Di fronte alla crisi climatica che stiamo vivendo, scegliere di perseguire con le stesse ricette che ci hanno portato alla condizione attuale, come sta facendo l’amministrazione Gualtieri, significa macchiarsi di una responsabilità gravissima, in cui si antepone il profitto degli azionisti (in questo caso di Acea) rispetto al benessere collettivo su un tema fondamentale come quello dell’acqua. Un Comune completamente subordinato alla volontà dei privati dove le perdite del servizio idrico ammontano a circa il 40%.
A Roma, come in altre città del Paese, l’emergenza idrica è preoccupante, tanto che il presidente della Regione Lazio Zingaretti ha dichiarato che annuncerà lo stato di calamità naturale. Le zone più a rischio con possibilità di razionamenti notturni comprendono l’area sud-est tra cui: Tor Bella Monaca, Torre Angela, Spinaceto, Ostia, Torre Angela, Romanina, le stesse periferie in cui da anni non viene fatta alcuna manutenzione e le reti idriche sono obsolete.
Un problema allarmante dove a pagarne le conseguenze sono sempre i cittadini e le classi popolari, martoriati da anni di malagestione a guida privata dei servizi, dai rifiuti alla sanità passando per l’acqua, un bene pubblico e fondamentale, come ribadito anche dal referendum del 2011, che andrebbe sempre garantito, quando invece si continuano a perpetuare i distacchi per morosità.
Nella Capitale la gestione dell’acqua è in mano ad Acea, una Spa quotata in borsa con diversi azionisti tra cui il Comune di Roma (51%), Suez SA (multinazionale franco-belga, 23.3%), Caltagirone (5%) e altri azionisti (20%). Di fatto l’acqua pubblica a Roma è gestita da una municipalizzata privatizzata che ha visto un aumento del fatturato, infatti nel 2021 ha registrato 248 milioni di utili e 170 milioni di dividendi spartiti tra i soci. Anziché investire nel risanamento e nella manutenzione della rete idrica, i soldi entrano nelle tasche dei soliti noti.
A pagare le scelte scellerate di questo sistema misto pubblico-privato sono sempre i cittadini che hanno visto lievitare i prezzi delle bollette. Un modello insostenibile a discapito di molti per i profitti dei pochi, che con il PNRR spiana ulteriormente la strada alle privatizzazioni, tutelando i profitti delle compagnie private.