Dall’inizio del conflitto in Ucraina assistiamo a una spirale interventista che soffia sempre più forte in Europa come nel nostro paese, più che mai attraverso i mezzi d’informazione e le parole del governo Draghi. Se l’invasione russa ha esteso un conflitto che perdurava localizzato in Donbass da oltre otto anni, coinvolgendo gran parte della popolazione ucraina in una guerra sempre più sanguinosa, la reazione occidentale è stata da subito quella di alzare la tensione, al posto di intavolare percorsi per un’uscita diplomatica dallo scontro in atto.
Nessuno parla più di negoziati: Usa, Nato, Gran Bretagna, UE e governi europei non vogliono davvero fermare la guerra, ma vogliono vincerla, anche a costo di continuare a contare migliaia di vittime civili. Per questo tutta la nostra solidarietà va alle popolazioni dell’Ucraina e del Donbass sotto i bombardamenti! Ma anche alla popolazione russa che paga i costi di sanzioni che, al di là della spettacolarizzazione mediatica, non colpiscono gli oligarchi, che le loro ricchezze le hanno ben imboscate nei paradisi fiscali, ma la povera gente.
Il nostro Paese si trova pienamente coinvolto in questo scenario: membro della Nato, di cui ospita oltre 130 basi militari e un centinaio di testate nucleari, un governo completamente asservito agli interessi di chi cerca lo scontro ad ogni costo, in prima fila nel comminare sanzioni che fanno male al popolo russo e al nostro aumentando la tensione anziché smorzarla. Il tutto mentre i media, oltre che i politici dei maggiori partiti parlamentari, diffondono un clima bellicistico e guerrafondaio che ci riporta al 1914.
Da un giorno all’altro il governo Draghi ha stanziato 13 miliardi per le spese militari, dopo due anni di pandemia in cui non un centesimo in più è stato dato alla sanità pubblica, impiega i nostri militari in operazioni al confine con la Russia e l’Ucraina e invia armi spacciandole per aiuti umanitari. Per le armi i soldi si trovano in una notte, mentre nulla si fa per un costo della vita che continua ad aumentare, anche a causa della guerra in atto, pesando come un macigno soprattutto sulle spalle delle fasce popolari.
Da un giorno all’altro il governo Draghi ha stanziato 13 miliardi per le spese militari, dopo due anni di pandemia in cui non un centesimo in più è stato dato alla sanità pubblica, impiega i nostri militari in operazioni al confine con la Russia e l’Ucraina e invia armi spacciandole per aiuti umanitari. Per le armi i soldi si trovano in una notte, mentre nulla si fa per un costo della vita che continua ad aumentare, anche a causa della guerra in atto, pesando come un macigno soprattutto sulle spalle delle fasce popolari.
Contro questa dinamica che ci vede scivolare in un conflitto sempre più generalizzato, in cui lo scenario di un esito nucleare non sembra più così distante, è necessario da un lato approfondire l’analisi e fare controinformazione, dall’altro lottare contro la guerra a livello nazionale e sui territori, cercando di intercettare lo stato d’animo di ampie fasce popolari che, come i sondaggi e la nostra esperienza diretta ampiamente dimostrano, non vogliono il coinvolgimento nella guerra e sono anzitutto preoccupati dal carovita.
Per questo organizziamo iniziative di approfondimento e confronto, abbiamo promosso le manifestazioni delle scorse settimane sotto le basi militari Nato e sosteniamo le mobilitazioni dei lavoratori che boicottano l’invio di armi in Ucraina dall’aeroporto di Pisa e dal porto di Genova. Per questo venerdì 22 aprile sosteniamo lo sciopero operaio e studentesco e parteciperemo alla grande manifestazione a Roma, contro guerra e carovita.
Noi non ci arruoliamo! Fuori l’Italia dalla guerra, fuori la guerra dall’Italia!
Discutiamo di questi temi a Torino, giovedì 21 aprile alle 18.30, presso la nostra Casa del Popolo Estella (via Martinetto 5/h), con:
– José Nivoi (Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali / USB Porto di Genova)
– Marco Santopadre (giornalista)
– Guido Carpi (Specialista di Russia dell’Università di Napoli)
– José Nivoi (Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali / USB Porto di Genova)
– Marco Santopadre (giornalista)
– Guido Carpi (Specialista di Russia dell’Università di Napoli)