l’attenzione. Al di là di qualche dichiarazione populista, Meloni ha continuato la stessa politica anti-popolare di Draghi e Von der Leyen per accreditarsi presso le élite occidentali e sperare di ricevere qualche briciola.

Ma le cose stanno cambiando. Nel permanere della globalizzazione la frammentazione del mercato mondiale sta determinando l’emergere di un mondo nuovo, più complesso, in cui ex stati colonizzati o battuti, provano a mediare i propri interessi, spesso in competizione, tramite strumenti come i BRICS e, cresciuti in ricchezza e potere, cercano di rinegoziare l’ordine mondiale a loro favore. Questo determina una feroce risposta da parte dell’imperialismo a guida USA: interventi militari, economia di guerra, riarmo. E nello scontro torna addirittura la minaccia nucleare, con Stati Uniti e Russia che posseggono più di 5000 testate nucleari ognuno…

È sempre più evidente che lo sbocco delle politiche liberiste è la guerra, come vediamo in Ucraina, o il genocidio, come vediamo in Palestina, dove Israele ha il sostegno o la connivenza occidentali perché si presenta come il bastione del suprematismo, avamposto di controllo del Medio Oriente. E sempre più persone capiscono che per conquistare la pace bisogna rovesciare il sistema economico, guerrafondaio, anti-democratico dominante oggi nel mondo. Mettere pressione ai nostri governi dal basso, nelle piazze, nei luoghi della formazione, nei posti di lavoro. Ma allo stesso tempo essere anche capaci di entrare nelle istituzioni e nei media per denunciare cosa accade, bloccarne il “normale” funzionamento, ottenere delle vittorie. Dove questo è accaduto – come in Francia, Spagna, Belgio, America Latina… – alcuni risultati sono arrivati. Dove l’opposizione sociale non ha prodotto anche una forte rappresentanza politica e mediatica, le politiche guerrafondaie e anti-popolari sono proseguite indisturbate.

È questo il problema che si pone anche in Italia. Lo abbiamo visto con il movimento iniziato il 22 settembre con un milione di persone in piazza e che ha attraversato tutta l’Italia fino ad arrivare allo sciopero generale del 3 e all’oceanica manifestazione di Roma del 4: c’è una vasta sensibilità popolare contro il genocidio, le politiche di guerra, il neoliberismo, l’ingiustizia del forte contro il debole. C’è una grande consapevolezza di cosa non va. C’è ancora un grande odio contro i privilegi piccoli e grandi. Davanti al Governo Meloni che fa la voce forte solo con i deboli ma poi si svende a USA e Israele, davanti alle ambiguità e incoerenze di PD e 5 Stelle, che persino sulla Flotilla non operano per disinnescare il conflitto, entra in difficoltà il sistema e nasce la voglia di qualcosa di nuovo. Che però deve fare i conti con molta sfiducia nella politica. Lo certifica uno studio dell’Istat appena uscito sulla partecipazione politica: milioni di cittadini, soprattutto delle classi popolari, non si informano nemmeno di politica, perché sono convinti di non poter cambiare le cose.

Noi vogliamo combattere questa sfiducia e far apparire in Italia una politica differente. Una politica che dia continuità ai movimenti ed evitare che vengano dispersi dalla repressione o dal riflusso, una politica che sappia interpretare i bisogni popolari, che combatta ferocemente Meloni ma che rifiuti anche un centrosinistra che non è in grado di fare un’opposizione degna, che è compromesso con tutti i poteri, europei, atlantici, fino a quelli di padroni e padroncini sui territori.
Una politica che ripudi la guerra e l’economia di guerra, che rompa con la NATO e lo Stato di Israele, che si batta contro un’Unione Europea sempre più reazionaria e guerrafondaia e che sia per il disarmo e per costruire nuove relazioni internazionali. Una politica di moderno socialismo, in grado di garantire eguaglianza sociale, pianificazione ecologica e giustizia climatica, redistribuzione della ricchezza, diritti e partecipazione alle lavoratrici e ai lavoratori, controllo popolare. Che sappia abolire l’apartheid per i migranti, i sistemi elettorali truccati ripristinando un sistema proporzionale, facendo rispettare le parti più avanzate della nostra Costituzione.

Una politica del genere non è un’utopia. È qualcosa che è già in marcia. Negli ultimi due anni si è andata sempre più stringendo un’alleanza tra settori del mondo studentesco e giovanile, sindacati conflittuali come l’USB, reti ecologiste, case del popolo, centri sociali e comitati locali, mondo della cultura radicale e organizzazioni politiche. Quest’alleanza è scesa in piazza diverse volte, costruendo grandi cortei nazionali, come quello del 21 giugno contro la NATO o giornate come quella del 22 settembre contro il genocidio, attirando l’attenzione mediatica, e anche l’attenzione degli apparati repressivi che non a caso hanno provato ad infiltrare – cosa senza precedenti – Potere al Popolo.

Ora vogliamo allargare quest’alleanza. Vogliamo farla diventare un blocco sociale e politico che nel 2027 riesca a far entrare nelle istituzioni i soggetti sociali che non sono rappresentati. Persone degne e coraggiose che sappiano fare opposizione e soprattutto la facciano a contatto con chi quotidianamente lotta. Che sappiano rappresentare gli interessi della maggioranza contro la minoranza di privilegiati. Che sappiano far apparire una politica bella, entusiasmante, che sfrutti l’invenzione e la forza popolare per fare dell’Italia un paese più felice e non condannato all’estinzione e alla marginalità.

È il momento di cambiare tutto.

Potere al Popolo!

Exit mobile version