Da quattro giorni le pagine del quotidiano leccese si occupano dell’annuncio di Salvemini per la candidatura di Lecce ad ospitare un nuovo impianto di compostaggio pubblico, facendo decadere (si spera!) la richiesta di Metapulia srl per la costruzione di un impianto per la produzione di compost e biogas con processo anaerobico.
Insomma, grandi annunci sulla futura gestione pubblica dei rifiuti, in particolar modo di quelli solidi urbani, ma non solo. È di ieri mattina l’articolo che spiega il grande piano combinato per liberare la Puglia dalla spazzatura, 7 impianti di compostaggio in regione, altri impianti di trattamento e recupero, una società pubblica ad hoc, con grande risparmio dei cittadini sulla TARI.
Premettiamo che ci fa piacere che si torni a parlare di gestione pubblica nei servizi, ma vorremmo capire cosa intendiamo per pubblico, qualcosa che restituisca effettivamente il controllo di beni e servizi a tutti noi o l’ennesimo carrozzone, una società al servizio della politica, per lo più opaca e lontana dagli interessi dei cittadini? Non solo. A preoccuparci sono anche le caratteristiche degli impianti, la dislocazione e il numero degli stessi. Il tutto lascia pensare ad impianti semi-industriali e industriali con alcune caratteristiche ancora non chiare.
Insomma, la politica regionale fa apparire tutto bello e accattivante, ma leggendo le dichiarazioni per ora non si va al di là degli spot!
A noi, invece, interessa sapere di cosa stiamo parlando, a cominciare dal nostro territorio.
Per prima cosa, mettiamo uno stop chiaro alle autorizzazioni e alle richieste da parte di società private!
In secondo luogo: che tipo di impianto pubblico si vuole a Lecce?
Non ci accontentiamo di annunci ad effetto. Tutte le parole spese fino ad ora non permettono di capire se l’amministrazione leccese e le altre istituzioni regionali coinvolte opteranno per soluzioni che realmente preservino i cittadini da una gestione errata e tutelino la salute e l’incolumità pubblica. Sarà un impianto aerobico o anaerobico? Dove verrà realizzato? A quale distanza dai centri abitati (Lecce, Surbo) e dalle scuole?
Vogliamo sapere se l’impianto di cui tanto si scrive avrà le stesse caratteristiche di quello ipotizzato dai privati (Metapulia s.r.l.). In tal caso, se lo si vuole anaerobico, non ci sarebbe nulla di cui gioire. Occorre sapere con chiarezza, prima dell’avvio di ogni iter, di cosa si stia parlando in concreto.
Chiediamo all’amministrazione e ai soggetti istituzionali interessati di programmare un’informazione adeguata, un percorso condiviso sullo studio e la fattibilità dei processi con le associazioni, i cittadini, le comunità che abitano il territorio. Chiediamo di predisporre studi tecnici scientifici esenti da conflitti di interesse e orientati in modo da poter fornire una valutazione non sul singolo intervento ma comparata, che tenga conto dell’impatto globale della mappa dei nuovi impianti e degli altri insediamenti già esistenti.
Esistono direttive nazionali ed internazionali (come la direttiva 2014/52/UE e l’accordo di Aarhus firmato anche dall’Italia) che tutelano il diritto di noi cittadini a prendere parte a decisioni in materia ambientale sul territorio in cui viviamo, prevedendo la partecipazione alle operazioni di VIA, e il diritto ad essere chiaramente informati sulle caratteristiche tecniche ed impattanti delle opere e sulle condizioni ambientali del territorio. Non dovremo nemmeno chiedere che questi diritti vengano rispettati, dovrebbero essere garantiti! E noi vogliamo, e chiediamo, con forza che tutto questo sia rispettato.
Abbiamo già tanti cattivi esempi sul nostro territorio, da Tap a Ilva, ad altri insediamenti industriali, alla stessa questione dei rifiuti. Silenzi e complicità istituzionali che ci hanno portato alla situazione attuale. Non possiamo più tollerare che si organizzi il futuro dei territori, spesso deturpandoli, senza la partecipazione di chi quei territori li abita.