Le immagini si sono rincorse negli ultimi giorni su social e stampa. Di spiaggia in spiaggia, di piazza in piazza, una rete popolare si è spontaneamente messa in moto. Da Policoro a Catania, passando per Soverato e le regioni del Sud Italia, quello che doveva essere il bagno di folla, momento di aperta campagna elettorale dopo l’annunciata crisi di governo, si sta rivelando un boomerang per Matteo Salvini.
La creatività e la determinazione popolare si sono fatte sentire, con ogni mezzo necessario, stavolta è il caso di dirlo. Campagne social diventate virali – sono migliaia le persone che hanno inviato la propria foto annunciando l’opposizione al comizio di Salvini a Soverato – e gavettoni, Superliquidator e flash mob nell’acqua, decine di striscioni che rispuntano dalle abitazioni, microfoni e cavi staccati compresi…
A Catania un presidio improvvisato di centinaia di persone ha costretto il vicepremier a scappare, niente comizio in piazza, nessun plebiscito, ma una conferenza stampa asserragliato nel palazzo comunale.
In quelle piazze noi c’eravamo.
Fanno sinceramente sorridere i tentativi del Movimento 5 Stelle di mettere il cappello alle piazze e alle contestazioni di questi giorni. Sono davvero gli stessi che hanno promesso redistribuzione della ricchezza, integrità e onestà, tutela ambientale, e poi hanno governato per un anno con un compare a favore della FLAT TAX, con sottosegretari indagati per mafia nell’eolico, a favore di TAV e di grandi e dannose opere inutili? Sono gli stessi che hanno votato il decreto sicurezza bis, che fa pendere una scure sulla testa di attivisti e militanti che scendono in strada? Sono loro quelli che in queste ore aprono al governo col PD renziano?
Chi in questi giorni è stato protagonista delle proteste contro la Lega non ha la memoria dei pesci rossi. E ha lanciato un segnale forte e chiaro, che colpisce anche il Movimento 5 Stelle: il Sud non è il vostro bacino di voti e false promesse. Non ci aspettiamo nulla da chi ha offeso e denigrato, da chi ha contribuito a impoverire e devastare i nostri territori, da chi non ha mosso un dito davanti all’assenza di politiche redistributive, di tutele per i lavoratori, di investimenti, di trasferimenti ai comuni che in particolare al Sud soffrono l’impossibilità di progettare interventi di risanamento, con gli accordi tra imprese del nord e mafie locali per lo sversamento di rifiuti tossici; con l’ulteriore deregolamentazione degli appalti promessa da Salvini; con l’autonomia differenziata, che avrebbe un effetto disastroso per la nostra terra, costringendo milioni di persone a emigrare all’estero o al Nord; con la scomparsa del problema dell’emigrazione dal dibattito politico, in luogo di una inesistente “invasione”. Non abbiamo bisogno di propaganda, abbiamo bisogno di diritti, di giustizia sociale, di lotta senza quartiere alle mafie.
In quelle piazze c’eravamo, ci saremo in quelle che verranno nei prossimi giorni. A partire dalla giornata di Ferragosto in Campania.
Il perché lo scrivevamo qualche giorno fa. Non ha senso disperarsi per questa crisi di governo e cercare soluzioni immediate ed efficaci in rimpastoni, accordi sottobanco, larghissime intese…
Cosa ha sempre dimostrato di funzionare per arginare derive antidemocratiche, avanzate padronali, spettri della reazione? L’avanzata delle lotte, la crescita di mobilitazione.
Noi non siamo soggetti passivi, non è vero che abbiamo come unica possibilità quella di appoggiare o farsi assorbire in una delle tre grandi forze neoliberiste esistenti. Non è vero che fuori da questo quadro nulla è possibile. I giovani, i cittadini, le lavoratrici e i lavoratori hanno un potere enorme: quello di tirar fuori dalla Storia ciò che non vive ancora, ma potrebbe essere costruito. E lo si può fare solo impegnandosi in prima persona, occupando le strade, facendo crescer i luoghi della collettività, facendosi sentire.