Sta facendo parlare di sé la protesta di Ilaria Lamera, studentessa accampatasi di fronte al Politecnico di Milano in protesta contro il caro affitti, e che diverse organizzazioni studentesche stanno riproducendo avanti contro il caro affitti.
Nelle grandi città, la rendita immobiliare, la speculazione e la totale deregolamentazione delle piattaforme di “condivisione” stile Airbnb sta escludendo le fasce più popolari e i figli e le figlie di famiglie normali dal diritto alla casa e allo studio.
Un fenomeno che accomuna, checchè ne dica Valditara, i comuni amministrati dalla destra e dal centro-sinistra.
Anni di favoreggiamento dei signori del mattone hanno prodotto questo. Eppure basterebbe recuperare il patrimonio immobiliare lasciato totalmente vuoto dal pubblico e dalle grandi proprietà, per avere nuove case popolari e case dello studente, come stanno progettando in Catalogna.
In Italia solo 4 case su 100 sono case popolari (in Francia sono 15, in Gran Bretagna 16). Ci sono circa 650 mila persone regolarmente iscritte alle liste d’attesa che non riescono ad accedere perchè le istituzioni non assegnano le case. Sono però circa 7 milioni gli edifici vuoti nel nostro paese.
Potere al popolo! vuole:
- un piano straordinario per la messa a disposizione di 1.000.000 di alloggi popolari in 10 anni, attraverso il prioritario riutilizzo del patrimonio esistente;
- l’introduzione di un’imposta fortemente progressiva sugli immobili sfitti, l’abolizione della cedolare secca e la possibilità per i sindaci di requisire lo sfitto in situazioni di emergenza abitativa;
- una politica di controllo degli affitti, stabilendo canoni rapportati alla rendita catastale;
- l’abolizione dell’articolo 5 della legge Lupi, che nega a chi occupa la possibilità di allacciarsi alle reti elettriche, idriche e del gas;
- un controllo delle tariffe per i servizi pubblici essenziali e la loro garanzia per tutte e tutti, in particolare per chi è in condizioni di disagio socio-economico;
- una moratoria sulla “morosità incolpevole”;
- un piano di riqualificazione delle periferie, in cui vivono 14 milioni di persone;
- un salario minimo di #almeno10 euro l’ora che consenta a chi lavora di avere un’esistenza libera e dignitosa.