Nell’ottobre del 2013 un comitato di lavoratori disoccupati e di attivist* decise di occupare un grande terreno “agricolo” situato in Via Goito, una zona poco lontana dal centro cittadino. Motivo dell’iniziativa era quello di proteggere l’intera area dall’imminente cementificazione da parte di una cooperativa di costruzioni che aveva recentemente rilevato quello spazio.
Una parte dell’area verde era una discarica, la terra soprattutto in alcuni punti vicino ai palazzi veniva utilizzata come deposito di macerie . Nessuno dei residenti e dei cittadini poteva usufruire dello spazio che era, di fatto, abbandonato da anni.
Da quel giorno sono state centinaia le persone che hanno partecipato e costruito un progetto, a nostro avviso unico, di condivisione e difesa del territorio. Un progetto che ha coinvolto anche residenti e associazioni ambientaliste. Ad oggi ci sono più di 100 orti attivi e sono decine le iniziative culturali e politiche che vengono organizzate.
Nel luglio del 2017 fu comunicato che il percorso verso la cementificazione del 20% dell’area era stato approvato dall’allora giunta M5S . Nonostante ciò, il presidio ha resistito fino ad oggi. Oltretutto alla luce dell’alluvione del 9 settembre 2017, che ha visto la nostra città piegata anche a causa di una selvaggia cementificazione, oggi siamo ancora più cert* e più consapevoli che la difesa di quell’area sia assolutamente fondamentale.
Ovviamente anche i tentativi di sgombero e la repressione sono andati avanti. Il 28 novembre 2018 venne notificata a 10 frequentatori e membri del comitato (per lo più anziani) una denuncia per occupazione abusiva. Le foto allegate agli atti raffigurano semplicemente delle persone mentre entrano tranquillamente nell’area verde, così come fanno tantissime altre, mentre portano i loro cani a fare un giro oppure mamme con i bambini.
Ma il procedimento penale più pesante riguarda sicuramente 8 attivist* che nel marzo del 2016, di fronte al tentativo da parte della cooperativa proprietaria di entrare nell’area con mezzi pesanti ( con l’obiettivo dichiarato di “spianare” una parte di quel terreno) si opposero pacificamente schiarendosi di fronte ai mezzi e improvvisando la piantumazione di diversi alberi proprio nella zona di confine da cui i mezzi meccanici provenivano.
L’imputazione, questa volta, è per violenza privata.
Il processo è iniziato l’11 novembre di quest’anno. La cooperativa CLC ha anche deciso di costituirsi parte civile con l’obiettivo di chiedere un risarcimento nel caso di condanna.