Dal Journal de l’Insoumission: “Incontro con Marco M. di Potere al Popolo Napoli e Philippe Juraver, coordinatore dello ‘Spazio delle lotte’ della France Insoumise”
Intervista a cura di Séverine Véziès effettuata all’Università estiva della France Isoumise (AmFiS) di Tolosa
SV: Buongiorno Marco, potresti esporci le ragioni della tua presenza agli AmFiS Tolosa?
MM: Sono qui per rappresentare agli AmFiS di Tolosa il gruppo di Potere al Popolo Napoli e, soprattutto, la Camera Popolare del Lavoro, una sorta di “gruppo di azione” che agisce nelle situazioni di conflitto tra capitale e lavoro subordinato. Recentemente ci siamo impegnati a sostenere la lotta dei lavoratori della Whirlpool di Napoli e abbiamo creato un ponte con gli operai di Amiens grazie al supporto dello “Spazio delle lotte” (Espace des luttes, ndr) della France Insoumise e del gruppo del deputato François Ruffin.
SV: Potresti parlarci di questa vertenza?
MM: Whirlpool è una multinazionale statunitense che produce elettrodomestici. Arriva in Europa nel 1989, e, da allora, compra progressivamente alcune aziende europee del settore. La sua strategia consiste nell’acquistare dei marchi europei per occupare spazi di mercato, ma anche tecnologie all’avanguardia nella produzione di elettrodomestici, per, in seguito, delocalizzare la produzione. A partire dal 2012, la Whirlpool si sposta dall’Occidente, verso l’Europa dell’est. In questi anni ha chiusa due siti produttivi in Germania, uno in Svezia, uno in Italia (Trento, ndr), mentre un secondo, ancora in Italia (Carinaro, ndr), ha subito una pesante ristrutturazione che ha comportato la perdita di metà dei posti di lavoro. Recentemente la Whirlpool ha venduto anche il sito di Amiens, in Francia, favorendo una fantomatica riconversione che ha portato al licenziamento di 236 operai su 280.
Il 31 maggio scorso, la multinazionale ha annunciato la sua volontà di cedere il sito produttivo di Napoli. Eppure, la direzione aveva firmato un accordo otto mesi prima con il governo e i sindacati. L’azienda si era impegnata a mantenere tutti e 6 i siti italiani in cambio di incentivi pubblici messi sul tavolo dal governo: un piano di 250 milioni di euro tra sussidi pubblici, sgravi fiscali e investimenti dell’Azienda. L’accordo prevedeva anche la rilocalizzazione di parte della produzione realizzata all’estero, promettendo investimenti a lungo termine.
Una volta incassati i soldi, la Whirlpool ha comunque dichiarato il sito di Napoli improduttivo, così come aveva fatto ad Amiens. Per anni, ad Amiens, l’Azienda ha perseguito una politica di diminuzione del volume produttivo e ha imposto i “contratti di solidarietà” ai dipendenti, che implicano meno ore di lavoro, riduzioni salariali e la perdita di determinati diritti sociali, a partire dal taglio del welfare aziendale (mensa, ecc.).
Dal 2012 in poi, la Whirlpool ha preso gli stessi provvedimenti a Napoli, Siena ed in altri siti produttivi. A Siena, per esempio, i dipendenti guadagnano attualmente soltanto 600/700 euro al mese, mentre a Napoli siamo intorno ai 900 euro. Accettando questo tipo di accordi, i sindacati hanno dimostrato la debolezza della loro strategia rassegnandosi all’assenza di alternative alla minaccia della multinazionale. Così, questa vicenda rende palesi i limiti delle lotte quando esse sono condotte unicamente sul territorio nazionale e su un terreno tutto sindacale, apolitico.
Dopo l’annuncio della cessione del sito di Napoli, gli operai si sono immediatamente mobilitati. Noi in quanto Potere al Popolo li abbiamo appoggiati fin da subito. Qui si gioca un dramma per i lavoratori, le famiglie e tutta l’economia locale.
Entrando in contatto con i lavoratori della Whirlpool di Amiens, abbiamo individuato la strategia internazionale dell’azienda: ricatti, diminuzione della produzione e degli stipendi, peggioramento delle condizioni di lavoro, con lo scopo di decretare l’improduttività dei siti, giustificando così la delocalizzazione in Europa dell’est.
