Pochissimi esseri umani hanno avuto la fortuna di scendere nelle profondità degli oceani del mondo. Il luogo più profondo – 11 chilometri sotto il livello del mare – è la Fossa delle Marianne, che si trova poco sopra le 607 isole degli Stati Federati di Micronesia nell’Oceano Pacifico (per fare un paragone, il Monte Everest si trova a quasi nove chilometri sopra il livello del mare). Laggiù, al di sotto dei sei chilometri di profondità, nella cosiddetta zona adopelagica, non c’è luce. Il nome della zona adopelagica deriva da Ade, l’antico dio greco degli Inferi. Nella tragedia di Eschilo I Persiani, il coro canta: “Ade, il dio che tutto riceve, prende tutti in pugno e non li rilascia mai”. Le profondità sono trattate con timore, l’oscurità sottostante è quasi una porta verso l’inferno di fuoco dell’Ade.
Gli esploratori che sono scesi nei fondali oceanici più profondi a bordo di vari sottomarini riferiscono che al di sotto dei sei chilometri il buio è davvero accecante. Ma anche nelle acque più profonde hanno assistito a lampi di luce e poi hanno visto che le creature delle profondità marine emettono la propria luce (bioluminescenza) per attirare altri pesci o per cercare cibo, producendo luciferina (una molecola che emette luce) e luciferasi (un enzima), entrambe chiamate dal latino “portatore di luce”, che interagiscono e producono fotoni. Un nuovo studio ci dice che il 76% di queste creature delle profondità marine possiede questa capacità. Alcune sono piccole come alghe unicellulari che non possono essere viste dall’occhio umano, mentre altre sono grandi come il calamaro gigante, che può raggiungere la lunghezza di tredici metri. In queste grandi profondità si trovano creature uniche, molte delle quali si sono evolute per adattarsi non solo all’oscurità, ma anche all’estrema pressione dell’acqua (16,000 libbre per pollice quadrato o psi rispetto a circa 14,7 psi a livello del mare). Gli esseri umani hanno dato loro nomi fantastici per la loro stranezza: squalo goblin, polpo dumbo, calamaro vampiro, vermi zombie, pesce accetta seminudo. La chiave della loro sopravvivenza non risiede semplicemente nei loro occhi e nelle loro bocche fantastiche, ma nella luce che producono per combattere l’oscurità.
La lotta per la sopravvivenza è la storia naturale e umana della terra. Nessun animale e nessuna pianta soccombe a qualsiasi sfida oltraggiosa gli venga posta. Sulle spiagge di Pohnpei, uno degli Stati Federati di Micronesia, ci sono fiori – come il bellissimo ibisco costiero arancione, rosa e rosso – che spuntano dal terreno sabbioso e prosperano quando l’acqua salata li bagna. Nel 2013, il poeta pohnpeiano Emelihter Kihleng ha scritto Tide (marea), che coglie questa resilienza:
La marea, mi attira,
un ricordo delle cose che si perdono
e le cose che ritornano.
Sono in piedi sulla riva,
i piedi affondano nella sabbia,
e mi chiedo se l’oceano si ricorda di me.
Pohnpei non è stata bombardata durante la Seconda Guerra Mondiale ed è stata risparmiata dai test nucleari che hanno colpito l’Atollo di Bikini (23 test nucleari statunitensi tra il 1946 e il 1958) e l’Atollo di Enewetak (43 test nucleari tra il 1948 e il 1958), entrambi distanti rispettivamente circa 900 e 600 chilometri.
Nel 1934, Jean Cocteau pubblicò l’opera teatrale La Machine infernale (la macchina infernale). In essa, l’Oracolo di Delfi, che conosce la storia dell’Ade, dice al saggio Edipo: “Il mondo sotterraneo non è altro che uno specchio del mondo sopra, dove troviamo solo lo stesso volto, gli stessi destini e le stesse ombre”. Ma, in realtà, l’Oracolo di Delfi si era sbagliato. Nelle profondità, vicino alle porte dell’Ade, invece di soccombere alla loro situazione, le creature che vi abitano – nonostante la realtà del motto di Thomas Hobbes Bellum omnium contra omnes (la guerra di tutti contro tutti, o la lotta per la sopravvivenza) – producono la propria luce interiore per motivi di riproduzione o di conservazione. Quando ho letto dell’ubiquità di questi animali bioluminescenti negli oceani più profondi, ho pensato più al significato metaforico che a quello evolutivo: la loro luminescenza è solo una reazione biochimica o può essere letta come resilienza?
