E’ stato indetto dai sindacati confederali uno sciopero per mercoledì 24 luglio che riguarda tutto il settore dei trasporti, della logistica e della portualità. Potere al Popolo chiaramente sarà al fianco dei lavoratori che domani si asterranno dal lavoro.
Vogliamo però ricordare che lo sciopero e le mobilitazioni sono uno strumento di lotta in mano ai lavoratori, mentre a leggere la piattaforma con la quale i sindacati confederali lo hanno lanciato parrebbe che per loro il lavoratori siano uno strumento al servizio del “Partito del PIL e del cemento”
Quel partito che tra le sue fila può vantare un vastissimo schieramento che racchiude sia le forze di governo che quelle di opposizione, sia la Confindustria che le burocrazie sindacali.
Anche noi pensiamo, come i confederali, che si debbano effettuare investimenti pubblici al fine di sviluppare un trasporto di qualità e compatibile sul piano della tutela ambientale, ma a differenza loro non crediamo che tale “visione” sia compatibile con le grandi opere di cui si fa menzione nel documento redatto nelle stanze dei sindacati.
Le grandi opere sono senz’altro utili agli speculatori e alle mafie ma di sicuro non sono utili al paese, ai lavoratori e all’ambiente.
Se invece di incontrare il Ministro dell’Interno per farsi spiegare la flat tax qualcuno si facesse un giro nel paese reale potrebbe rendersi conto di alcune cose.
Innanzitutto, scoprirebbe che ogni giorno aziende che hanno macinato profitti sulle spalle dei lavoratori prendono e se ne vanno senza che il governo sia in grado di intervenire. Cio è possibile non perchè non è stata costruita la Tav o il ponte sullo Stretto, ma perchè il sistema industriale privato italiano si è retto sulla progressiva diminuzione delle tutele e dei diritti dei lavoratori a fronte di scarsissimi investimenti sulla tecnologia e l’innovazione. Ciò succede perchè i “prenditori” di soldi pubblici una volta che hanno succhiato risorse allo stato e ai lavoratori scappano laddove il lavoro costa meno. In tutto questo esisterebbe una sola soluzione: nazionalizzare i settori strategici del paese.
Tra questi vi rientra sicuramente la rete viaria italiana. Ricordiamo che dopo la tragedia del ponte Morandi il governo annunciò di volere revocare le concessione autostradali e procedere con una ripubblicizzazione della gestione della rete autostradale. Noi stiamo ancora aspettando ed i sindacati se ne guardano bene dal ricordarglielo.
Se poi gli stessi burocrati decidessero di farsi un giro sui posti di lavoro si accorgerebbero che i problemi per il lavoratori sono ben altri che le grandi opere e la competitività del sistema paese. Si accorgerebbero che sul lavoro si muore, che si è sempre più precari e sfruttati. Si accorgerebbero che ogni volta che si alza la testa si viene presi a manganellate dalla polizia o licenziati perchè “Il partito del PIL e del cemento” ha abolito ogni tutela che i lavoratori si erano conquistati con decenni di lotte.
Se poi non fossero del tutto organici a un sistema fallimentare ben rappresentato dalle destre che governano e dal PD si accorgerebbero che all’ambiente serve tutto tranne che le grandi opere dannose e inutili. Si accorgerebbero che un grande piano di investimenti pubblici funzionale alla messa in sicurezza del dissesto idrogeologico e alla riconversione delle produzioni inquinanti garantirebbe un livello di occupazione di gran lunga maggiore rispetto a quello tanto invocato dal “Partito del PIL e del Cemento” per la costruzione, ad esempio, della TAV.
Domani, come sempre, staremo con i lavoratori e andremo ai varchi del porto a sostenere le rivendicazioni dei portuali che, come hanno dimostrato in questi mesi, sono di sicuro più utili ai lavoratori stessi e al paese di quelle delle loro sigle sindacali.
Con una piattaforma totalmente nostra che dice si alla sicurezza, si ai diritti, no alle privatizzazioni e all’autoproduzione in porto.
Ci vediamo alle 5,30 davanti al Varco di Ponte Etiopia