Questa mattina si tiene una nuova udienza del processo per le proteste che seguirono la morte di Abd El Salam. Come imputata, non farò mancare la mia presenza davanti al Tribunale Penale di Bologna.
La protesta per cui io ed altri compagni siamo stati denunciati è avvenuta il 15 settembre 2016 come risposta immediata alla chiamata alla mobilitazione lanciata sul piano nazionale dall’Unione Sindacale di Base, in seguito all’omicidio padronale del delegato Abd El Salam, avvenuto a Piacenza la notte precedente.
In questo sistema di sfruttamento malato, a dover pagare il conto per questo delitto non sono la GLS e la polizia – che durante i blocchi ai magazzini la notte tra il 14 e il 15 nulla fece per impedire il tragico esito -, bensì i compagni del sindacato di Abd El Salam e i giovani studenti e lavoratori che ne sostengono le lotte.
Ricordo ancora quelle terribili concitate ore, che purtroppo abbiamo tutti vissuto di nuovo il 18 giugno scorso come un deja vu: le disperate telefonate da Piacenza in tarda serata, la corsa ai cancelli, il dolore, la rabbia e l’orgoglio dei facchini, colleghi, amici e fratelli di Abd El Salam.
A centinaia ci riversammo per le strade di Bologna, così come in altre città, animando un corteo spontaneo e determinato che ci portò in piazza dell’Unità, luogo simbolo del meticciato del nostro blocco sociale, con cui e per cui Abd El Salam, insegnante in Egitto e operaio in Italia, ha lottato coerentemente fino alla fine.
Nel passare davanti alla Stazione Centrale la rabbia e il cordoglio ci hanno mantenuti saldi e compatti di fronte al cordone di polizia che non consentiva al corteo il legittimo accesso per poter comunicare quanto era accaduto nella notte precedente, il prezzo di sangue pagato da chi in questo paese cercava dignità per sè, per i propri cari e per i lavoratori di ogni colore o nazione, come i tanti che via treno, via mare o via aerea vengono ogni giorno respinti.
Oggi, a meno di due settimane dall’omicidio di Adil, avvenuto in circostanze simili e intorno al quale si sta già costruendo lo stesso teorema giudiziario che “a prescindere” scagiona i datori di lavoro, è importante rendersi conto che – nonostante l’inquietante precedente dall’omicidio di Abd El abbia aperto la strada a un avvitamento della violenza padronale contro il mondo del lavoro – la lotta operaia non ha fatto un passo indietro.
Le immagini che vengono riportate da mesi, rispetto a quanto sta accadendo di fronte a molti magazzini durante gli scioperi operai, lo squadrismo e per ultimo l’omicidio in provincia di Novara, ci dicono che, dopo la fase acuta della pandemia, la ristrutturazione economica alle porte sarà portata avanti dalle associazioni datoriali e dai governi di tutta Europa, senza guardare in faccia nessuno.
Non ci fermeranno, ci troveranno pronti a frapporci sulla loro strada!
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