Come Tricontinental: Institute for Social Research abbiamo pubblicato il dossier n. 83 (dicembre 2024) The False Concept of Populism and the Challenges facing the Left: A Conjunctural Analysis of Politics in the North Atlantic. Questo testo è stato stimolato dalla vittoria elettorale di Donald Trump negli Stati Uniti, ma anche dalla posizione di settori del vecchio liberalismo e della vecchia socialdemocrazia, secondo i quali l’arrivo di un’estrema destra di tipo speciale costituisce la causa dei problemi dell’umanità. Non è solo Trump ad abituarci alle intimidazione e alla repressione che gli Stati Uniti e i loro alleati infliggono al Sud globale. Trump è nato nel 1946, un anno dopo che gli Stati Uniti avevano sganciato le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Quando era bambino, gli Stati Uniti invasero la penisola coreana (1945) e interferirono nelle elezioni in Costa Rica (1948), Siria (1949), Iran (1953) e Guatemala (1954). Trump ha certamente creato le condizioni per l’aggressione regionale israeliana con gli Accordi di Abraham (2020), ma non ha firmato gli ordini di trasferimento di sistemi di armi pericolose a Israele per la sua guerra genocida, né è l’unica forza del Nord Atlantico impegnata a difendere i suoi finanziatori.
Trump è un prodotto del patto neoliberale. È il mostro di Frankenstein. La sua pretesa di essere un miliardario self-made è vera quanto la sua pretesa di essere un politico self-made: in entrambi i campi è stato spinto da forze molto più grandi di lui. Quando i vecchi liberali e molti socialdemocratici hanno messo da parte i loro impegni per il welfare e il bene comune e si sono buttati a capofitto nel neoliberismo, hanno perso sempre più popolarità tra ampie fasce di elettorato nell’Atlantico settentrionale. Questi vecchi liberali e alcuni socialdemocratici hanno usato lo Stato per dirottare enormi parti del surplus per creare miliardari e poi togliere posti di lavoro al loro mondo. Avendo perso la base di massa, la classe dirigente ha cercato freneticamente un modo per mantenere la sua egemonia elettorale. Ciò significava, in primo luogo, distruggere la possibilità di una ripresa dell’assistenzialismo attraverso il centro-sinistra (il sabotaggio della campagna di Bernie Sanders e la cospirazione contro Jeremy Corbyn ne sono un esempio) e poi trovare candidati disposti a dire qualsiasi cosa per creare e disciplinare una nuova base (purché questi nuovi candidati, come Trump, rimanessero impegnati nelle rigide strutture di espropriazione di plusvalore dei lavoratori per i conti bancari dei pochi). Col tempo, incapaci di mantenere le loro promesse, Trump e altri esponenti dell’estrema destra di tipo speciale cadranno in disgrazia presso la loro base di massa. Quando ciò accadrà, la classe dominante, i Frankenstein del capitalismo, troveranno un altro prestigiatore che abbaglierà una base di massa disorientata continuando a infliggere brutalità ai lavoratori e ai contadini del mondo.
Cosa significherà per il mondo la presidenza di Trump, si chiede il commentatore liberale? Cosa ha significato per il mondo il patto neoliberista? Quando il “male minore” del patto neoliberista – Biden negli Stati Uniti, Starmer nel Regno Unito, Macron in Francia, Scholz in Germania (e fino alla patetica fine della sua carriera politica, Trudeau in Canada) – è totalmente complice di un genocidio in corso, c’è poco che Trump possa fare per essere peggiore. Oltre a “finire il lavoro” a Gaza, come lui e i suoi compari hanno giurato di fare, forse l’unica cosa che resta da fare è effettivamente, in stile Dottor Stranamore, condurre lo sterminio della razza umana e l’annientamento del pianeta. Ma anche quando si tratta di distruzione planetaria, cosa hanno fatto le mega-corporazioni del patto neoliberale se non commettere un ecocidio e ignorare l’evidenza della catastrofe climatica? Queste forze neoliberiste dicono di sostenere forme di liberalismo, come la libertà di parola, ma in realtà sono queste vecchie forze liberali ed ex socialdemocratiche del mondo atlantico che hanno introdotto poteri ampiamente incontrollati per le forze di repressione in nome dell’antiterrorismo, consegnando così questi poteri a forze, come Trump, che sono istintivamente contrarie alla libertà di parola e di associazione. I vecchi liberali e gli ex socialdemocratici diranno che almeno non sono patriarcali o razzisti, ma anche in questo caso i loro risultati sono abissali: il tasso di deportazione negli Stati Uniti è altrettanto alto, se non più alto, sotto i presidenti liberali che sotto quelli conservatori, e i vecchi liberali e gli ex socialdemocratici non hanno fatto quasi nulla per difendere i diritti delle donne, che sono diventati un passatempo da campagna elettorale piuttosto che un campo di lotta.