Ad Amiens, la Whirlpool ha ceduto il sito ad un acquirente impegnandosi ad aiutarlo finanziariamente, insieme allo Stato, per rilanciare un nuovo piano industriale che fosse infine redditizio. Ma non ha funzionato. La realtà odierna ci dimostra l’ipocrisia di tale operato: l’acquirente ha reimpiegato solo una parte dei dipendenti, ha percepito gli aiuti destinati a sostenere il piano industriale, e ha dichiarato lo stesso il fallimento un anno più tardi. La cosa che inquieta è che l’Azienda sta adottando la stessa strategia per il sito di Napoli, dichiarando la vendita e la riconversione come unica soluzione, e offrendo 20 milioni di euro all’acquirente per favorirne l’acquisizione. Venti milioni di euro per lavarsi le mani e scaricare il destino di 420 famiglie.
SV: Chi sono i responsabili di queste situazioni?
La principale responsabilità va sicuramente alla Whirlpool, che per anni ha incassato gli incentivi pubblici, ha imposto agli operai condizioni contrattuali e salariali peggiori, con la promessa che tutto questo sarebbe servito a rilanciare la produzione nel lungo periodo, salvo poi annunciare di netto, sia a Napoli che ad Amiens, la vendita dei due stabilimenti. In secondo luogo, c’è una grave responsabilità dei governi italiano e francese che hanno agito, e agiscono tuttora, entro un quadro “liberista”. I governi italiano e francese affrontano queste crisi aziendali con lo strumento dei finanziamenti pubblici e delle esenzioni fiscali, ma senza dotarsi di dispositivi giuridici, politici, legislativi che vincolino queste multinazionali a rispettare gli accordi contratti, a restare nel territorio investito, a sviluppare una strategia industriale di lunga durata. Non c’è alcuna volontà politica di sanzionare queste multinazionali, di regolamentare i movimenti di capitale su un piano nazionale ed europeo. Il paradigma liberista considera sempre che le aziende siano gli unici attori economici, che la libertà d’investimento e di movimento del capitale sia la sola condizione per creare crescita. La realtà dei fatti dimostra che non è così. Le classi dirigenti che hanno governato in Italia e in Francia negli ultimi trent’anni devono essere messe di fronte alle loro responsabilità. Bisogna restituire allo Stato un ruolo di direzione dell’economia, di controllo dei movimenti dei capitali, e dotarsi di strumenti efficaci di sanzione nei confronti delle multinazionali. In un caso come quello di Napoli bisognerebbe perfino che lo Stato requisisca i mezzi di produzione, espropriando l’Azienda statunitense.
L’inchiesta che abbiamo condotto ad Amiens e l’incontro con gli operai di questo stabilimento hanno permesso ai lavoratori di Napoli di prevedere e rifiutare la strategia della Whirlpool. La connessione tra le due lotte ha permesso di uscire dall’isolamento. Ha rafforzato la determinazione e la resistenza degli operai.
SV: Philippe Juraver, che aiuto e che sostegno lo Spazio di lotta della France Insoumise ha potuto fornire a queste lotte?
PJ: L’internazionalismo esiste già da molto tempo. “Proletari di tutti i paesi, unitevi!”, non è un mito. E abbiamo saputo dimostrare, attraverso le esperienze passate dello Spazio di lotta, e attraverso i legami stabiliti, a volte per caso, con altre forze politiche, che era possibile trasmettere un’informazione da un paese all’altro, e che questa azione serve una causa ben più larga della difesa di una conquista locale, regionale o nazionale. Whirlpool è un bell’esempio. Questa mobilitazione transnazionale ha permesso di fare una denuncia in un modo che ha potuto favorire i lavoratori francesi e italiani. Il nostro amico e deputato François Ruffin, che conosce benissimo il caso di Amiens, ha avuto un grande piacere a spiegare come le cose si sono svolte alla Ex Whirlpool di Amiens.
Le informazioni riguardanti la Whirlpool sono state trasmesse al Parlamento francese, ma d’ora in poi sarà possibile intervenire anche nel Parlamento europeo. Infatti, alla luce di che cosa succederà a Napoli, potremmo andare a Bruxelles con Anne-Sophie Pelletier, deputata europea e co-animatrice dello “Spazio delle lotte”, e organizzare un incontro pubblico davanti al Parlamento europeo. E quando parleremo della Whirlpool, avremo la certezza di ricevere numerose testimonianze simili da altri paesi. I cittadini si renderanno conto di che cosa succede, e che dovranno smettere di prenderci per degli idioti. Dal momento in cui gli Stati si mettono sotto il tallone della finanzia, sostenendo con crediti d’imposta la deregolamentazione del mercato del lavoro, distruggendo posti di lavoro per fare più profitti. Tutto ciò creerà una coscienza collettiva, al di là Francia. Quando parliamo di rivoluzione attraverso le urne, intendiamo dire che essa avviene anche sulla strada, attraverso le mobilitazioni cittadine. Non soltanto in Francia o in Italia, ma ovunque. Quelli che inizieranno questo movimento saranno i McDonalds che il 12 Novembre faranno un giorno di sciopero allo stesso tempo negli Stati Uniti, in Francia e in Inghilterra. Saremo i testimoni privilegiati di questi eventi, e proveremo a riprodurre questa simbiosi per altre lotte. E così che lo Spazio di lotta si renderà utile e si costruirà sul piano internazionale.
