Il conflitto in Ucraina potrebbe trasformarsi in un’altra guerra senza fine, soprattutto se la NATO decidesse di volere più che solo la pace.*
In questo ultimo mese si è guardata la mappa dell’Europa e si è espresso orrore per il fatto che une parte del continente è di nuovo tra le fiamme. Gli esperti sottolineano con allarme che per la prima volta dal 1945, un paese europeo ne ha invaso un altro; si tratta infatti del primo grande conflitto militare nel continente dalle guerre balcaniche negli anni 1990 e da alcuni combattimenti precedenti nella stessa Ucraina.
Se guardiamo invece con più attenzione a una mappa che include non solo l’Europa, ma tutto il Medio Oriente e il Nordafrica, la realtà cambia radicalmente: L’Ucraina non è più un’eccezione insanguinata in una zona di pace; al contrario, il conflitto in Ucraina è la nuova estensione settentrionale di una gigantesca zona di guerra che negli ultimi vent’anni si è estesa sull’asse est-ovest dall’Afghanistan alla Nigeria e sull’asse nord-sud dalla Turchia alla Somalia e allo Yemen.
Occasionalmente vengono fatti dei paragoni tra la guerra ucraina e una dozzina di guerriglie e guerre convenzionali che si combattono in questa vasta area di conflitto a sud dell’Ucraina. Quando si notano somiglianze tra questi conflitti, di solito è sulla base del fatto che i bombardamenti russi di città come Mariupol e Kharkiv sono simili a quelli di Damasco e Aleppo da parte delle forze siriane sostenute dalla Russia. Queste somiglianze esistono, ma anche i bombardamenti di Gaza da parte di Israele e Raqqa e Mosul da parte degli americani hanno portato, a loro volta, a massicce distruzioni fisiche e pesanti perdite di civili.
Ma ci sono altre somiglianze più inquietanti tra la guerra in Ucraina e le guerre in Medio Oriente e Nordafrica. La maggior parte di queste guerre si sono “concluse” in situazioni di stallo senza vincitori né vinti, mentre i paesi in cui si è combattuto sono stati distrutti completamente. La violenza incessante ha generato una fuga di massa della popolazione, la rovina dell’economia e la disintegrazione della società.
Nel 1980, il tenore di vita in Iraq aveva raggiunto quello della Grecia, ma è crollato a livelli del Mali nell’arco di quarant’anni. Chirurghi qualificati che lavoravano negli ospedali di Baghdad o Damasco sono fuggiti in California o in Nuova Zelanda e non sono più tornati.
Potrebbe ora accadere la stessa cosa in Ucraina? La guerra si è trasformata in una situazione di stallo in un tempo estremamente breve e il risultato potrebbe essere simile a quello delle guerre in Medio Oriente. I russi non sono riusciti a distruggere il governo e l’esercito ucraino, a prendere le città o anche ad accerchiarle, ad ottenere il controllo dei cieli o ad impedire che l’Ucraina venga rifornita di armi da potenze straniere. Non sembra che Mosca possa mobilitare abbastanza soldati e attrezzature per riprendersi da queste battute d’arresto.
Ma allo stesso tempo, la Russia non è stata sconfitta militarmente e può continuare a ridurre in macerie le città ucraine anche se non può facilmente conquistarle. È improbabile che accetti di fare dei seri colloqui di pace fino a quando non avrà fatto degli avanzamenti significativi sul terreno; questo potrebbe durare ancora molto tempo. Già ampie parti delle città ucraine assomigliano alle zone controllate dall’opposizione a Damasco e a Fallujah a ovest di Baghdad.
Viviamo in quella che il presidente Donald Trump ha chiamato “l’epoca delle guerre senza fine” e il conflitto ucraino potrebbe rivelarsi irrisolvibile come tanti altri. La Russia ha certamente fallito nei suoi obiettivi, ma il presidente Vladimir Putin ha tutte le ragioni per non ammettere la sconfitta. Da parte sua, l’Ucraina è sopravvissuta ma è ancora parzialmente occupata da un potente esercito che difficilmente riuscirà ad espellere. Entrambe le parti possono ancora sperare di migliorare le loro posizioni, ma non di vincere.
In Ucraina, una guerra senza fine è possibile, ma sarà pericolosa e con il potenziale di degenerare in un conflitto totale tra Russia e NATO che, a sua volta, potrebbe degenerare in uno scontro nucleare. Dopo l’invasione del 24 febbraio, la probabilità di questa degenerazione è aumentata per due motivi. In primo luogo, l’esercito russo si è dimostrato molto più debole di quanto ci si aspettasse; questo aumenta le possibilità che il Cremlino usi armi nucleari tattiche per volgere la situazione.
In secondo luogo, l’errore storico di Putin nell’iniziare una guerra impossibile da vincere, dimostra che il Cremlino è un pessimo giudice della situazione sul terreno in Ucraina. Altrettanto importante, il Cremlino ha completamente sottovalutato la reazione furiosa all’invasione da parte degli Stati Uniti e del resto d’Europa. Il pericolo è che in futuro questi errori di valutazione seriali si estendano alla prospettiva che la Russia usi armi nucleari e altre armi di distruzione di massa.
I leader politici occidentali hanno finora cercato di tracciare una linea di demarcazione netta tra il sostegno alla resistenza ucraina e il confronto diretto con la Russia attraverso la no fly zone. Ma l’uccisione di civili ucraini e la distruzione delle loro case da parte della potenza di fuoco russa mostrato ogni sera dalle televisioni occidentali, aumenterà la pressione sui politici costretti a cambiare obiettivo: da un sostegno della difesa dell’Ucraina alla richiesta di cambio di regime a Mosca. Questo produrrebbe una guerra più lunga con più sangue versato di giorno in giorno e una possibilità sempre minore di una pace di compromesso. La Russia ha sempre detto di essere giustificata ad usare armi nucleari se ci fosse un pericolo per l’esistenza dello stato russo.
Potremmo vedere uno stallo come in Siria, ma molto più rischioso. Molti sostengono che il Cremlino si tirerebbe indietro se affrontasse una guerra con la Nato. L’International Crisis Group con sede a Bruxelles avverte: “Ciò che hanno in comune questi argomenti [a favore di una risposta occidentale più forte] è uno scomodo elemento di supposizione e di pia illusione”.
La lezione delle guerre in Medio Oriente è che le situazioni di stallo non durano mai per sempre e quando finalmente se ne esce, le violenze diventano peggio che mai.
*Articolo di Patrick Cockburn, giornalista esperto di conflitti militari e Medio Oriente, pubblicato il 25 marzo 2022 su www.counterpunch.org.