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GIORNATA DELLA MEMORIA: VIETATO PENSARE?

Una circolare dell’USR Lazio invita a “prevenire” e segnalare…ma cosa?

Dopo la notizia dell’educatore del liceo francese di Roma sospeso dal lavoro per dei post di solidarietà col popolo palestinese, dalla regione Lazio ci giunge un’altra chicca: l’Ufficio Scolastico Regionale (quindi l’articolazione locale del Ministero) manda a tutti i dirigenti scolastici una “circolare riservata”, a firma Anna Paola Sabatini, che siamo in grado di riprodurre in foto.

In un linguaggio che si definirebbe “orwelliano” il genocidio in corso in Palestina ad opera delle forze di occupazione israeliane diventa “scenari internazionali di crisi”; i dirigenti, in ragione di ciò, sono invitati a “prevenire iniziative o comportamenti che possano turbare la serenità degli studenti e delle studentesse”. Ma di che cosa si tratterebbe, per la dirigente pubblica Sabatini? L’Olocausto subito da ebrei, rom, omosessuali, minoranze religiose e oppositori politici è – e deve essere – qualcosa che “turba la serenità”: non si può e non si deve essere sereni di fronte a quanto accaduto soprattutto perché, per dirla con Primo Levi, “ciò che è accaduto può ritornare”. Del resto lo spirito della legge 211/2000, che istituì la Giornata della Memoria in Italia con 5 anni di anticipo rispetto alla risoluzione dell’ONU, era esattamente questo: “conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere”.

Allora che cosa preoccupa la dipendente pubblica Sabatini, e tramite lei il Ministero? Semplice: evitare ogni possibile confronto tra il ricordo dello sterminio degli Ebrei e quanto sta accadendo a Gaza, dove a quasi 4 mesi dal 7 Ottobre già l’1% della popolazione – di cui 10000 bambini – è stata uccisa dalle forze di occupazione israeliane.

Un confronto che turba le coscienze di tutte e tutti gli insegnanti democratici e antifascisti, che non hanno mai rinunciato a ricordare, a tenere viva la memoria dell’orrore nazista, e che oggi sono quantomeno sbigottiti di fronte all’orrore perpetrato a Gaza. Per dirla con Calvino, “ che i perseguitati d’un tempo si siano trasformati in oppressori è per noi il fatto più drammatico”.

E così, invece della solita circolare che invita a celebrare la Giornata della Memoria, con un guizzo di originalità e un pizzico di fascismo la dott.ssa Sabatini invia alle e ai dirigenti scolastici del Lazio una velina dall’inconfondibile sapore di Ventennio che invita a “prevenire” e intima alle e ai DS di “rappresentare con la massima tempestività allo scrivente ogni elemento di novità al riguardo”. Guai quindi alle e ai dirigenti che non segnaleranno iniziative “non conformi”.

Non conformi a cosa? A quanto, non a caso, ricordato dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che in un documento in 12 punti, reso pubblico da Fanpage, fornisce istruzioni ad uso interno per la commemorazione del 27 Gennaio: tra queste, ribadire l’unicità della Shoah e ascrivere alla categoria dell’antisemitismo ogni critica allo Stato di Israele e alle sue politiche. Un acritico sostegno di certo non previsto nell’istituzione della commemorazione.

Una vera e propria intimidazione, quindi, in barba alla Costituzione, a qualsiasi docente che il 27 gennaio non voglia riempire la Giornata della Memoria di retorica ma voglia piuttosto farsi carico, nello spirito della legge, di portare ai propri studenti il messaggio “mai più per nessuno” (slogan usato dai movimenti ebraici antisionisti).

Singolare che ciò arrivi quando al Governo ci sono gli eredi politici di chi ha determinato e appoggiato l’Olocausto ebraico, che oggi si ergono a custodi della “serenità e regolarità” della Memoria di quel genocidio, mostrando contemporaneamente una certa accondiscendenza nei confronti di quelli in corso oggi e usando gli stessi metodi di allora: controllo, censura e repressione.

Episodi di questo tipo segnalano come la scuola pubblica italiana sia sempre più un laboratorio di repressione e di applicazione di un nuovo ordine politico e ideologico, dove spariscono la democrazia reale e gran parte delle garanzie costituzionali. Proprio per questo noi insegnanti non dobbiamo nasconderci ma parlare, denunciare, decostruire, praticare quel diritto costituzionale alla libertà d’insegnamento che al giorno d’oggi diventa sempre più un dovere. Lo dobbiamo ai nostri studenti, alla nostra Repubblica antifascista e alla maggioranza delle cittadine e cittadini, lavoratrici e lavoratori con coscienza democratica, capaci di indignarsi e non sconfitti.

Per questo sentiamo come nostro dovere quello di ribellarci e di far vivere oggi e sempre la Giornata della Memoria dando il nostro contributo contro ogni genocidio, quali che siano le vittime e i carnefici.

MAI PIÙ PER NESSUNO!

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