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L’INCREDIBILE IPOCRISIA DEI GIORNALI SULLA PALESTINA. I LINCIAGGI MEDIATICI NON FERMERANNO LA SOLIDARIETÀ!

Forse annoiate dal caldo agostano, le redazioni dei giornali italiani si sono ridestate all’unisono in seguito alla pubblicazione di una newsletter del nuovo PCI che fa un elenco di persone che in Italia sostengono attivamente il sionismo e quindi sono al fianco dello stato di Israele, elmetto di cartone in testa, nel genocidio del popolo Palestinese. Nessuno scoop, intendiamoci, nè da una parte né dall’altra: la newsletter indica persone, aziende e società apertamente esposte nel sostegno a Israele, che anzi nulla fanno per nasconderlo, dal momento che da questo sostegno ricavano consenso, potere e fama; dall’altra le redazioni nostrane sono nientedimeno riuscite a scoprire una segretissima newsletter, inviata in chiaro sul web da anni a, supponiamo, migliaia di indirizzi. Niente male come capacità investigativa.Dato il carattere pubblico di ogni aspetto della vicenda, dai nomi e i ruoli dei sostenitori nostrani di Israele alla newsletter che li contiene, non c’è alcuna ipotesi di reato di alcun tipo. Una non notizia, insomma, di cui la stampa di destra ha approfittato per fare campagna contro il movimento di solidarietà con la Palestina, includendo nel calderone anche l’opposizione parlamentare, mentre la stampa liberale o “progressista”, Corriere e Repubblica in testa, si è “limitata” a denunciare un generico pericolo di violenza (piuttosto evanescente in verità, come pure sono costretti ad ammettere tra le righe) e a invocare, in piena linea con i quotidiani filogovernativi, una stretta repressiva. La non notizia serve, dunque, ad un duplice scopo: criminalizzare un movimento di massa molto forte e radicale di solidarietà con la resistenza palestinese (che nell’autunno fino alla primavera ha attraversato strade, scuole, università, luoghi di lavoro) additandone la componente o la pratica che possono essere presentate come “estreme”; ridurre ulteriormente gli spazi di agibilità democratica per chi contesta la linea guerrafondaia di Governo e UE, giustificando e pensando così di legittimare agli occhi dell’opinione pubblica le denunce già arrivate nei confronti di centinaia di attivist3, i manganelli, le minacce nei confronti di studentesse e studenti etc. Non c’è bisogno di essere del (n)PCI o dei CARC per subire la repressione: è sufficiente indossare una maglietta con una minuscola bandiera palestinese per sentirsi intimare da una giornalista del servizio pubblico di indossarla al contrario, come è accaduto ad un rappresentante dell’associazione Malatesta di Campobasso.

Queste manifestazioni di forza repressiva del potere – concorde al di là della casacca indossata, di estrema destra, destra presentabile, centro o centrosinistra che sia – sono in realtà una grande manifestazione di debolezza: i politici di ogni schieramento che intervengono e chiedono indagini, controlli, fermezza e repressione per una newsletter contenente nomi e incarichi pubblici compiono, in realtà, un tentativo disperato di indebolire il rifiuto radicale che le masse popolari del nostro paese esprimono nei confronti della guerra in generale e dello sterminio del popolo palestinese in particolare. Temono, i nostri “rappresentanti” senza legittimità, la naturale ripresa della mobilitazione in autunno e provano, prima di tornare ai manganelli, a spingere alla divisione e alla desolidarizzazione con mezzucci buoni per chiacchiere in un salone di barbiere o parrucchiere, non certo per la stampa, almeno per come la intendiamo noi. Ribadiamo quindi la nostra piena e incondizionata solidarietà al partito dei Carc e alle e ai loro esponenti messi alla gogna mediatica in questi giorni, rispediamo al mittente ogni tentativo di divisione e frammentazione, procediamo ancora più forti nel sostegno alla resistenza del popolo palestinese, una lotta che libera tutte e tutti noi.

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