È proprio questo il punto: né i vecchi liberali e gli ex socialdemocratici né l’estrema destra di tipo speciale sono in grado di ampliare il campo di lotta. Questo apre degli spazi per i lavoratori per entrare in queste contraddizioni in modo fiducioso e chiaro, dare forma a una politica di emancipazione dalla morsa del capitalismo, permette di approfondire la battaglia delle idee e di sollevare questioni programmatiche che cercano di risolvere problemi reali piuttosto che cercare semplicemente di costruire alleanze elettorali per sconfiggere la destra.
Non riesco a togliermi dalla testa quelle creature delle profondità marine. A un certo punto del romanzo Frankenstein di Mary Shelley, il mostro dice che, sebbene “Adamo dovrebbe essere il suo creatore”, è “piuttosto l’angelo caduto” (cioè Lucifero). Il nome Lucifero – come luciferina e luciferasi – deriva dalla parola latina per “portatore di luce” e, sebbene il termine sia apparso per la prima volta in una traduzione della Bibbia ebraica della fine del IV secolo come traduzione della frase ebraica Heilel o “splendente”, è stato identificato con l’angelo caduto solo nel Paradiso perduto di John Milton (1667). È possibile che i mostri, i portatori dell’estrema destra di tipo speciale, come Trump, siano in qualche modo anche dei “portatori di luce” luciferiani, le cui contraddizioni ci permettono di vedere meglio gli inganni del patto neoliberale? Possono farlo, ma loro e il resto dei mostri del mondo nordatlantico non possono fare nulla di più. Non sono come le creature delle profondità marine. I loro seguaci sono momentaneamente esaltati dal loro carisma, ma presto tremeranno per i loro fallimenti. Dove andranno queste masse quando avranno perso interesse per l’estrema destra di tipo speciale? Le tristi realtà della guerra e della fame hanno spento le possibilità di una luce interiore per molti esseri umani che sembrano aver perso la scintilla nei loro occhi che contiene la promessa di illuminare una strada da percorrere.
Ma quella luce non può spegnersi. C’è sempre un lampo di luce. Il poeta haitiano Paul Laraque (1920-2007) ha scritto in modo surreale di questi brevi lampi di luce nelle danze delle creature e dei fiori nelle profondità delle acque nella sua poesia Mourir (morire), che appare nella sua raccolta del 1979 Les armes quotidiennes: Poésie quotidienne (armi quotidiane: poesia quotidiana):
L’onda dell’ombra li trascinò nel nulla,
in fondo al mare, dove riposano tra i coralli,
che si aprono come rose, la danza rossa e scintillante dei pesci,
i resti arrugginiti delle navi, l’opulenza irrisoria delle sabbie.
Quella danza rossa e scintillante dei pesci, la nostra protesta per un mondo nuovo.
Con affetto,
Vijay
*Traduzione della seconda newsletter (2025) di Tricontinental: Institute for Social Research.
Come Potere al Popolo traduciamo la newsletter prodotta da Tricontinental: Institute for Social Research perché pensiamo affronti temi spesso dimenticati da media e organizzazioni nostrane e perché offre sempre un punto di vista interessante e inusuale per ciò che si legge solitamente in Italia. Questo non significa che le opinioni espresse rispecchino necessariamente le posizioni di Potere al Popolo. A volte accade, altre volte no. Ma crediamo sia comunque importante offrire un punto di vista che spesso manca nel panorama italiano.