I sindacati concertativi sono tornati in piazza, ma sulla piattaforma di Confindustria, cioè per la riforma degli ammortizzatori sociali, traduzione: per i licenziamenti “graduali”. Per gestire la “bomba sociale” dei licenziamenti di massa in modo che vengano subiti passivamente: finte riqualificazioni e finte ricollocazioni, passaggio al precariato garantito dal Jobs Act, alla fine la NASpI.
Landini si dimostra anche nelle dichiarazioni che fa, il più fedele alleato di Draghi, chiedendo solo che le “riforme” (tutte, quelle del PNRR, che in cambio dei miliardi saranno lacrime e sangue, come la Grecia, come quella del patto già sottoscritto con Brunetta per il Pubblico Impiego) siano fatte “insieme”.
In piazza Castello CGIL-CISL-UIL-UGL con Landini. Sì, anche UGL, quella dell’accordo infame sui riders e delle simpatie di estrema destra: in quella piazza c’è pure la “tenda Embraco”, gestita “unitariamente” (pure con Cirio). Ma i lavoratori e le lavoratrici ex Embraco non ci saranno: tolto il solito gruppo intorno alle RSA, il resto resterà nell’anticamera dell’inferno (consolandosi con la benedizione di Nosiglia), in attesa del licenziamento che scatterà il 22 luglio.
Per questo esito della vertenza Embraco bisogna ringraziare proprio la FIOM, quindi la CGIL di Landini. Avendo concesso a Whirlpool, diversamente da quanto fatto a Napoli, di svuotare indisturbata la fabbrica ancora prima dell’accordo bidone del 2018, da cui poi si è originato l’esito attuale. In un quadro in cui insieme alla UIL, maggioritaria nella RSU, si è prodotto l’infamia della cosiddetta “tombale”: cioè il documento fatto firmare a tutti coloro che non accettarono la buonuscita, per impedire loro di rivalersi legalmente su Whirlpool.
Non è uno scherzetto: storicamente, in altre vertenze analoghe, sono state vinte cause con le quali chi aveva perso la buonuscita credendo nella reindustrializzazione poi fallita, ha ottenuto il risarcimento del danno (stiamo parlando, nel caso Embraco, di 60.000 €). Questa volta però, grazie a Cgil e Uil la tombale lo impedisce.
Di fronte a una piazza del genere ci sentiamo di ricondividere le parole che arrivano proprio da un lavoratore Embraco, ormai prossimo al licenziamento: “Con “l’affaire Embraco” i Sindacati Confederali hanno rinunciato ad ogni velleità di parvenza di mantenere fede agli scopi fondativi. I loro Statuti hanno la stessa funzione delle decorazioni nello stile rococò, ma a cosa serve abbellire una facciata di un edificio completamente sventrato al suo interno?
I volenterosi carnefici di Confindustria hanno un nome: Sindacati Concertativi!”
È forte più che mai l’esigenza della ripresa di una mobilitazione di massa contro il governo Draghi, a cominciare proprio dall’imminente sblocco dei licenziamenti. Per questo come Potere al Popolo saremo in piazza mercoledì 30 giugno in tante città italiane, e anche a Torino!
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