È ormai passato un mese dall’annuncio degli esuberi alla Körber (Ex Perini) di Mugnano.
Gli incontri tra sindacati e azienda continuano ma, mentre gli esuberi sono saliti a 90 su 460 lavoratori complessivi, le motivazioni rimangono inaccettabili.
È inaccettabile infatti che un’azienda come la Körber, multinazionale tedesca sicuramente in grado di mettere in campo strumenti alternativi per affrontare una previsione – previsione, non già realtà – di flessione degli ordinativi e del fatturato per il 2023, decida che il primo provvedimento percorribile sia abbattere la scure sui dipendenti.
Tra l’altro, nell’ottobre 2022 le RSU aziendali, di fronte al trasferimento di quattro lavoratori alla sede di Porcari con lettera di comando mai vista fino a quel momento, avevano già denunciato il comportamento arrogante e autoreferenziale dell’azienda e la criticità che ciò rappresentava in tempi di crisi energetica e di flessione del mercato.
È inoltre ancora aperta la questione dell’affitto dello stabile, di proprietà della lucchese FPM, disdetto a giugno 2022 con scadenza a dicembre 2023, per il quale è in corso una trattativa che, in caso di conclusione negativa o di aumento del canone, rischia di mettere in discussione la permanenza dell’azienda sul territorio.
La prospettiva di riduzione del danno, attraverso cassa integrazione e prepensionamenti, apre infine a considerazioni rispetto al futuro dello stabilimento sul territorio: si tratta di un’azienda storica, con un patrimonio di competenze e capacità di innovazione rappresentato dai suoi lavoratori che andrà perduto con il conseguente impoverimento del tessuto industriale del territorio lucchese.
Una crisi non si affronta con piani incerti e tagli ai posti di lavoro.
Gli appelli alla responsabilità sociale cadono nel vuoto degli accordi finanziari e degli interessi di profitto che non si fanno scrupolo a mettere a casa i lavoratori e le lavoratrici.
Per questo, nella precedente legislatura, Potere al Popolo aveva presentato, tramite il senatore Mantero, un disegno di legge e un emendamento antidelocalizzazione alla legge di bilancio 2022, scritto da lavoratori e delegati della GKN, da giuristi solidali e da avvocati del lavoro, che mettesse un freno alla desertificazione industriale e alla speculazione.
Si tratta di strumenti di legge che avrebbero obbligato le aziende a sottoporre al controllo pubblico l’esistenza dell’effettiva situazione di squilibrio economico patrimoniale e all’approvazione da parte dei rappresentanti sindacali e dei lavoratori del piano industriale in caso di licenziamenti e delocalizzazione. Provvedimenti che avrebbero messo al centro gli effetti sociali della chiusura di un’unità produttiva. Provvedimenti che, come sappiamo, le forze politiche dell’arco parlamentare non hanno voluto votare, in felice matrimonio con Confindustria, celebrando una volta di più la pacificazione forzata del conflitto tra interessi imprenditoriali e condizioni reali dei lavoratori.
Anche per questo la vertenza Körber ci riguarda: il ridimensionamento, anche se assorbito tramite cassa integrazione e prepensionamenti, è la vittoria dell’interesse di pochi sul bene collettivo e il futuro del territorio che ospita l’azienda.
Potere al Popolo Lucca è a fianco dei lavoratori della Körber, per pretendere un piano sostenibile per la continuità produttiva e la salvaguardia di tutti i posti di lavoro.