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MERIDBULLONI DI CASTELLAMMARE (NA): L’ARROGANZA DEL GRUPPO FONTANA E GLI SCHELETRI NELL’ARMADIO DI POLITICANTI DALLA DOPPIA FACCIA

Oggi al MISE c’è un tavolo di confronto tra MeridBulloni del Gruppo Fontana S.p.A., sindacati e istituzioni.

Lo diciamo in premessa: il ricatto aziendale, che impone agli 81 lavoratori del sito di Castellammare di Stabia (NA) di scegliere entro il 1 febbraio se accettare trasferimenti nei pressi di Torino, a 900km di distanza da casa o prepararsi alla chiusura del sito, è irricevibile e si deve fare in modo che venga immediatamente tolto dal tavolo. Altrimenti costituirà una perenne spada di Damocle sul collo di 81 uomini e delle loro famiglie.

Il caso della MeridBulloni non è isolato. Ci sono altre aziende che in questi mesi usano l’arma dei trasferimenti, verosimilmente per mascherare licenziamenti. Le ragioni che le muovono sono differenti, ma tutte procedono in questa maniera per un semplice motivo: sentono che lo possono fare. Sentono di avere la forza per raggiungere il loro obiettivo.

Se lo possono fare è perché dall’altra parte glielo si permette. A permetterglielo è anche chi gioca su più tavoli e mostra volti diversi a seconda degli interlocutori.

Se i lavoratori lottano infatti per il diritto a restare – non solo dello stabilimento, ma degli operai, delle loro famiglie e di tutta la nostra comunità – troppi politici ci sembra giochino su più tavoli.
Pronti a recitare parole rassicuranti al presidio di Corso De Gasperi, ma magari già disposti ad accettare un futuro senza più industria, o addirittura a facilitare l’arrivo di speculatori e nuovi investitori per un progetto basato sul turismo e sulle strutture ad esso accessorie.
Procedere in questa direzione in un tempo in cui il Covid-19 ha mostrato le fragilità di sistemi basati sulla monocultura del turismo, è folle. Folle per la maggioranza della nostra gente. Perché non dobbiamo mai dimenticare che ciò che è folle per molti di noi, può essere occasione di guadagno per pochi.

Politica non significa prendere in giro i lavoratori e la cittadinanza. Politica è trovare, insieme, soluzioni. E soluzione non possono essere alberghi o mercati ittici.


IL NOSTRO COMUNICATO SULLA VICENDA

Un “mercato ittico” può essere considerato spazio pubblico?

Anche noi, qualche mese fa, probabilmente avremmo ritenuto il quesito del tutto inutile.
Ma oggi le cose sono diverse.

Il 18 dicembre il Gruppo Fontana S.p.A., in maniera improvvisa – almeno per gli operai, invia una lettera in cui invita i dipendenti ad accettare un trasferimento a 900km di distanza presso la sede della IBS, poco fuori Torino. Ha infatti deciso la fusione per incorporazione della MeridBulloni di Castellammare di Stabia (NA) per l’appunto nella IBS. In alternativa c’è solo la chiusura della fabbrica. Bere o affogare, questo il “ricatto” offerto agli 81 lavoratori.

Il management spiega che la scelta è motivata dall’esigenza strategica di efficientamento e riduzione dei costi, visti i problemi che si preannunciano a partire dai prossimi mesi nei mercati tradizionalmente importatori delle merci che escono dal sito campano.

Passano solo poche ore e già il mondo della politica si affolla a voler mettere a disposizione del Gruppo Fontana S.p.A. nuovi terreni dove poter spostare gli impianti. Su certa stampa appaiono i primi rumors: si parla di un’offerta di misteriosi compratori, interessati a rilevare i terreni su cui negli anni ‘70 furono costruiti gli edifici della MeridBulloni (e che la proprietà dell’epoca acquisì al prezzo simbolico di 1.000 lire, con la promessa di portare lavoro in quel territorio) per una cifra pari a 50 milioni di euro.

Si parla di lotti a Torre Annunziata e a Castellammare, a pochi km dall’attuale insediamento.

Si badi bene: fino a questo momento il Gruppo Fontana S.p.A. mai ha parlato della volontà di fare cassa vendendo i terreni come di una possibile motivazione del trasferimento/chiusura.

E allora che c’entrano i terreni? C’entra che Corso Alcide De Gasperi, la via su cui insiste la MeridBulloni, è potenzialmente appetibile per chi volesse speculare per costruire in vista di un futuro sviluppo turistico dell’area. Il mare è a due passi, c’è l’esperienza – finora tutt’altro che benefica per la popolazione, ma forse solo per pochi e già ricchi investitori e uomini d’affari – di Marina di Stabia Piccola, un porto turistico, realizzato tra l’ altro, con 130 miliardi delle vecchie lire di soldi pubblici.

L’allarme è che il Gruppo Fontana S.p.A. voglia vendere per fare soldi e che al posto della fabbrica possano sorgere alberghi e strutture turistiche.

Il Consiglio Comunale di Castellammare di Stabia si costerna, si indigna e all’unanimità approva un ordine del giorno che prevede un vincolo per quei terreni. Bene, direte voi. Perché, in effetti, se ci fosse vincolo industriale – se cioè si dicesse che quei terreni anche in futuro potranno essere usati solo per insediamenti industriali e non per altro – il valore del sito crollerebbe e verrebbero meno gli appetiti speculativi. Ma cosa ha previsto il Consiglio Comunale? Non il vincolo industriale, ma “uso pubblico”, una formula che è vero che non permetterà la costruzione degli alberghi, ma non chiude la strada a quella del mercato ittico o altre strutture commerciali che potrebbero rientrare nella “pubblica utilità”.

È cosa c’ entra il mercato ittico? Già nel 2018, quando si parlava di diversa destinazione d’uso di quest’area, nel progetto – fatto anche girare online – cosa troviamo al posto dello stabilimento della MeridBulloni? Proprio il mercato ittico!

E quindi la domanda che viene naturale, rivolta al Consiglio Comunale, è: con la nuova destinazione d’uso sarà possibile edificare un mercato ittico o, comunque, altre strutture propedeutiche a quelle turistiche già previste nei dintorni?

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