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25 novembre: La violenza contro donne e minori è il virus da eliminare. La nostra lotta, il vaccino.

Anche quest’anno sosteniamo le mobilitazioni in corso per la giornata internazionale contro la violenza su donne, donne trans e minori. Per quanto sia molto difficile realizzare momenti di mobilitazione reale con alta partecipazione, crediamo sia essenziale ricordare con ogni mezzo possibile l’importanza di una giornata commemorativa come quella di oggi. Questa pandemia ha dimostrato chiaramente che la violenza contro donne e minori non può ancora passare in secondo piano: la sua dimensione strutturale attraversa tutti i nostri ambiti di vita e porta le donne, le madri e le creature a vivere con estrema difficoltà tanto l’ambiente domestico, quanto quello lavorativo e persino il sanitario.

Molti dati già testimoniano l’aumento di episodi di violenza domestica dovuti all’isolamento sanitario forzato: questa non deve essere considerata ancora una conseguenza inevitabile in periodo di quarantena, perché si tratta dell’esasperazione di una realtà appunto già strutturata e strutturale indipendentemente dalla pandemia.

Dare risposte adeguate alle donne e ai minori vittime di violenza anche in questa fase deve essere una priorità sociale ed istituzionale, proprio come investire economicamente in modo virtuoso su centri antiviolenza (formazione operatrici, supervisione operatrici, assistenza legale e assistenza psicologica per donne e minori vittime di violenza finanziata dallo Stato, idem per spese processuali come perizie e CTU/CTP, risorse economiche a donne, madri e minori che hanno diritto/possono restare nella casa di residenza, risorse economiche per proposte di legge al fine dell’allontanamento del violento dal domicilio) e su informazione e prevenzione.

Oltre a questo, non possiamo dimenticare quanto successo a molte donne che hanno avuto in questi mesi la necessità di abortire: il già problematico accesso alla chirurgia abortiva è diventato una vera odissea per molte e la stessa implementazione del metodo farmacologico si scontra con l’odiosa realtà dell’obiezione di coscienza, per quanto rappresenti una fase essenziale per rendere il diritto alla salute e all’interruzione di gravidanze non volute concretamente democratico.

È importante inoltre che emerga la violenza contro donne omosessuali (omofobia) e donne trans (transfobia). La violenza contro le donne trans ha essa stessa origine nel sistema misogino patriarcale. Non è un caso che il 98% delle persone trans uccise siano donne. Donne trans che subiscono come tutte l’assenza di tutele e di riconoscimento da parte della collettività e delle istituzioni.

Infine, la dimensione economica e lavorativa svela un’immagine impietosa della quotidianità femminile: l’assenza di servizi di supporto e welfare ha scaricato sulle spalle della stragrande maggioranza delle donne le responsabilità del lavoro di cura della famiglia e della casa, specialmente in concomitanza con la chiusura delle scuole. Il lavoro di cura, ancora oggi, non viene valorizzato, la quantificazione economica viene esclusa dal PIL e viene visto dalle Istituzioni tutte di questo Paese ancora come una vocazione/un dovere prettamente femminile.

Nella nuova fase di crisi economica in essere, il panorama lavorativo extra familiare femminile già devastato negli ultimi anni da precariato, part time involontario, discriminazione salariale basata sul genere e costantemente svalutato anche nella sua importanza sociale, mette inoltre ancora molte altre donne a rischio povertà.

Queste sono priorità concrete ed è fondamentale e sostanziale che, oggi più che mai, la rotta venga invertita: che venga quantificato il valore economico del lavoro di cura e inserito nel PIL nazionale, rimettendo al centro delle pratiche la necessità di cura reciproca, ovvero la capacità di procedere senza lasciare indietro nessun*, stando attent* alle esigenze di tutt*.

Ripartiamo dalla cura non come responsabilità individuale delle sole donne, ma come responsabilità reciproca politica e sociale, che inizia dal riconoscere che siamo tutt* interdipendenti.

La “normalità odierna” , creata dalla cultura del capitalismo, del “profitto ad ogni costo”, dell’esclusione, dello sfruttamento, della violenza e dei ricatti, va combattuta e distrutta una volta per tutte.

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