Negli Stati Uniti il risveglio del primo giorno post-elezioni di medio termine restituisce un quadro politico che marca un forte rinnovamento di proposte e persone, un cambiamento importante che segna una decisa inversione di tendenza rispetto al 2016, ma che costringe il partito d’opposizione a Trump ad uno strutturale riposizionamento.
In un Paese in cui la precarietà di accesso ai servizi di welfare è la norma per milioni di cittadini, l’accesso al voto è complesso e ostacolato da politiche predatorie e discriminatorie (mentre scriviamo in Georgia si continuano a contare i voti di Stacey Abrams dopo ritardi e violazioni). Negli Stati Uniti la popolazione carceraria, circa 2,3 milioni di persone, non ha diritto al voto e l’interdizione all’esercizio del voto ai danni delle comunità più marginalizzate è ancora una delle strategie vincenti del Partito Repubblicano. Con sensibile coraggio politico, alcuni dei candidati, ma soprattutto delle candidate alle elezioni di medio-termine americano hanno saputo mettere al centro queste e molte altre questioni – in Massachusetts la vittoria di Ayanna Pressley ha battuto Michael Capuano dopo dieci anni di mandato ininterrotto, diventando la prima women of color eletta dello stato blu al congresso americano; in Florida, per la prima volta nella storia quest’anno è stato garantito ad oltre un milione di persone che avevano perso il diritto al voto per precedenti penali, la possibilità di partecipare e ancora, in Texas Beto O’Rourke ha dimostrato come persino la sola corsa alle elezioni possa essere un esercizio collettivo, comunitario.
Nonostante molta della stampa americana e internazionale abbia scritto di queste elezioni come di un referendum su Trump, sappiamo bene che il risultato sia molto più complesso; i Repubblicani hanno ottenuto il Senato, quello stesso Senato in cui appena poche settimana fa donne come Susan Collins hanno eletto alla Corte Suprema un uomo accusato di molestie sessuali. E in California, il paradiso della diseguaglianza sociale made in US, la prop 10 per garantire il controllo sul prezzo degli affitti per i ceti meno abbienti non ha raggiunto il consenso elettorale necessario.
Il voto americano è dunque composito, frammentato e complesso come il paese che lo rappresenta. Tuttavia, la lettura del dato statistico – circa il 50% degli aventi diritto al voto ha partecipato a queste elezioni – è che negli Stati Uniti sta crescendo la voglia di partecipare, di spingere la propria rappresentanza elettorale nella direzione di una maggiore sicurezza per le donne, per i lavoratori, per i nativi americani, per gli immigrati, ma soprattutto verso un rinnovamento ed una riforma della classe politica.
Sono più di cento le donne elette alla camera, un dato storico, ma non ancora sufficiente a dichiarare la vittoria di un movimento nato appena due anni fa e che nei prossimi due anni avrà bisogno di irrobustirsi, rinnovarsi e di una maggior partecipazione. Quello stesso movimento ha spinto attraverso il voto il partito democratico a mettersi in discussione, a spostarsi verso una sinistra che qui prende i connotati di una opposizione all’ideologia liberale (per prima interna alle logiche del suo stesso partito), ma anche di un’attenzione alle politiche del lavoro, a quelle della diseguaglianza sociale, ad un’inversione di rotta nella politica estera e alla denuncia della violenza di genere in tutte le strutture del sistema capitalistico americano. Per questo è importante indicare i nomi di chi entrerà in Congresso quest’anno, come viva testimonianza di un cambiamento che si sta costruendo, di una identità politica e di un modo di fare politica con la quale ci sentiamo di stare e con la quale bisognerà confrontarsi.
– Alexandria Ocasio-Cortez: 29 anni, latina, più giovane donna eletta al Congresso
– Ilhan Omar: prima deputata somalo-americana
– Ayanna Pressley: prima deputata nera (Massachusetts)
– Jahana Hayes: prima deputata nera (Connecticut)
– Rashida Tlaib: prima deputata islamica
– Sharice Davids e Deb Haaland: prime native americane elette al Congresso
– Veronica Escobar and Sylvia Garcia: prime deputate latine elette in Texas
– Letitia James: prima donna di colore a ricoprire il ruolo di Attorney General (alto funzionario, con compiti di consulenza giuridica al governo)