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[LIVORNO] I REFERENDUM NELLA NOSTRA CITTÀ: UNA QUESTIONE DI CLASSE?

Lunedì abbiamo avuto a livello nazionale la conferma di un trend che ormai va avanti da molti anni, quello sì dell’astensione ma in particolare del fallimento nell’utilizzo dello strumento referendario da parte dei soggetti organizzati e della “società civile” che si collocano nell’ampio spettro del centrosinistra(che ormai da anni può voler dire tutto e niente).

Se da un lato l’analisi del referendum ha fatto sbocciare dichiarazioni incredibili tra una destra che si rivendica di non aver fatto votare e un centrosinistra che dichiara di aver portato al voto più persone di quante abbiano votato la destra nel 2022, noi riteniamo che l’analisi del voto, seggio per seggio, debba far scaturire un altro tipo di riflessione.

Guardando infatti alle percentuali di voto nelle cinque circoscrizioni livornesi vediamo una divisione molto netta tra i quartieri e le zone benestanti e i corrispettivi storicamente popolari.
Nella nostra città le percentuali di affluenza piu alte si registrano nei quartieri Nord, con addirittura seggi dove, rispetto alle comunali, vediamo un aumento del voto.

Andando invece verso sud, nella circoscrizione 5, tra l’Ardenza, Antignano e Montenero, fino a Quercianella, si raggiungono picchi del -19% dell’affluenza a questi referendum, referendum che, ricordiamo, parlavano di lavoro, contratti da fame e sfruttamento.

A Shangai, alla Guglia e nelle zone nord e sud intorno alla stazione abbiamo invece percentuali di affluenza in rialzo rispetto alle comunali di un anno fa, segno che certe questioni sono sentite da una parte della popolazione più che da un’altra.

Sembrerebbe che dinamiche simili si siano registrate anche in altri luoghi in Italia e forse può essere l’unico segnale realmente positivo che ci lascia questo referendum, dall’altra parte rimane una grande occasione mancata, grazie anche alla solita presunzione di un centro sinistra che sembra pensi ancora di poter parlare delle tematiche del lavoro senza coinvolgere lavoratori e lavoratrici.

Da parte nostra riteniamo sia fondamentale che le lotte su questi temi vengano portate avanti e si apra un nuovo ciclo di lotte e rivendicazioni, sia nella nostra città che nel nostro paese.

Già da anni si muovono lotte grandi e piccole per rivendicare il diritto a condizioni di lavoro dignitose e salari che stiano al passo con l’inflazione e l’aumento dei prezzi, ma se già erano represse dai governi di centrosinistra ora lo sono ancora di più da parte di un governo di estrema destra che fa di tutto per compiacere la grande industria, utilizzando le forze di polizia per reprimere nel sangue e nei processi chi lotta per una vita degna.

Abbiamo molto da fare, molto di cui parlare, troviamoci, organizziamoci!

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