La ditta che opera per il Comune lo teneva a nero!
Ieri a Marano è morto cadendo dal tetto di una scuola Mebarki Abdel Karim, operaio di 55 anni di Quarto.
Di lavoro si muore. Questa purtroppo non è una notizia in questo paese in cui si parla continuamente di svariate presunte “emergenze” ma si parla (e sopratutto si fa) sempre troppo poco di quelle vere e che toccano le nostre vite; la precarietà, la disoccupazione giovanile, la qualità del lavoro, la sicurezza di poter tornare a casa quando si esce per andare a lavorare: quelle emergenze che ci investono nella vita reale, non quelle che inondano solo i canali televisivi.
In questo paese tutti si riempiono la bocca della parola “sicurezza” ma – quando dalle leggende metropolitane sugli immigrati si deve passare a parlare di ciò che ci mette davvero in pericolo (la povertà, il lavoro che non c’è, i ponti che crollano, ecc…) – nulla cambia e si continua ad andare a lavorare con il rischio di non tornare a casa.
Questo è quello che è successo a Mebarki Abdel Karim.
Quello che rende la vicenda ancora più inaccetabile è che lavorava senza contratto (il lavoro nero è sempre quello meno tutelato e più rischioso per la vita e la salute) sul tetto di una scuola e per conto di una ditta che svolgeva i lavori per il Comune.
Questo ci da la percezione di quanto il lavoro nero e il rischio di perdere la vita sul lavoro sia presente in profondità nella nostra società.
Da mesi portiamo avanti la nostra campagna contro il lavoro nero. Perché a queste morti non ci abitueremo e rassegneremo mai.
Anche per questo sabato scenderemo in piazza contro il lavoro nero.
Chiediamo più controlli sul lavoro, il rispetto e il potenziamento delle norme e degli organi di vogilanza sulla la salute e la sicurezza di chi lavora.
Vogliamo un lavoro che ci faccia vivere e non morire.