Ti prepari svogliato per andare a scuola e non pensi a molto altro oltre il tuo mondo e ai tuoi impegni di studente.
Di sicuro non sei tu a dover pensare alla sicurezza, delegata a vari livelli tra istituto e provincia.
Quella del crollo del tetto di una scuola 20 minuti prima dell’inizio delle lezioni è una tragica fatalità? O si tratta di una non curanza dei rischi relativi alla vetustà di alcuni edifici scolastici per i quali non sono stati predisposti i dovuti interventi (nell’attesa che venga ampliato il nuovo polo scolastico)?
Tanto più quando nel post terremoto si sono effettuati lavori per la messa in sicurezza e riparazione dello stesso piano interessato dal crollo.
Da studenti, da insegnanti, da collaboratori scolastici e amministrativi oggi ci saremmo rifiutati di entrare in quell’edificio.
Il diritto allo sciopero va esercitato soprattutto in queste circostanze.
Da cittadini, dovremmo pretendere scuole pubbliche sicure, e laddove non siano presenti, chiedere gli indici di vulnerabilità di ogni fabbricato.
Il diritto alla studio va garantito e va finanziato.
Finiamola con la storia che non ci sono soldi da spendere.
I soldi ci sono, ma vengono destinati ad altro: come le spese militari, ad esempio.
Dobbiamo cominciare a destinare i soldi pubblici per le cose veramente importanti ed urgenti, come la messa in sicurezza dei posti di lavoro, di tutte le scuole di ogni ordine e grado, del territorio, dei borghi e di tutte le strutture private e pubbliche.
Non possiamo più rimandare.