Già lo scorso anno avevamo denunciato la difficile situazione del Gruppo Onorato e principalmente delle sue aziende Moby e Tirrenia, e avevamo chiesto alla politica di tornare in possesso delle aziende (almeno la Tirrenia era una compagnia pubblica), prima che la situazione rischiasse seriamente di andare a compromettere il futuro di migliaia di dipendenti in base alla decisione che sarà presa oggi dal Tribunale di Milano, che dovrà decidere se accettare la richiesta di Concordato, di ristrutturazione del debito, o dichiarare il fallimento delle 2 società.
Onorato è il quinto gruppo armatoriale del paese con le società di Moby, Tirrenia e Toremar, ma la situazione dei vari gruppi come detto è pessima, tra l’altro è ancora in debito verso lo Stato di qualche centinaio di milioni di euro (motivo per cui avevamo chiesto che la società tornasse nelle mani dello Stato).
Si avete letto bene. Nel 2012 Onorato comprò la Tirrenia dallo Stato per 380 milioni di euro, ma gliene dette soltanto 200, senza versare l’ultima rata e lasciandoci in mano la Bad company con quasi 800 milioni di euro di debiti. E pensare che lo Stato ha invece regolarmente versato a Tirrenia 90 milioni di euro l’anno, come contributo per i servizi svolti tra Sardegna e Toscana!
Sarebbe infatti curioso capire come mai lo Stato versi questa enorme cifra, per un servizio che molti privati svolgono comunque gratuitamente.
E guarda caso sono più che frequenti i legami tra politica e Onorato emersi proprio in questi giorni e saranno oggetto della puntata di Report di Lunedì prossimo, insieme alle folli spese del gruppo fino all’acquisto da parte di Moby di un attico, comprato proprio dal suo manager Onorato per quasi 7 milioni di euro.
Onorato ha versato soldi e contributi a tutti i partiti politici del Parlamento, a influencer e lobbisti per una cifra che sfiora i 3 milioni di euro: 150 mila euro alla Fondazione Open di Renzi, 90 mila al Partito Democratico (tra Federazione dell’Elba e un deputato), 100 mila all’associazione Change a cui fa riferimento il governatore ligure Toti, 600 mila per un contratto con la Casaleggio, 240 mila al Blog di Beppe Grillo, 40 mila a Giorgia Meloni e 5 mila a Fratelli d’Italia.
Parliamo di società con quasi 600 milioni di euro di debiti.
Bisogna al più presto pensare ai dipendenti del gruppo e alle ricadute sull’indotto, ed è qui che la politica deve trovare soluzioni immediate, poiché non ci possiamo permettere di lasciare indietro nessuno per le colpe dei padroni che già sono debitori di centinaia di milioni di euro nei confronti delle casse pubbliche.
Insomma, crediamo che non sia proprio il caso di far calare la nebbia anche su questa vicenda.
Potere al Popolo Livorno
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