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LA GUERRA IN UCRAINA TERMINERÀ CON UN NEGOZIATO

Mark Rutte, l’attuale segretario generale dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO), non è un poeta. Come altri segretari generali della NATO, è un mediocre politico europeo a cui è stato affidato il compito di tenere le redini della NATO per gli Stati Uniti (a onor del vero, Rutte è stato primo ministro dei Paesi Bassi per quattordici anni, ma non è mai stato un vero leader e i 14 anni li ha semplicemente “sopravvissuti”). Eppure, il 12 dicembre 2024, Rutte ha tenuto un discorso al Concert Noble di Bruxelles (Belgio), un luogo ricostruito nel 1873 da Leopoldo II, il re brigante che saccheggiò il Congo – di cui era unico proprietario dal 1885 al 1908. Questo discorso è stato poi pubblicato sul sito web della NATO in una forma molto curiosa, come una poesia e non nella sua tipica prosa burocratica. La maggior parte del testo è banale, ma ci sono quattro strofe che vorrei condividere:

Da Bruxelles, ci vuole un giorno per arrivare in Ucraina.
Un giorno.
È quanto sono vicine le bombe russe che cadono.
È quanto sono vicini i droni iraniani che volano.
E non molto più in là, i soldati nordcoreani stanno combattendo.
Ogni giorno, questa guerra provoca più devastazione e morte.
Ogni settimana, si contano oltre 10.000 morti e feriti in ogni angolo dell’Ucraina.
Oltre 1 milione di vittime dal febbraio 2022.
[…]
La Russia, la Cina, ma anche la Corea del Nord e l’Iran, sono al lavoro
per cercare di indebolire il Nord America e l’Europa.
Per intaccare la nostra libertà.
Vogliono rimodellare l’ordine globale.
Non per crearne uno più giusto, ma per assicurarsi le proprie sfere di influenza.

Ci stanno mettendo alla prova.
E il resto del mondo sta guardando.

No, non siamo in guerra.
Ma di certo non siamo nemmeno in pace.
[…]
Infine, ai cittadini dei Paesi della NATO, soprattutto in Europa, dico:
Dite alle vostre banche e ai vostri fondi pensione
che è semplicemente inaccettabile che si rifiutino di investire nell’industria della difesa.
La difesa non fa parte della stessa categoria delle droghe illegali e della pornografia.
Investire nella difesa è un investimento nella nostra sicurezza.
È un dovere!
[…]
Un decennio fa, gli alleati decisero che era giunto il momento di investire nuovamente nella difesa.
Il parametro di riferimento è stato fissato al 2%.
Entro il 2023, gli alleati della NATO hanno deciso di investire “almeno” il 2%.
Almeno…
Vi dico che avremo bisogno di molto più del 2%.

Rutte non ha scritto una poesia simile per la Palestina o per il Sudan, dove la devastazione è stata molto maggiore. Solo per l’Ucraina, con diverse elusioni ed errori di fatto, in un momento in cui l’Europa non ha alcuna voglia di prolungare questo conflitto. La poesia di Rutte chiede agli Stati della NATO, già colpiti dall’austerità, di aumentare la spesa per la difesa ad almeno il 2% del PIL. Donald Trump ha già chiesto di alzare la soglia al 5%.

Da No Cold War arriva il briefing n. 16 che fornisce una chiara analisi della schiacciante opposizione alla guerra in Ucraina sia nel Sud globale che in Europa. Vi invitiamo a leggerlo attentamente, a scaricarlo e a condividerlo. La chiarezza di questo testo è una risposta diretta all’assurdità di Rutte.

 

La sfida dell’Europa nel 2025: fermare il fallito tentativo della NATO di espandersi in Ucraina

Fin dall’inizio della guerra in Ucraina nel 2022, i Paesi del Sud globale – che contengono la stragrande maggioranza della popolazione mondiale – si sono opposti alla politica degli Stati Uniti nei confronti di questo conflitto. Un recente sondaggio ha rilevato che solo due Paesi del Sud globale hanno effettivamente attuato sanzioni statunitensi contro la Russia per ragioni legate alla guerra, mentre l’India ha decuplicato le importazioni di petrolio dalla Russia durante il primo anno di guerra. I leader del Sud globale, come il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, hanno dichiarato che dietro la guerra c’è la politica statunitense di espansione della NATO in Europa orientale.

Tuttavia, fino a poco tempo fa, il sostegno alla guerra sembrava solido negli Stati Uniti e tra gli alleati europei. Ora la situazione sta cambiando in modo significativo. Le speculazioni dei media si sono concentrate sull’affermazione infondata di Trump di poter porre fine alla guerra nel giro di 24 ore, ma sono molto più consistenti le prove di un forte cambiamento nell’atteggiamento popolare nei confronti della guerra. Ciò fornisce la base per sperare di porre fine alla guerra in modo permanente.

