Ieri a Palermo il corteo che riuniva associazioni e persone da sempre in prima fila nella lotta alla mafia è stato fermato dalla polizia con la scusa che avrebbe “disturbato” le celebrazioni ufficiali per commemorare la strage di Capaci.
Ancora una volta lo Stato ha tentato di fermare l’antimafia popolare, rifiutando la testimonianza a chi combatte ogni giorno la criminalità organizzata.
La mafia ha beneficiato troppo spesso della connivenza di apparati statali deviati e non, spesso entrando nelle istituzioni e determinando le scelte politiche di molti, troppi, partiti e amministratori locali e nazionali.
Non possiamo delegare la lotta alla criminalità a uno Stato che troppo spesso ne ha favorito lo sviluppo e la diffusione. La lotta alla mafia si fa con la giustizia sociale, e non servono commemorazioni costruite a tavolino, né ipocrite ed esemplari punizioni se ogni giorno la vita di migliaia di persone viene condannata alla miseria esistenziale e alla precarietà lavorativa.
L’antimafia è popolare, e il tentativo di fermarci dimostra ancora una volta qual è la parte giusta!