SV: Ricordiamo che non è la prima volta che la France Insoumise e Potere al Popolo lavorano insieme visto che Jean-Luc Mélenchon è già venuto a Napoli, raccontando in Francia quello che ha visto. Voi mettete in azione strutture di solidarietà, cioè state provando a rimediare alle mancanze del governo italiano, per esempio con il vostro ambulatorio popolare. Puoi parlarci di più della vostra azione?
MM: Più di quattro anni fa alcuni compagni occuparono a Napoli un ex ospedale psichiatrico minorile (l’ExOpg, ndr) dove hanno iniziato a organizzare attività sociali di sostegno alla popolazione. Abbiamo un ambulatorio gratuito, con medici volontari. Abbiamo la Camera Popolare del Lavoro, dove lavoratori, in particolare precari, possono venire e testimoniare delle violenze, dei licenziamenti che subiscono. Proviamo con una équipe di avvocati a organizzare la difesa di questi lavoratori, e con i nostri militanti diamo sostegno alle vertenze territoriali. Abbiamo una squadra di avvocati e di militanti che lavorano con i migranti per aiutarli a ottenere il permesso di soggiorno. Abbiamo un teatro popolare, e altre cose simili.
Chiamiamo tutto questo “mutualismo”, ma potremmo aggiungere che si tratta di un mutualismo “conflittuale” e “politico”. Cioè non ci limitiamo a creare una sorta di “welfare popolare auto-organizzato”. Il nostro obiettivo, con le Case del popolo, è quello di creare delle istituzioni popolari autonome, che siano anche istituzioni di “contro-potere”. Ricomponendo i diversi gruppi sociali, aggregando le ingiustizie subite e le rivendicazioni, unendo gli individui che si rivolgono a noi o partecipano alle nostre attività, cerchiamo di creare percorsi di auto-determinazione e di lotta che aspirino a obiettivi concreti e comuni. Dalla creazione di Potere al Popolo, abbiamo aperto oltre 26 (oltre 30, ndr) Case del popolo in tutta Italia. Vogliamo radicarci nella popolazione per creare degli spazi di partecipazione diretta, di democrazia, che nel futuro diventino spazi di elaborazione programmatica e di esercizio autonomo di potere popolare per realizzare, a livello cittadino e nazionale, un programma scritto con e per le classi popolari.
Quando ci siamo conosciuti con Gabriel Amard e Jean-Luc Mélenchon, abbiamo visto che c’erano delle similitudini forti con la France Insoumise, per ciò che riguarda l’importanza della partecipazione cittadina, e gli obiettivi della creazione di un potere legislativo e di un contro-potere dal basso.
SV: Abbiamo già incontrato Salvatore Prinzi di Potere al popolo durante la campagna delle elezioni europee, in occasione di una iniziativa sul tema dell’acqua pubblica organizzata a Lione dalla France Insoumise. Ciò rivela che esistono movimenti e partiti che, opponendosi alle politiche liberiste, vogliono convergere, lavorare insieme per fare avanzare un vero movimento di alternativa.
PJ: Un concetto su cui continuiamo a insistere in questi giorni a Tolosa è quello di “Federazione Popolare”. Significa sviluppare tutte queste iniziative cittadine, farle convergere e farne altrettanti esempi di ciò che il popolo può fare autonomamente. Vedere queste diverse iniziative nascere nell’attuale contesto politico in Francia è sorprendente, e ci prova che si, si può fare! Ci rivela il coraggio di questi cittadini e la possibilità di un’emancipazione popolare.
SV: E che questa lotta non deve situarsi soltanto al livello locale o nazionale, ma anche al livello europeo, internazionale per darsi forza ?
MM: Assolutamente si! Noi rimaniamo disponibili per perseguire questi scambi strategici, questi incontri, per creare un rete di lotta, informazione e solidarietà sul piano internazionale, che possa sostenere i lavoratori e i popoli d’Europa a realizzare un progetto nuovo per il futuro. Il progetto di un modello economico e sociale davvero democratico ed egualitario, di un futuro diverso da quello che i governi liberisti e i poteri economici del capitalismo vogliono imporci.
Per il link dell’intervista sul Journal de l’Insoumission:
Per la video-intervista con Philippe Juraver e Séverine Véziès