La necessità di ripristinare i legami economici in Europa

La prima pressione che cambia la situazione è quella economica. Il 1° gennaio 2025, ad esempio, è scaduto l’accordo quinquennale di transito del gas tra la Russia e l’Ucraina, con la conseguente cessazione totale delle esportazioni di gas russo verso l’Europa attraverso l’Ucraina e la garanzia che il governo ucraino chiuderà i gasdotti che attraversano il suo territorio. Il graduale successo degli Stati Uniti nel raggiungere l’obiettivo decennale di tagliare le esportazioni dirette di gas russo in Europa ha fatto impennare i prezzi dell’energia, inferto un duro colpo all’economia e ridotto il tenore di vita della popolazione europea. Gli shock dei prezzi causati dalla guerra si sono estesi anche a molte economie in via di sviluppo.

Le esportazioni di gas liquido degli Stati Uniti, da cui l’Europa dipende, sono in media più costose del 30-40% rispetto al gas russo. Inoltre, questo gas naturale liquefatto (GNL) è per lo più ottenuto con il devastante metodo del fracking e trasportato in Europa in un modo altrettanto inquinante, cioè con enormi navi cisterna.

L’enorme danno economico causato all’Europa ha creato una crescente opposizione alla guerra, non da ultimo tra la classe operaia e le famiglie in generale. Sempre più persone hanno capito che pagano due volte per la guerra in Ucraina: con le loro tasse finanziano gli enormi sforzi di guerra e di militarizzazione, e allo stesso tempo sopportano il peso dell’aumento dei prezzi dell’energia e delle misure di austerità imposte.

In Germania, i leader dei partiti cristiano-democratici, conservatori, socialdemocratici e di altri partiti “centristi” hanno attuato queste politiche imposte dagli Stati Uniti, danneggiando profondamente le loro economie e società. Questo tipo di complicità ha definito l’approccio nella maggior parte dei Paesi europei fino a poco tempo fa e ha continuato nonostante l’immensa impopolarità che ha creato per i loro stessi partiti. La stragrande maggioranza dei partiti di governo in Europa è oggi profondamente impopolare e si è assistito a un forte aumento delle forze xenofobe e apertamente fasciste e neofasciste. In Germania e in altre parti d’Europa, si registra un forte aumento del sostegno ai partiti che si oppongono alla guerra. Ultimamente, un numero crescente di politici ha dichiarato apertamente che è fondamentale per l’economia europea rompere con questa disastrosa politica statunitense e riprendere la fornitura diretta di gas dalla Russia, oltre a ripristinare normali relazioni commerciali e di investimento con il Sud globale e i Paesi BRICS, in particolare con la Cina. L’ex ministro delle Finanze Oskar Lafontaine ha sintetizzato questo sentimento affermando che dovrebbe essere sufficiente una telefonata alla Russia per ripristinare la fornitura di gas.

La NATO non può vincere la guerra in Ucraina

Il secondo fattore che sta cambiando l’opinione pubblica è che gli Stati Uniti e la NATO stanno subendo una battuta d’arresto nella guerra in Ucraina.

L’espansione della NATO in Ucraina non è, ovviamente, l’unico esempio di aggressione sostenuta dagli Stati Uniti nell’attuale situazione mondiale. In particolare, a Gaza, Israele e gli Stati Uniti sono in grado di compiere massacri militari sfrenati, atrocità e politiche genocide contro il popolo palestinese e altri Paesi della regione. In Europa, invece, gli Stati Uniti e i loro alleati si stanno confrontando con la Russia, che ha l’esercito più potente del continente e forze nucleari sostanzialmente pari a quelle degli Stati Uniti. Quest’ultima sembra incapace di vincere questa guerra per procura; solo un intervento diretto delle forze militari della NATO, con il rischio di una guerra nucleare globale, potrebbe ribaltare la situazione.

Il trascinarsi della guerra in Ucraina, che ha provocato centinaia di migliaia di vittime – tra cui migliaia di bambine/i – e devastazioni diffuse, ha portato a un forte cambiamento nell’opinione pubblica. In Ucraina, i sondaggi mostrano ora che il 52% della popolazione sostiene la posizione secondo cui “l’Ucraina dovrebbe cercare di negoziare una fine della guerra il prima possibile”. Solo il 38% sostiene l’opinione che “l’Ucraina dovrebbe continuare a combattere fino a vincere la guerra”.

