Quanto sta succedendo in questi giorni al Limoncino ha dell’incredibile per un qualsiasi Stato di diritto. Parliamo di Poteri che sono entrati in conflitto tra loro, il tutto a discapito degli interessi dei cittadini che vorrebbero salvaguardare il loro territorio, la loro salute e l’ambiente, contro privati e Politica che invece curano e proteggono i loro affari, chi per guadagno, chi per paura o incapacità di agire. Nel mezzo anche un Potere Giudiziario spernacchiato dal Potere Esecutivo. E come se non bastasse, privati con in passato odore di contiguità a realtà mafiose che però transitano indisturbati davanti alla compiacenza delle forze dell’ordine dello Stato e del Sindaco nonostante sentenze che lo impedirebbero.
Questo sopra è solo un breve riassunto di cosa sta accadendo a Livorno, nella zona del Limoncino. Le vicende di questa estate invece le potete leggere qui.
In questi giorni l’unica novità che ha portato qualche cambiamento alla vicenda, è stato il respingimento del ricorso del Comune contro la sentenza di autorizzazione a conferire da parte di Livrea nel Lotto 1. La sentenza, come avevamo previsto, ha detto che il Comune non era titolato a ricorrere, ma avrebbe dovuto farlo la Regione a guida Partito Democratico, ma il dirigente regionale Edo Bernini (indagato dalla Direzione Antimafia per abuso d’ufficio nella vicenda dei traffici di rifiuti conciari a Santa Croce e smaltimenti illegali) e l’amministrazione regionale, non vollero opporsi.
Ma quello che non è cambiato, è il contenuto di altre sentenze, che seppur non definitive, sono al momento esecutive: e cioè il fatto che in primo grado è stato stabilito che non c’è diritto di servitù sulla strada per i mezzi della discarica e i camion, e una sentenza di secondo grado che stabilisce che la strada del limoncino è privata. E quindi come mai ogni mattina, nonostante sentenze già chiare, le forze dell’ordine presenti in gran quantità (Guardia di Finanza, Polizia, Digos, Carabinieri e Vigili Urbani), non intervengono per far rispettare queste sentenze?
Come se non bastasse, nei giorni scorsi i proprietari della discarica hanno chiamato una ditta per far tagliare tutti gli alberi e l’erba della strada privata, senza alcuna autorizzazione, e sempre sotto gli occhi delle immobili forze dell’ordine. Anzi hanno detto che sono stati autorizzati dal sindaco! E per provocazione si sono messi a tagliare loro in prima persona schernendo e provocando i residenti.
Come se non bastasse, stamani sono passati i camion della ditta Pigliacelli che sono andati a scaricare materiale in discarica. Il fatto che su Pigliacelli l’anno scorso fosse stata emessa un’interdittiva antimafia dalla Prefettura di Frosinone per un deposito incontrollato di rifiuti speciali, a noi non fa stare assolutamente tranquilli, anche se revocata a fine maggio 2021. Il provvedimento del Prefetto Portelli nasceva da indagini che avevano evidenziato il legame tra la famiglia Pigliacelli e la criminalità organizzata dei Casalesi, in particolare le famiglie Caturano, Di Nuzzo e Ventrone.
Vi è inoltre un altro precedente che preoccupa, avvenuto nel 2017 e riguardante proprio una discarica e la ditta Pigliacelli. Riguardo la discarica romana di Colleferro ci sono state diverse richieste di rinvio a giudizio da parte dell’antimafia romana, per smaltimento abusivo di rifiuti, tra i quali proprio Ezio Pigliacelli..
Insomma questa vicenda puzza molto, fa schifo vedere i cittadini a difesa del territorio e dell’ambiente, sventolare sentenze a loro favore, e le forze dell’ordine e del Comune che invece lasciano infrangere la legge ai soliti imprenditori potenti e prepotenti che si aggirano con motoseghe in strade private a tagliare alberi dei residenti perché non lasciano passare i camion pieni dei loro lucrosi rifiuti, che neanche potrebbero transitare.
Da parte nostra, agiremo in tutti i modi possibili e necessari affinchè il territorio livornese venga tutelato perché la salute pubblica viene prima di tutto, e se le forze dell’ordine si rifiutano di far eseguire sentenze, lasciando scorazzare camion su strade a loro interdette, ci penserà la collettività.