Al primo turno delle elezioni presidenziali rumene di novembre – elezioni tenutasi dopo che Diana Șoșoacă, una candidata contraria alla guerra, è stata bandita dalle elezioni – Călin Georgescu, anch’egli contrario alla guerra, ha raggiunto il primo posto. Le autorità rumene, con il sostegno degli Stati Uniti, hanno risposto annullando le elezioni.

Nel dicembre 2024, un sondaggio di YouGov condotto in Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia, Spagna, Svezia e Danimarca ha mostrato un forte aumento del sostegno a una soluzione negoziata. In quattro di questi Paesi – Germania, Francia, Spagna e Italia – la posizione di “incoraggiare una fine negoziata dei combattimenti, anche se la Russia ha ancora il controllo di alcune parti dell’Ucraina” ha avuto un sostegno maggiore rispetto a quella di “sostenere l’Ucraina fino al ritiro della Russia, anche se questo significa che la guerra durerà più a lungo”.

Negli Stati Uniti, solo il 23% della popolazione ritiene che “sostenere l’Ucraina” debba essere una priorità della politica estera statunitense.

La situazione in Ucraina

Il ripristino di legami economici normali e vantaggiosi a entrambe le parti è necessario per l’economia europea, ma è solo un primo passo per porre fine alla disastrosa guerra in Ucraina che l’imperialismo statunitense ha imposto alla regione.

Lo sforzo di espansione della NATO è interconnesso con la situazione all’interno dell’Ucraina, che ha un’ampia minoranza russofona (circa il 30% della popolazione) che è maggioritaria nella parte orientale e sudorientale del Paese. L’esperienza di Paesi come il Canada e il Belgio conferma che gli Stati bilingui possono essere tenuti insieme solo garantendo rigorosamente i diritti linguistici e di altro tipo delle diverse comunità ed evitando politiche totalmente inaccettabili per entrambe.

Ciononostante, dal colpo di Stato di Maidan del 2014 in poi, il governo di Kiev, sostenuto dagli Stati Uniti, ha cercato di reprimere i diritti della minoranza russofona. Come ha dichiarato la Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa, che non può assolutamente essere accusata di essere filo-russa, “l’attuale legge sulle minoranze nazionali è ben lontana dal fornire garanzie adeguate per la protezione delle minoranze […] molte altre disposizioni che limitano l’uso delle lingue minoritarie sono già in vigore dal 16 luglio 2019”.

Sia il tentativo di opprimere la popolazione russofona che la questione dell’adesione dell’Ucraina alla NATO sono due questioni che devono essere risolte per porre definitivamente fine alla guerra.

Le condizioni per la fine della guerra in Ucraina

L’Europa dovrebbe impegnarsi seriamente e onestamente per porre fine alla guerra in Ucraina. Basandosi su un’opinione pubblica che vuole la pace e il progresso e su un movimento per la pace con una forte componente operaia, le forze sociali e politiche europee devono promuovere i seguenti passi per porre fine alla guerra in Ucraina:

 

  1. L’apertura di negoziati di pace senza precondizioni.

  2. La richiesta di un cessate il fuoco permanente.

  3. L’opposizione all’adesione dell’Ucraina alla NATO.

  4. Il iconoscimento dei diritti linguistici in tutta l’Ucraina e dei diritti, compresa quello all’autodeterminazione, della maggioranza russofona nell’est e nel sud-est dell’Ucraina.

  5. La fine del coinvolgimento dei Paesi della NATO nella guerra in Ucraina, compresa la cessazione di tutte le vendite di armi e il ritiro di tutto il personale militare e degli addestratori dall’Ucraina – il denaro risparmiato in questo deve essere utilizzato per rafforzare la spesa sociale e i servizi pubblici.

     

L’Europa e il mondo intero avranno bisogno di un lungo periodo per riprendersi dagli effetti disastrosi della politica statunitense nella regione. Fermare definitivamente la guerra in Ucraina è un primo passo indispensabile.

I passi tracciati da No Cold War non sono solo logici e umani: sono anche l’unica strada percorribile. Tutte le guerre finiscono con i negoziati – e anche questa finirà così.

Con affetto,
Vijay

*Traduzione della terza newsletter (2025) di Tricontinental: Institute for Social Research.

Come Potere al Popolo traduciamo la newsletter prodotta da Tricontinental: Institute for Social Research perché pensiamo affronti temi spesso dimenticati da media e organizzazioni nostrane e perché offre sempre un punto di vista interessante e inusuale per ciò che si legge solitamente in Italia. Questo non significa che le opinioni espresse rispecchino necessariamente le posizioni di Potere al Popolo. A volte accade, altre volte no. Ma crediamo sia comunque importante offrire un punto di vista che spesso manca nel panorama italiano.

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